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Salute

Cos’è l’Epo, la sostanza con cui LeBron James e Tiger Woods sono stati accusati di doparsi

Il mondo dello sport è stato investito da un nuovo terremoto, o presunto tale, che riguarda alcuni dei campioni più identitari nelle loro discipline, in senso assoluto. LeBron James e Tiger Woods, infatti, sono stati pubblicamente accusati da Chael Sonnen di aver fatto uso continuo e regolare di Epo per migliorare le loro prestazioni sportive. Si tratta di un ormone glicoproteico che in alte quantità aumenta la resistenza alla fatica, perché implicata nei processi aerobici cellulari. L’aumento di globuli rossi nel sangue migliora il trasporto di ossigeno ai tessuti, specialmente in momenti di forte stress, ma ha anche molti rischi per la salute, soprattutto a lungo termine.

LeBron James in campo con la divisa dei Lakers – Nanopress.it

Ci sono nomi che, nell’universo sportivo, hanno sicuramente un peso diverso da tutti gli altri, quasi fino a perdere i confini di ciò che riguarda la popolarità dell’atleta e quella che è la sua professione. Sì, perché star come Cristiano Ronaldo, per esempio, nel calcio, ma soprattutto LeBron James e Tiger Woods per basket e golf vanno ben oltre gli evidenti meriti e i trionfi nella loro professione. Diventano, anzi sono diventati dei marchi a tutti gli effetti, delle celebrità eccellenti e dei modelli per milioni di persone. Per questo, nessuno può restare indifferente di fronte ad accuse di doping pronunciate a chiare lettere, anche se di provenienza ancora dubbia e non verificata. La vera domanda, però, è perché l’EPO è così popolare – ormai da anni – per tantissimi sportivi, soprattutto nelle discipline che implicano grande resistenza, più che potenza.

Da LeBron James a Tiger Woods, Sonnen spara a zero e c’è ancora l’EPO di mezzo

L’Nba è essenzialmente il Paradiso per gli amanti del basket. Quell’etere che va oltre tutto e in cui si riscopre il senso più stretto di canestro, pallone e atleti, sfiorando la perfezione. Che poi è sinonimo di successo o comunque di spettacolo, che nello sport che conta è l’unica cosa che si può generare, prima della vittoria. Ciò che separa quel traguardo, quel confine labile tra trionfo e disfatta dà la cifra della differenza tra i fenomeni assoluti, quelli inimitabili, che capita pochissime volte di vedere nella propria vita, e tutti gli altri, anche si tratta di campioni, pure in quel caso. Ma è proprio in quella fascia che si nasconde un’insidia temuta e infida, quasi sempre anche molto pericolosa: il doping. Ci sono cascati in molti, purtroppo, e anche in Italia il caso è caldo. Soprattutto dopo la morte di Gianluca Vialli, per cui molti suoi coetanei hanno scoperchiato il vaso di Pandora sulle sostanze somministrate ai calciatori in determinati periodi. Casi che, per ora, sono voci assillanti che si fondono con il lato oscuro dei rischi per la salute, quasi delle certezze nel corso del tempo.

Sono casi che non si sgonfiano, al massimo hanno un periodo di latenza per poi tornare puntualmente ai nostri occhi e alle nostre orecchie. Ora, però, la questione non è esattamente italiana, anzi non parte proprio dai nostri confini, anche per i protagonisti che sono implicati. Tutto è nato per bocca di Chael Sonnen. Per chi di voi non l’avesse mai sentito, si tratta di un ex lottatore di arti marziali miste, uno che comunque è riuscito a scrivere piccoli pezzi di storia, pur senza entrare nell’olimpo dei migliori di tutti.

Il cestista dei Lakers, LeBron James – Nanopress.it

Oltre i meriti sportivi, però, c’è soprattutto una lingua su cui non ci sono affatto peli, anzi. Sonnen sta salendo spesso alla ribalta per le sue dichiarazioni poco velate e che spesso sono delle vere e proprie mine sganciate a sorpresa. Le sue parole forti, fortissime gli sono già valse il titolo di “The American Gangster”, ma con un grosso problema, quello dell’affidabilità. Infatti, sono in tanti, anche per il suo stile, a credere che spesso la spari grossa. Quindi, mettiamo già le mani avanti nel sottolineare che, in realtà, di certezze non ce ne sono né da una parte, né dall’altra, ma il weekend appena trascorso ha scandito un vero e proprio terremoto mediatico, di quelli che difficilmente finiscono sotto al tappeto.

