Sono ore di ansia, di notizie e anche di pensieri quelle in cui Silvio Berlusconi è ricoverato all’Ospedale San Raffaele di Milano, in terapia intensiva, a causa di una polmonite. Il quadro, però, è più grave perché il quattro volte Presidente del Consiglio soffre di leucemia e più precisamente della forma mielomonocitica cronica. Si tratta di una malattia grave, anche se meno rispetto a quella acuta, e che ha delle caratteristiche ben precise. Scopriamo tutto ciò che la riguarda, a partire dalle prime manifestazioni, dai sintomi e dalle cure, quindi la chemioterapia e il possibile trapianto.
Ci sono uomini che hanno una storia diversa da altri e anche patologie che sono diverse dalle altre, perché fanno più paura, di quel tipo che ti gela il sangue. La leucemia è tra queste, ma guai a pensare che una persona e una potenza come Silvio Berlusconi parta già come battuto. Nelle ultime ore, abbiamo appreso che il Cavaliere, come in molti lo chiamano ancora oggi, soffre nello specifico di leucemia mielomonocitica cronica, una forma meno importante di quella acuta e che colpisce soprattutto le persone oltre i 70 anni. I sintomi sono vari e vanno dal dolore alle ossa e da un quadro di debolezza generale a manifestazioni dermatologiche, mentre la cura può essere il trapianto – per alcuni soggetti – dopo un periodo di chemioterapia. Ecco tutto ciò che riguarda la malattia che ha colpito uno dei famosi imprenditori d’Italia.
Che piaccia o no, soprattutto a livello politico, Berlusconi è una personalità importantissima per la politica italiana e non solo per quello. Parliamo di un uomo che ha scritto la storia come imprenditore, nel mondo della televisione, del calcio e poi anche a capo di Forza Italia, il suo partito che l’ha portato più volte a essere Presidente del Consiglio e ancora oggi a essere senatore della Repubblica. Divide, conquista, ammalia, è l’espressione del potere, sicuramente crea discussione e opinione, soprattutto l’ha fatto per decenni e non può assolutamente essere casuale.
Quindi, se uno come lui esce ed entra dall’ospedale interessa e non poco, a ogni livello. Se fino a poco tempo fa, però, si parlava di controlli cardiovascolari, nella maggior parte dei casi, ora c’è una diagnosi ben precisa che pesa sulla sua testa e su quella di chi lo ama o l’ha amato profondamente. Attualmente il Cavaliere si trova in terapia intensiva a causa di una polmonite che va attentamente osservata e curata, ma alla base c’è la leucemia mielomonocitica cronica.
Spesso viene scritta con l’acronimo LMMC e si tratta comunque della più comune tra le sindromi mielodisplastico-mieloproliferative, ma non per questo va presa sotto gamba, anzi. Il suo meccanismo non è troppo complicato da comprendere ed è legato all’aumento dei monociti, una popolazione di globuli bianchi di cui banalmente si fa la conta con delle comuni analisi del sangue. Questa malattia può presentarsi in due forme ben precise, tramite cui viene anche distinta: displastica e proliferativa. La prima è caratterizzata da una marcata anemia e neutropenia, mentre nella seconda si deve prestare maggiore attenzione all’aumento dei globuli bianchi. Oltre al livello di monociti, attenzione anche ai blasti, cellule immature che hanno un numero variabile.
Essenzialmente si tratta, quindi, di una malattia del sangue, in cui vi è una proliferazione eccessiva delle cellule che si associa al quadro delle sindromi mielodisplastiche, in cui invece vi è una maturazione anomala delle cellule del midollo. La malattia diventa palese nel momento in cui si evidenziano dei valori alterati dopo le analisi del sangue e prima non necessita di un particolare trattamento. Bisogna ricordare, infatti, che stiamo parlando di una forma cronica e non acuta, che quindi si presenta come inguaribile (ma in realtà è meno grave) e parte da un’alterazione madre del Dna che poi ha conseguenze dirette sui globuli bianchi. Non si tratta, inoltre, di una patologia ereditaria.
Nel caso in cui la diagnosi sia quella di leucemia mielomonocitica cronica bisogna fin da subito prestare attenzione a due aspetti: verificare i valori del sangue e gli effetti concreti della malattia sul corpo, quindi tutti i sintomi che la persona percepisce e manifesta. Chi soffre di LMMC è una persona a maggior rischio di infezione, poi la riduzione dei globuli rossi causa l’anemia e c’è anche un ridotto numero di piastrine, per cui la risposta alle emorragie diventa sempre più pericolosa. Nel caso di Berlusconi, quindi, anche se non lo sappiamo di preciso, si può pensare che la polmonite sia di causa infettiva e che la leucemia di cui soffre abbia dato meno possibilità al suo corpo di rispondervi adeguatamente.
