Nel reparto di ostetricia e ginecologia della clinica Annunziata di Cosenza, non si potrà più abortire in modo volontario. L’unico ginecologo non obiettore di coscienza si è dimesso.
“Oggi a Cosenza la legge 194 del 1978 è ignorata”.
Così termina la denuncia fatta da parte del collettivo FEM.IN Cosentine in Lotta.
In effetti si è da poco dimesso l’unico ginecologo non obbiettore, il dottor Francesco Cariati.
Lui era l’unico nel reparto di ostetricia e ginecologia che non si opponeva all’aborto volontario, compiendo circa 250 aborti ogni anno.
Le donne del collettivo FEM.IN affermano che l’aborto ora non è più un diritto appartenente alla città di Cosenza. Intanto si stanno mobilitando per offrire supporto materiale e psicologico per coloro che non hanno la possibilità di spostarsi fuori regione, per accedere ad un servizio frutto di un diritto essenziale.
Dunque il dottor Cariati espresse il suo punto di vista sul sito Calabria.it, stabilendo che il suo lavoro è quello di dare la vita e che per lui appariva molto difficile conciliare l’aspetto principale del suo lavoro con quello consistente nell’aiutare le donne ad abortire. Ma che nonostante questo lo faceva, proprio con l’intento di assicurare un diritto riconosciuto dalla legge.
Vi sono donne sole e disperate, che hanno la necessità di abortire e che se non avessero la possibilità di farlo in ospedale lo farebbero sicuramente in modo illegale. Spiega il dottore al quotidiano online.
Alla domanda poi se si sentisse solo ad essere l’unico non obiettore, lui risponde di sì, in quanto è difficile gestire il gran numero di pazienti che necessitano questo servizio, senza avere alcun tipo di supporto.
“Al di là delle ferie programmate sempre tenendo conto delle urgenze delle pazienti, non possiamo permetterci di assentarci- afferma Cariati- Altrimenti il servizio si interrompe”.
Ed effettivamente è ciò che è accaduto con le dimissioni del dottor Cariati, il servizio si è interrotto e ora le donne di Cosenza, per compiere un aborto chirurgico, dovranno spostarsi a Castrovillari, mentre per l’aborto farmacologico saranno costrette a spostarsi fuori regione.
L’obiezione di coscienza consiste nel fatto che un medico si rifiuta di compiere l’aborto, nonostante questo sia un diritto riconosciuto dalla legge italiana, perché in profondo contrasto con una legge umana, così come concepita dalla coscienza.
L’obiezione di coscienza è permessa in Italia e purtroppo un enorme e spaventoso numero di medici la applica. Ma cosa rappresenta questa pratica per una donna che invece decide di voler abortire nella facoltà di un suo diritto oltre che umano, stabilito dalla legge?
Non è difficile intuire che è una vera e propria negazione di un diritto essenziale. L’aborto rappresenta la facoltà che ogni donna ha di decidere sul suo corpo e per questo motivo non può e non deve essere discusso.
Nessun altro se non lei, potrà decidere se tenere o meno quel bambino. In quanto al di là della fede, della morale e della coscienza, vi è la libertà decisionale sul proprio corpo e quest’ultima non può essere inficiata né da un medico (se non per questioni di salute) né da nessun altro.
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