Un’intervista, poi due a squarciare un velo, quello della violenza nel mondo dello sport. A denunciarlo è stata prima Nina Corradini poi, spinta dal coraggio della sua ex collega, ha dato la sua versione dei fatti anche Anna Basta. Una terza atleta, Giulia Galtarossa, si è aggiunta dopo, il motivo è sempre lo stesso: le pressioni psicologiche che anche la campionessa mondiale ha ricevuto dallo staff della Nazionale azzurra, nell’Accademia di Desio.
Sui fatti sta indagando la procura di Brescia, ma il caso ha assunto anche una rilevanza nazionale con il neo ministro dello Sport, Andrea Abodi, che dopo una tavola rotonda con il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e quello della Federginnastica, Gherardo Tecchi, ha spiegato come nessuna medaglia riuscirà a coprire comportamenti non giusti.
Le farfalle devono essere leggere, per volare. La loro struttura alare, che va dall’1,6 centimetri delle più comuni ai quasi di 30 della regina Alessandra, infatti, non permette loro di essere “grasse” (passateci il termine). La stessa cosa vale per le Farfalle, stavolta maiuscolo, della ginnastica ritmica, ovvero la Nazionale azzurra che fa capo alla Federazione Ginnastica d’Italia e che, nei periodi invernali, si allena all’Accademia di Desio, un comune in provincia di Monza e Brianza.
Da lì, arrivano le storie di Nina Corradini, di Anna Basta, e anche di Giulia Galtarossa, tutte ex atlete che hanno avuto il coraggio di denunciare anni di violenza psicologica da parte di istruttrici che, come insetti, le volevano magre, magrissime. La prima ad aprire il vaso di Pandora di quello che succedeva (e forse succede ancora) nel centro federale azzurro è stata la romana che, dalle pagine di Repubblica, ha raccontato la sua esperienza fatta di rinuncia al cibo, lassativi, bilance e una voglia di lasciare quello che era il suo sogno, un tempo, e poi è diventato un incubo.
C’è voluto coraggio per andarsene, ma anche consapevolezza di quello che lentamente le stava divorando. Basta, per esempio, bolognese, è andata via prima di Corradini – che ha mollato a giugno del 2021. Era il 2020 e dopo anni passati a dover tenere conto di un biscotto in più, parlando anche con i genitori, ha deciso di abbandonare la Nazionale, anche perché, ha detto anche lei al quotidiano, per due volte ha anche tentato il suicidio. Ai piani alti, poi, aveva già denunciato gli atteggiamenti violenti di chi controllava il variare del suo peso, solo ora, però, qualcosa sembra muoversi, anche per le future generazioni.
Se, infatti, in un primo momento la testimonianza della romana diciannovenne (all’epoca dei fatti ancora minorenne) non è bastata a rendersi conto del problema, con il sommarsi delle voci delle sue ex colleghe – anche quella della padovana a cui addirittura era stato promesso che nel 2012 sarebbe volata (in tutti i sensi) alle Olimpiadi di Londra e che poi non è andata perché aveva 2-3 chili in più – sia da Brescia, con il sostituto procuratore Alessio Bernardi che ha iniziato a indagare sulle presunte molestie, sia dal governo e dal mondo dello sport in generale.
Per primi sono intervenuti quelli della Federginnastica che, tramite un comunicato, avevano fatto sapere di non tollerare alcuna forma di abuso. “Lo sport – avevano continuato -, con la ginnastica in primis, è rispetto della persona, celebrazione del talento e del benessere. Sono state date disposizioni perché siano immediatamente informati la Procura Federale e il Safeguarding Officer per gli accertamenti e le azioni di rispettiva competenza. Su questi profili la Federazione è impegnata a migliorare sia l’informazione che la prevenzione“. Poi c’è stato un incontro, oggi, tra il ministro dello Sport, Andrea Abodi, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e quello della federazione in questione, Gherardo Tecchi.
E quindi arriviamo, appunto, al presente, e a quello che potrebbe succedere da domani in poi. Il primo a parlare in conferenza stampa dopo la riunione, è stato Abodi, molto netto nel condannare atteggiamenti lesivi delle persone, e in questo caso delle atlete. “Tutto quello che emerge andrà valutato e verificato in modo veloce e trasparente“, ha iniziato il neo ministro dell’esecutivo di Giorgia Meloni. “Non entro nel merito tecnico, ma la linea del rigore e quella dello sconfinamento è una linea sottile. La dimensione del fenomeno sportivo è importante, ma a me basta un caso che non va ed è come se fossero centomila“, ha precisato poi.
“Le medaglie sono un fattore di orgoglio nazionale ma non ci sarà mai nessuna medaglia che coprirà comportamenti non giusti. Ognuno nel suo ruolo sia garante. Non è questo il caso, ci auguriamo di no. Non siamo predicatori di valori ma siamo garanti“, ha concluso Abodi prima di passare la palla a Malagò. Il numero uno del Coni ha spiegato come la ginnastica ritmica, che conta centinaia di migliaia di tesserati, è un fiore all’occhiello dello sport azzurro, per cui è giusto fare chiarezza anche perché “la salvaguardia degli atleti è al primo posto. Ma il movimento è sano, serio e rispettoso delle regole“.
Il presidente ha proseguito dicendo di aver sentito la commissaria tecnica Emanuela Maccarini, considerata una persona bella e seria, e spiegando come si farà luce sulla vicenda anche grazie al progetto, Safeguarding Officer, voluto dal numero uno della federazione che, a sua volta, ha detto che crede in quello che le ragazze hanno raccontato e che vuole che “queste cose siano sistemate e che l’ambiente sia più lindo e trasparente possibile” perché non si possono permettere certe cose, dal momento che “ne va della credibilità della federazione“.
“Il nostro è uno sport giovanissimo, la maggior parte dei tesserati è sotto i 18 anni e dobbiamo avere un’attenzione particolare – ha concluso Tecchi -. Prima di tutto viene l’atleta e noi abbiamo il massimo rispetto degli atleti. Questa storia sarà valutata dagli organi competenti in modo attento e particolare“.
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