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Cosa vuole fare, davvero, Matteo Renzi? Cosa ha in mente per il futuro suo e del Pd? Di certo non resterà a guardare e proverà a riprendersi la segreteria del partito a cui, per ora, rinuncerà. All’assemblea di domenica, infatti, sono scontate le dimissioni. Un passo scontato per ricominciare da zero e magari, a lungo termine, riconquistare leadership e credibilità perduta.
La batosta del referendum, dall’ex premier più volte riconosciuta, rende infatti inevitabile il suo passo indietro, anche se momentaneo. Morire per resuscitare. Cadere per rialzarsi. Proviamo a capire qual è la strategia di Renzi, in vista dell’imminente congresso del Pd e delle elezioni, della probabile scissione e del reggente a cui vorrebbe affidare la segreteria per evitarla.
La data delle elezioni
Il primo nodo da sciogliere riguarda, appunto, la data in cui gli italiani torneranno alle urne. Giugno o settembre? «Il voto e il congresso sono due concetti totalmente divisi, e aggiungo che non sono più il presidente del Consiglio, non faccio parte del governo e del parlamento. La data delle elezioni non la decido io, la discussione sarà fatta da chi ha responsabilità istituzionale», ha chiarito durante la direzione nazionale del 13 febbraio.
Sembra ormai scontato che, con il congresso del partito in primavera, le elezioni saranno rimandate in autunno. E qua, come raccontano Fatto Quotidiano e Repubblica, Renzi avrebbe già in mente la strategia per non soccombere al Movimento 5 Stelle. A fine settembre, infatti, i parlamentari matureranno i vitalizi. Tema che può essere utilizzato dai 5 Stelle in campagna elettorale, in funzione anti-casta, ma Renzi avrebbe già in mente come prevenire. Spingere il Governo Gentiloni a far approvare la legge scritta da Matteo Richetti che prevede il taglio ai vitalizi, anche retroattivo. Per dimostrare che lui la casta non la difende.
Orfini reggente per evitare la scissione?
Renzi proverà a evitare la scissione, anche se questa appare ormai inevitabile, con Bersani, Speranza, Emiliano, Rossi e altri delle minoranze pronti a preparare le valigie. Per evitare la scissione, Renzi starebbe pensando di dimettersi domenica e affidare il partito a un reggente: Matteo Orfini, capo della corrente dei Giovani Turchi, che potrebbe convincere gli scissionisti a restare. Orfini farebbe da traghettatore fino al congresso e alle prossime primarie di aprile o, più probabilmente, maggio. L’alternativa potrebbe essere il ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Tattiche di cui Renzi avrebbe parlato in un incontro al Nazareno con Maria Elena Boschi e i ministri Dario Franceschini e Luca Lotti. Mentre sabato è in programma l’incontro tra gli anti-renziani, organizzato dal governatore della Toscana e candidato alla segreteria nazionale Enrico Rossi. Incontro che potrebbe, chissà, ufficializzare la scissione sbaragliando i piani di Renzi.
E se Renzi in realtà…
C’è però anche un’altra teoria, un po’ maligna, di Dagospia: «Renzi vuole far slittare il congresso a dopo le amministrative, così non sarà lui il segretario che dovrà mettere la faccia sulla probabile sconfitta, per poi ripresentarsi come salvatore della patria». La previsione, secondo «una strana voce che gira dalle parti del Nazareno», è che Renzi voglia allungare «i tempi del congresso, per far finta di accogliere le richieste della minoranza», facendolo slittare a dopo le elezioni amministrative. In questo modo «non sarà Matteuccio ad accollarsi le responsabilità dell’attesa e prevista debacle elettorale del Pd», facendo ricadere «le colpe dell’insuccesso sul segretario-ponte che guiderà il partito durante la campagna elettorale».
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