Che cos’è la Tares? Si tratta dell’imposta sulla gestione dei rifiuti e dei servizi che è stata introdotta con una legge del 2011, la numero 214. In realtà dal punto di vista normativo la situazione si presenta piuttosto complessa, perché i successivi provvedimenti hanno optato per l’introduzione, a partire dal 2014, di un’altra tassa sui rifiuti, la Tari. Quest’ultima andrebbe a far parte della Trise e sostituirebbe l’Imu e la Tares. In ogni caso, fin dai primi momenti in cui se n’è prospettata la possibilità, ci sono state varie polemiche, perché questa tassa era stata introdotta con il decreto legge che il Governo di Mario Monti ha definito come “Salva Italia”.
E’ stato deciso che la prima rata della Tares avrebbe dovuto essere posticipata, pur essendo entrata in vigore l’1 gennaio del 2013. Il tutto sarebbe stato costituito da un’imposta che avrebbe dovuto basarsi sulla superficie degli immobili, per permettere ai Comuni di coprire i costi del servizio relativo alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti.
La Tares
Letteralmente Tares significa tariffa sui rifiuti e servizi. L’obiettivo di questo tributo sarebbe stato quello di aiutare le amministrazioni comunali a coprire numerose spese. Precedentemente i Comuni si basavano sulla TIA, tariffa di igiene ambientale, che offriva l’opportunità di coprire determinati costi dei servizi. Con la Tares si prospettava un ventaglio di possibilità molto più ampio, perché si riteneva che in questo modo i Comuni avrebbero potuto far ricorso a questo denaro, per mettere in cassa tutti quei soldi necessari all’illuminazione pubblica, alla Polizia Municipale e al personale che lavora negli uffici.
La Tares si basa sulle dimensioni delle immobili, ma anche sul numero dei componenti delle famiglie che abitano in un determinato edificio. In base a dei criteri statistici si stabilisce il valore medio di produzione dei rifiuti e poi un coefficiente che viene messo in relazione all’80% della superficie della casa. A tutto ciò verrebbero aggiunti altri 30 centesimi a metro quadro, per stabilire quale sarà il conguaglio di fine anno.
I contribuenti
La Tares riguarda tutti coloro che possiedono degli immobili, i quali possono essere considerati come capaci di produrre dei rifiuti. Proprio questi contribuenti avrebbe riguardato il pagamento dell’imposta. In particolare i Comuni avevano deciso di aumentare i 30 centesimi a metro quadro, approfittando della possibilità che lo Stato offriva di alzare il costo fino a 40 centesimi.
I sindacati hanno contestato in molti aspetti l’introduzione di questa tassa, perché, secondo le loro stime, ci sarebbero state alcune categorie di contribuenti maggiormente toccate dal provvedimento. Si faceva riferimento soprattutto ad alcuni commercianti, nello specifico coloro che possiedono distributori di benzina, bar o ristoranti. Si era calcolata anche l’opportunità di far pagare il conguaglio di fine anno direttamente allo Stato, che in tal modo avrebbe potuto ricavare molto dal pagamento di questa imposta. Il tutto deve essere visto nella prospettiva dei 30 centesimi di maggiorazione, che avrebbero permesso alle casse erariali statali di ottenere circa 1 miliardo di euro.