È appena iniziata la quarta chiama per l’elezione del presidente della Camera. Dopo quello che è successo ieri al Senato, con i voti dell’opposizione dati a Ignazio La Russa, che ha centrato l’elezione al primo scrutinio al Senato, il Partito democratico, il MoVimento 5 stelle e il terzo polo hanno scelto un candidato loro al posto di quello che invece voterà la maggioranza.
Non una scelta univoca per le tre forze di opposizione, quindi, ancora scottate da quanto accaduto nell’aula di Palazzo Madama, ma sintomatica della divisione che ci sarà in questa diciannovesima legislatura.
Con Lorenzo Fontana che, verosimilmente, verrà eletto come presidente della Camera già alla prima votazione di oggi, iniziata alle 10:30 – lo ha assicurato anche la premier in pectore, Giorgia Meloni, prima dell’inizio della chiama -, le tre forze di opposizione, per evitare il fenomeno dei cosiddetti franchi tiratori come già successo ieri con l’elezione di Ignazio La Russa come presidente del Senato, hanno indicato ai propri deputati il nome che dovranno scrivere nell’urna di Montecitorio.
Per quanto riguarda il Partito democratico, si è scelto di convogliare il voto su Maria Cecilia Guerra, deputata eletta nel collegio plurinominale del Piemonte e già in passato sottosegretaria del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali nel governo di Mario Monti, viceministra nello stesso dicastero, con delega per le Pari opportunità nell’esecutivo del segretario Enrico Letta, e poi sottosegretaria al ministero dell’Economia e delle finanze nei governi Conte 2 e Draghi.
Il MoVimento 5 stelle, come ha annunciato il presidente Giuseppe Conte, convergerà su Federico Cafiero De Raho, già Procuratore nazionale antimafia ed eletto per la prima volta alla Camera nel collegio plurinominale dell’Emilia Romagna e della Calabria proprio tra le file dei pentastellati.
Quanto al terzo polo, ovvero Azione e Italia Viva, il voto dovrebbe andare a Matteo Richetti, ex Pd ora presidente del partito di Carlo Calenda, che qualche giorno prima delle elezioni del 25 settembre è stato coinvolto in una vicenda poco chiara fatta di accuse e controaccuse per molestie sessuali.
Maria Elena Boschi, già ministra per le Riforme costituzionali e i Rapporti con il Parlamento nel governo di Matteo Renzi e sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nell’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni, ora capogruppo alla Camera per Italia Viva, al suo arrivo a Montecitorio ha detto che dal terzo polo hanno proposto un accordo “su un unico nome alla Camera“, ma “non c’è stato nessun confronto con Pd e M5S, che non hanno dato segni di vita“.
Insomma, se le cose non vanno benissimo nella maggioranza di governo, con i continui mal di pancia di Forza Italia che pretende dei ministeri importanti, soprattutto vorrebbe che Licia Ronzulli, fedelissima di Silvio Berlusconi, come parte integrante della squadra dell’esecutivo della leader di Fratelli d’Italia, anche dai banchi dell’opposizione la situazione non è migliore. E con lo spettro delle regionali del Lazio che si avvicina.
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