Ricostruendo la questione, Sonnen ha parlato in occasione del podcast di Andrew Schulz “Flagrant 2” e le sue dichiarazioni hanno fatto il giro del mondo: “Io e LeBron abbiamo lo stesso fornitore e so esattamente cosa sta prendendo. L’Epo (eritropoietina) aumenta i globuli rossi e questo gli dà resistenza per giocare al massimo per tutta la partita. È il re degli stimolanti”. L’accusa di doping non va certamente cercata con la lente di ingrandimento e non è poi così occulta, dato che l’Epo è da anni ormai riconosciuto come uno degli ormoni più famosi per migliorare le prestazioni sportive. Ricordiamo, inoltre, che al momento King James al momento è ai box per infortunio e che non tornerà prima del 20 marzo, e troverà i Lakers in maniera decisamente diversa e con diverse vittorie all’attivo.

Sonnen comunque non si è fermato solo alle accuse dirette al miglior realizzatore dell’Nba, anzi ha continuato parlando anche di un altro mostro sacro dello sport mondiale, qual è sicuramente Tiger Woods: “Epo, ormone della crescita e testosterone, la dieta di Lance Armstrong”, ha detto in riferimento al grande golfista e a ciò che, secondo lui, assumeva.

Il fenomeno del golf, Tiger Woods, durante un’intervista – Nanopress.it

Ora, di certo non possiamo rientrare nel merito di ciò che il lottatore di arti marziali miste ha detto sui due atleti, possiamo supporre che le accuse non avranno la riprova certa dei fatti. Il vaso di Pandora, però, a questo punto, sembra ancora una volta scoperchiato sull’argomento e se ne sta parlando tanto nelle ultime ore. Si sta parlando di come il doping, spesso associato solo ed esclusivamente al body building, in realtà sia una pratica fin troppo comune tra tutti i maggiori professionisti dei maggiori sport. E sicuramente anche nel calcio è successo a molti, per errore della società di appartenenza – in altre epoche – o per soddisfare quel senso di perfezione che diventa un’ossessione per molti atleti. Quindi, andiamo più nello specifico per capire ciò che sta succedendo con l’Epo, cos’è e come funziona nello specifico. Ma soprattutto perché fa molto male.

Come funziona l’Epo e perché è pericoloso per la salute degli atleti che la assumono

La sigla Epo magari non dirà molto a chi non è informato sul doping o più in generale su medicina e scienza, ma non è altro che l’eritropoietina. Partendo dalle basi, si tratta di un ormone glicoproteico che si compone di 193 aminoacidi, anche se 27 di questi si perdono al momento della secrezione. Non un grosso danno, anzi non lo è di sicuro, per la funzione dell’ormone che, invece, è fondamentale visto che da essa parte la produzione di globuli rossi.

Operatore sanitario che tiene tra le mani esami di laboratorio (immagine di repertorio) – Nanopress.it

È fin da subito importante specificare la differenza tra eritropoietina endogena e quella sintetica, che viene creata in laboratorio. L’Epo parte dal rene, dove viene allestita, tranne se si considerare la vita fetale in cui svolge un ruolo fondamentale il fegato e una volta entrata in circolo entra in contatto con i recettori specifici che si trovano sul midollo osseo. Da qui inizia una vera e propria cascata di eventi che conducono direttamente alla creazione di nuovi globuli rossi. Ciò che è importante tenere a mente è che non c’è una vera e propria riserva di eritrociti nel nostro corpo, ma variano in base alle necessità del momento, all’altezza, alla temperatura del luogo in cui ci si trova, ma soprattutto in base agli sforzi fisici e al tipo di lavoro atletico.

Inoltre, si tratta di cellule che non hanno nucleo e probabilmente è solo un adattamento biologico per lasciare spazio all’emoglobina, deputata al trasporto dell’ossigeno e tramite il rilascio dell’anidride carbonica, poi eliminata nei polmoni. A regolare la produzione e la necessità di eritropoietina è certamente la quantità di O2 presente nei tessuti. È proprio quello il segnale che funziona come spia fondamentale, dato che in caso di necessità il rene, in un processo in cui giocano un ruolo importante anche gli ormoni tiroidei e il testosterone, aumenta significativamente la secrezione di Epo. Questa capacità di risposta, in realtà, ha un margine molto largo, visto che i valori normali sono sui 2-25 mU/ml nel sangue, ma in caso di ipossia possono aumentare addirittura fino a cento o mille volte.

