In cosa consiste l’effetto rebound dei farmaci, quali sono i sintomi associati e la durata di tale fenomeno di rimbalzo.
Che ci crediate o no, alcuni dei farmaci che si usano regolarmente potrebbero causare una sorta di boomerang dei nostri sintomi, facendoli tornare (forse anche più forti) dopo l’uso prolungato di psicofarmaci o quando si smette di prenderli. Questo fenomeno è spesso indicato come fenomeno di rimbalzo (in inglese, rebound effect) e può verificarsi anche con antidolorifici, decongestionanti, spray nasali, colliri sbiancanti e inibitori della pompa protonica. Ecco cosa c’è dietro questo fenomeno, come proteggersi dallo stesso e cosa fare se iniziano ad emergere i primi sintomi.
L’uso di analgesici combinati, farmaci antinfiammatori non steroidei, oppioidi, triptani o altri farmaci acuti per il mal di testa due o più giorni alla settimana – per un periodo prolungato – può portare al cosiddetto fenomeno di rimbalzo o rebound effect; in tali condizioni, questi farmaci possono indurre mal di testa più frequenti perché il cervello si è era abituato alla presenza del farmaco.
Uno studio del 2010 condotto a Monaco, in Germania , ha rilevato che la metà dei pazienti con emicrania cronica soffriva di mal di testa da uso eccessivo di farmaci .
Se si soffre di rimbalzo o frequenti mal di testa, bisogna disintossicarsi dai farmaci sotto la supervisione del proprio medico, al fine di individuare un trattamento preventivo quotidiano.
Affidarsi, inoltre, a una varietà di colliri per più di tre giorni consecutivi può scatenare una reazione agli occhi che diventano rossi. Poiché questi farmaci causano la costrizione dei vasi sanguigni al fine di rimuovere il rossore, i sintomi possono aumentare con l’uso prolungato di queste gocce.
Fondamentalmente, gli occhi possono sviluppare una dipendenza dagli ingredienti attivi per evitare che i sintomi ritornino mentre le gocce svaniscono. Il fenomeno di rimbalzo potrà durare 3-4 giorni.
Se usi uno spray nasale decongestionante per più di quattro giorni consecutivi, possono emergere diversi sintomi una volta interrotto l’uso del farmaco. Il motivo è il seguente: quando stimoliamo i recettori nei passaggi nasali con la medicina, i vasi sanguigni si restringono e lo stesso accade ai tessuti gonfi.
Più a lungo usiamo lo spray, però, meno i vasi sanguigni rispondono al farmaco, quindi la congestione si ripresenta e si ha bisogno di più farmaco per ottenere l’effetto precedente.
Se si assumo inibitori della pompa protonica per bruciore di stomaco cronico o malattia da reflusso gastroesofageo e, improvvisamente, si smette di prenderli, potremmo andare incontro ai sintomi di rimbalzo.
Ciò accade, in quanto tali farmaci riducono la quantità di acido gastrico prodotto dalle ghiandole che rivestono la parete dello stomaco. Si ipotizza che quando le persone smettono di assumere tali medicine, il corpo aumenta la produzione di gastrina, un ormone che stimola le cellule dello stomaco ad avviare la produzione di acido che aumenta, appunto, i sintomi.
Per quello che riguarda gli psicofarmaci, invece, tra i sintomi dell’effetto rebound troviamo ansia, insonnia, panico che si manifestano dopo 36-96 ore dalla riduzione o dalla sospensione della terapia farmacologica. Pertanto, il corpo va in astinenza e attraversa una fase depressiva peggiore di quella precedente all’assunzione delle medicine.
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