L’incidenza della leucemia mielomonocitica cronica è circa di una persona ogni 100.000 e il problema della diagnosi, soprattutto nelle prime fasi, è ancora concreto. I pazienti riferiscono spesso solo un senso di debolezza generale, che non può essere dirimente di una patologia ben specifica se si presenta in maniera isolata, o un dolore alle ossa, anch’esso non discriminante. In seguito, possono arrivare anche esiti più evidenti come quelli nella conta delle cellule del sangue e delle chiazze rosse sulla pelle. Anche se la forma è cronica, bisogna prestare ovviamente la massima attenzione, soprattutto perché potrebbe mutare all’improvviso in acuta e richiedere trattamenti ancora più importanti e tempestivi.
La prognosi non è, quindi, affatto facile da prevedere, anche perché si tratta di una malattia che in molti casi colpisce persone sopra i 70 anni. Vanno valutati nello specifico diversi fattori: si parte ovviamente dall’emocromo, si verifica il numero dei blasti, quello dei globuli bianchi, e si prescrivono o si effettuano diversi esami di citogenetica. In più, bisogna prestare molta attenzione alla mutazione in alcuni geni specifici, di cui soprattutto l’ASXL1. Un po’ come succedere per tutte le leucemie, ci sono comunque diversi score per stimare la prognosi che variano in base all’esito degli esami.
Innanzitutto, è fondamentale capire che quando ci si trova di fronte all’LMMC bisogna programmare un trattamento ad hoc in base al quadro che presenta il paziente con diagnosi accertata. Rispetto alle forme acute, infatti – lo ribadiamo – chi è asintomatico può essere semplicemente monitorato. In alcuni casi, invece, bisogna tamponare la marea di alterazioni che possono presentarsi nelle cellule del sangue e, quindi, decidere di impostare una terapia che aiuti a tamponare le perdite sotto il profilo di globuli rossi, piastrine o cercare di ripristinare i globuli bianchi. Molto dipende anche dall’età del paziente che comunque è bene si curi in un centro che ha a disposizione una diagnostica di nuova generazione.
In generale, però, molte terapie mettono al centro l’utilizzo di farmaci citoriduttivi. Possono essere di vecchia e di nuova generazione e puntano alla reversione del midollo allo stato naturale. Il loro vantaggio è che la gamma di effetti collaterali è di gran lunga inferiore rispetto a quanto succede con i farmaci chemioterapici. I citoriduttivi, in ogni caso, si affiancano spesso a terapie di supporto come eritropoietina e trasfusioni. L’eritropoietina si utilizza nei pazienti a basso rischio e che presentano anemia.
La chemioterapia resta comunque una scelta fondamentale e bisogna portare avanti una fase di cure prima di effettuare il trapianto. Sicuramente non si tratta di un percorso semplice, perché spesso quest’ultimo non può essere effettuato su pazienti di una certa età e che presentano una serie di problematiche. In ogni caso, come riporta l’Ail, il trapianto allogenico di cellule staminali è l’unica via per avere una cura definitiva e viene raccomandato soprattutto per i casi ad alto rischio. Qualora non possa essere effettuato si dovrà procedere con l’azacitidina e, nei casi proliferativi, con l’idrossiurea per controllare la conta dei globuli bianchi, oltre all’eritropoietina.
Se, invece, si scegliesse per il paziente il percorso del trapianto, sarà essenziale individuare il miglior donatore possibile. Le cellule si prelevano dal midollo osseo o dal sangue periferico e si iniettano nel malato. È chiaro che non sempre è facile liberarsene del tutto, ma si tratta comunque dell’opzione migliore, nel caso in cui fossero rispettati tutti i parametri di base.
Oltre a Berlusconi, anche il famoso scrittore Alessandro Baricco soffre di leucemia mielomonocitica cronica e nel suo caso è stato possibile ricorrere al trapianto tramite le cellule della sorella. Infatti, la via migliore resta sempre quella del prelievo delle cellule da un componente della famiglia o, nel caso in cui non fosse possibile, da un soggetto esterno. Baricco aveva dichiarato: “Quando hai una malattia del genere la cosa migliore che puoi fare è sottoporti a un trapianto di cellule staminali del sangue, cosa che farò tra un paio di giorni. A donarmi le cellule staminali sarà mia sorella Enrica, donna che ai miei occhi era già piuttosto speciale prima di questa avventura, figuriamoci adesso”. L’intervento è stato effettuato mercoledì 26 gennaio e, in generale, le possibilità di guarigione sono buone, soprattutto se il paziente non soffre di altre patologie concomitanti e non ha un quadro generale compromesso.
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