Julia Ituma, atleta di soli 18 anni di volley, si è suicidata: durante la notte si è buttata dal sesto piano dell’albergo in cui alloggiava a Istanbul. Ma cos’è successo nelle ore precedenti? Il filmato dell’hotel lo ha mostrato.
Julia Ituma era una ragazza di soli 18 anni (ne avrebbe compiuto 19 ad ottobre), aveva già una carriera spianata nel mondo del volley, che stava coltivando fin da quando era piccolissima, da quasi un anno militava già in A1, segno che il suo talento era stato riconosciuto. Eppure qualcosa l’ha spinta a compiere un gesto estremo: durante la notte, dopo aver disputato la sua ultima gara, si è buttata dal sesto piano dell’albergo in cui alloggiava a Istanbul. Cos’è accaduto nelle ore precedenti?
Cos’è successo davvero a Julia Ituma? Questa è una domanda che fin da questa mattina attanaglia le menti di tantissime persone. Sappiamo che è morta, buttandosi dal sesto piano dell’albergo in cui dormiva, ma perché? Cos’è successo nelle ore precedenti alla sua morte? Prima di rispondere a queste domande, merita una parentesi la vita di questa ragazza di soli 18 anni.
Julia era nata l’8 ottobre 2004 a Milano (quindi tra meno di sei mesi avrebbe compiuto 19 anni), da genitori nigeriani. Il suo fisico statuario – era alta 192 centimetri – l’avevano spinta a scegliere la carriera sportiva quando era solo una bambina. Aveva scelto il basket all’inizio, ma poi si era spostata sul volley e aveva capito che sarebbe stato quello lo sport giusto per lei.
Le sue qualità – fisiche e atletiche – le hanno permesso di arrivare a ottimi livelli a soli 18 anni. Dopo aver giocato in A2 per diverso tempo (nel Club Italia precisamente), neanche un anno fa, alla soglia della maggiore età, era passata in A1. Nell’estate del 2022, infatti, ebbe inizio la sua carriera nell’Igor Gorgonzola Novara (quella in cui, per intenderci, dal 2017 al 2019 aveva giocato anche Paola Enogu).
Parlando di risultati, ha vinto gli europei Under 19 meno di un anno fa indossando la maglia azzurra, mentre l’anno prima era arrivata, con la nazionale Under 18, seconda ai mondiali. Tutto questo a soli 18 anni, ricordiamolo sempre. Del resto, le sue qualità erano chiare a tutti: le sue ottime doti al salto e in battuta le avevano permesso di diventare opposto, vice di Ebrar Karakurt.
Negli ultimi giorni, però, sembrava che qualcosa per lei si stesse muovendo (non esattamente nel verso giusto): circolavano, infatti, con insistenza voci secondo cui sarebbe dovuta passare a breve in un altro club, meno blasonato però. La sua squadra, a quanto pare, non voleva estrometterla per sempre: voleva semplicemente farle fare un’esperienza da titolare, per poi permetterle di tornare in nazionale con maggiori qualità.
Arriviamo a ieri. Poche ore prima del tragico evento Julia gioca la sua ultima gara, la semifinale di ritorno di Champions League con l’Eczacibasi Dynavit Istanbul nel Burhan Felek Sports Hall: mette a segno due punti in quella partita, che nessuno sapeva che avrebbe chiuso per sempre la sua carriera. Eppure questo non basta, perché la sua squadra, alla fine, perde 3-0.
Cala poi il buio sul Volley Hotel, la struttura di Istanbul dove alloggiava Julia: le telecamere hanno mostrato le ultime ore della sua vita, cercando di fare chiarezza.
Le telecamere del Volley Hotel, la struttura di Istanbul dove alloggiava Julia Ituma con la sua squadra, hanno ripreso le ultime ore della sua vita. Spoiler: c’è qualcosa di strano, ma questo potevamo immaginarlo, dato l’epilogo tragico.
Sono le 22:30. La giocatrice passeggia tra i corridoi dell’albergo. Cammina completamente sola, a passo lento. Sta chiaramente pensando a qualcosa, il suo sguardo è perso: non sapremo mai a cosa, ma sappiamo cos’è accaduto nel frattempo. Julia ad un tratto si accovaccia a terra, appoggia la testa tra le gambe e resta così per un po’. Poi si alza, sgranchisce le gambe, facendo una sorta di stretching (quasi come se un arto si fosse addormentato) ed entra nella sua camera. Prima, però, un ultimo sguardo al cellulare. Sono le 23:50, sta per scoccare la mezzanotte e da allora della Ituma si perdono completamente le tracce.
Sappiamo, però, parte di quello che è accaduto dopo grazie ai racconti di Lucia Varela, la sua compagna di stanza, che ha dichiarato: “Quando è venuta in camera abbiamo chiacchierato fino all’una e mezza circa. Poi sono andata a letto e mi sono addormentata e quindi non so cosa sia successo dopo. Il personale dell’hotel mi ha chiamato verso le 5. È così che ho saputo che era caduta dalla finestra, perché non mi ero accorta di nulla”.
In effetti quello è l’orario in cui il corpo di Julia è stato rinvenuto da alcuni dipendenti dell’albergo in cui alloggiava, che sono usciti a vedere cosa fosse successo incuriositi da un paio di scarpe a terra. Possibile che nessuno abbia sentito il botto (che nel caso di un suicidio è molto forte)? Evidentemente, però, così è stato.
Fatto sta che la polizia turca ha scoperto che Julia prima di compiere il suo ultimo gesto estremo aveva usato per moltissimo tempo il cellulare. Con chi aveva parlato e di cosa? Per adesso almeno non ci è dato saperlo. Quello che è certo è che è stata disposta l’autopsia, che chiarirà le cause della sua morte.
Nel frattempo è stato interrogato il suo agente, Donato Saltini, che ha affermato: “Ora sto aiutando la madre di Julia in partenza per la Turchia. Non so nulla di quanto accaduto. Non so se sia stato un gesto volontario, ma non credo possa riguardare una delusione sportiva. Julia a Novara si trovava bene ed era felice dello spazio che le veniva dato: stava imparando e stava crescendo molto”.
Cosa ha spinto una ragazza di neanche 19 anni a compiere questo gesto così tragico? C’è un nesso con lo sport? Davvero non aveva mai mostrato segni di disagio prima? C’entrano, invece, vicende personali? Forse il suo cellulare ci dirà di più, ma nulla potrà riportarla in vita.
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