Questo è come il nostro corpo regola l’eritropoietina e come la utilizza in base ai vari eventi di stress o all’ambiente esterno. Ci sono casi, invece, in cui è utile somministrarla a livello medico per curare determinate patologie: stiamo parlando sicuramente di vari tipi di anemia, soprattutto nel caso in cui si sia di fronte a situazioni di insufficienza renale cronica, per cui l’organo non riesce a produrla normalmente.

E poi c’è il doping, in cui invece l’Epo è un vantaggio per il miglioramento delle prestazioni sportive. Prima di tutto, è fondamentale capire come viene sintetizzato l’ormone in laboratorio. L’eritropoietina sintetica, o meglio il gene da cui viene prodotta, è stato isolato per la prima volta in tempi relativamente brevi, e precisamente nel 1985. Da lì tutto è stato in discesa per i ricercatori, che hanno utilizzato la tecnica del DNA ricombinante: in pratica si isola il gene e poi lo si utilizza in un’altra cellula per favorire la produzione dell’ormone in questione. Con un grosso ‘ma’ all’orizzonte. Infatti, l’Epo endogena è in grado di operare una vera e propria selezione, un controllo di qualità in cui arrivano a destinazione solo le cellule che sono davvero funzionali. Un punto di arrivo che risulta fondamentale per la biologia e soprattutto se si tratta di differenziamento cellulare.

L’eritropoietina sintetica, invece, non è in grado di fare alcuna differenza e da qui nascono i rischi per la salute: patologie tumorali e leucemie sono, in molti casi, la diretta conseguenza e molti atleti ne sanno qualcosa. Purtroppo questo non inibisce molti, anche oggi, a utilizzarla per averne dei vantaggi sportivi. Ora non è difficile capire cosa succede nel caso in cui l’assunzione di eritropoietina sintetica venga assunta in determinate quantità. Innanzitutto, aumenta la produzione di globuli rossi e, quindi, l’ossigeno arriva in massa ai tessuti conferendo capacità maggiori agli atleti impiegati negli sport di resistenza, non in quelli di potenza. La discriminante fondamentale, infatti, è il suo utilizzo nelle discipline che impongono sforzi prolungati e, quindi, risorse praticamente illimitate sono un vantaggio. E proprio per questo è etichettato come doping.

La resistenza alla fatica, però, non è l’unico beneficio che l’Epo dà. Alcuni studi inducono a credere che ci siano anche benefici anabolici con la sua assunzione e, quindi, anche nella ripartizione di massa magra e la sua sintesi, in seguito a determinati stimoli.

È chiaro, quindi, che prendere l’Epo porta a un vantaggio nelle discipline di endurance e soprattutto nel ciclismo, ma anche nel basket, nel calcio e – volendo – anche nel golf. Il lato oscuro, però, è quello che l’eritropoietina ha sulla salute, soprattutto dopo un utilizzo prolungato. Un aumento tanto alto di globuli rossi non prodotti direttamente dal rene e per necessità metaboliche porta a problemi per la fluidità del sangue che aumenta l’ematocrito, la sua parte corpuscolare e solida. Il passo successivo è la potenziale formazione di trombi che possono portare a processi di trombosi. Il quadro peggiora ulteriormente nel caso in cui ci siano stati di disidratazione concomitanti ed è proprio ciò che succede negli sport di lunga durata, in cui gli adattamenti da parte del corpo devono essere tanti e avvenire in breve tempo.

Insomma, il compromesso è scomodo e ha come diretta conseguenza la salute di campioni che, prima ancora, sono esseri umani. Gli effetti collaterali, quindi, sono una serie di malattie cardiache, tra cui rientrano anche le artmie, ma anche considerevoli problemi a livello cerebrale, come gli ictus o una cascata di eventi che portano a morte improvvisa.

A livello etico e sportivo, poi, le accuse sono talmente pesanti che non bisognerebbe pronunciarle a cuor leggero e soprattutto senza le prove del caso. Che sia LeBron James, Tiger Woods o l’ultimo dei calciatori professionisti: non si può fare a meno di indirizzare gli sportivi nel senso della salute, e così anche chi aspira a esserlo. E la lotta al doping e a chi ne fa utilizzo dovrebbe essere una base su cui le varie federazioni non possono transigere e che dovranno combattere con forza sempre maggiore.

 

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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