Dopo che i tre consiglieri regionali della Lombardia sono usciti dalla Lega, anche con il benestare di Matteo Salvini, che ha ratificato l’espulsione dal suo partito, la situazione dalle parte di via Bellerio non è delle migliori. Da una parte c’è Luca Zaia, che tende di calmare gli animi e lancia appelli per continuare compatti, dall’altra c’è Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, che invece vorrebbe candidarsi alle prossime elezioni con una lista sua.
Niente di personale, ha spiegato in un’intervista alla Stampa, piuttosto un modo per allargare i consensi in una regione che potrebbe anche confermare l’ex deputato per il secondo mandato. E poi c’è Umberto Bossi, che non ha appoggiato la scelta dei tre consiglieri lombardi di formare la corrente del Comitato del Nord.
Mentre i sondaggi iniziano a sorridere a Matteo Salvini – non quanto a Giorgia Meloni, è vero -, la Lega, di cui è segretario il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, comincia a perdere pezzi. I tre consiglieri della regione Lombardia, per esempio, che ieri hanno deciso di voltare le spalle, più o meno, al Capitano e formare una nuova corrente, quella del Comitato del Nord, la figura su cui sta lavorando Umberto Bossi, ma da dentro il partito di via Bellerio che lui stesso ha fondato più di trent’anni fa.
Di acqua sotto i ponti, da quel lontano 1989, ne è passata parecchio, e l’accreditamento, a livello nazionale, si deve soprattutto all’ex titolare del Viminale, che ha slegato la compagine dalle istanze secessioniste del Nord per renderla più nazional popolare. Quelle richieste, però, non sono mai passate di moda, soprattutto ora che si sta finalmente (per loro) iniziando a parlare di autonomia, al cui disegno di revisione costituzionale sta lavorando Roberto Calderoli, uno dei leghisti della prima ora e ministro degli Affari regionali del governo della prima presidentessa del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana.
I tre consiglieri, che non sono stati appoggiati neanche dal senatur, che invece è per la compattezza, sono stati espulsi da Salvini dal Carroccio che ha ribadito, anche a margine di un evento, che “chi sceglie di uscire da un movimento è libero di farlo, ma fa una scelta“. Della serie: non si torna indietro, neanche se è Bossi a chiederlo.
Dalla parte del Capitano (più o meno) si è schierata anche Luca Zaia. Il governatore del Veneto è uno degli uomini popolari, al momento, nella Lega, forte del seguito nella sua regione, ma visto anche come il futuro di un partito che, fino a qualche tempo fa, era schiacciato dagli alleati, soprattutto da Fratelli d’Italia, nelle sue roccaforti; Zaia, però, fa parte anche di quella corrente del Carroccio più legata agli inizi. Insomma, è un ponte convincente e anche dalle visioni progressiste, sui diritti Lgbtqi+, sui migranti.
Intervistato da Agorà, il presidente veneto ha spiegato che in casa loro si è stabili e che ci saranno le stagioni congressuali. “Quello che è accaduto in Lombardia a me fa piacere, che Bossi e quelli che hanno istituito il Comitato del Nord abbiano preso le distanze. Una cosa è la discussione, il confronto, un’altra roba un soggetto politico alternativo, che è insostenibile“, ha detto ancora.
Ma i malesseri, i mal di pancia non passano di certo con delle dichiarazioni pubbliche, specie perché ogni giorno, a livello territoriale, hanno scritto in una nota dal Comitato del Nord, “i militanti, i sindaci e gli eletti hanno bisogno, almeno in Lombardia, di una gestione chiara, presente e di risposte politiche invece che giocare a nascondino“.
Poi c’è Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, che a maggio vedrà scadere il suo primo mandato nella regione e che vorrebbe proseguire il cammino virtuoso che finora ha portato avanti. I suoi rapporti, così come quelli di Zaia, con Salvini sono cordiali, ma parlare di amare è decisamente eccessivo.
Non è, però, per quello che sta pensando di presentare una sua lista, così come ha fatto il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali del quarto governo di Silvio Berlusconi, per le regionali del 2023. “Stiamo vedendo che molti cittadini, che non si riconoscono nei partiti nazionali del centrodestra, e che magari guardano anche ad altre parti politiche, apprezzano l’azione amministrativa che abbiamo svolto. Non è un’operazione per recuperare consenso ma per allargarlo“, ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome spiegando che sarà utile alla coalizione “per offrire agli elettori un’alternativa che non sia dentro i binari nazionali“.
Non è uno strappo, però, anzi, perché come il suo collega anche Fedriga ha ribadito l’importanza di rimanere uniti, e rimarrebbe comunque il candidato dell’intera coalizione che ha la maggioranza in Parlamento.
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