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Lunedì 24 ottobre è approdata in aula alla Camera la proposta di legge sul taglio degli stipendi dei parlamentari voluta e presentata dal Movimento Cinque Stelle. Ma il giorno dopo, con 109 voti di differenza, il testo torna in commissione per un errore formale. Si tratta di una delle prima iniziative legislative depositate dal gruppo M5S alla Camera, a prima firma di Roberta Lombardi ma dopo la prima giornata di presentazione in aula, la maggioranza aveva già annunciato di essere pronta a chiedere il rinvio in commissione Affari costituzionali del testo per evidente “vizio di forma”. In sostanza il provvedimento a firma Roberta Lombardi era giunto a Montecitorio senza mandato del relatore e senza che siano stati discussi emendamenti. Motivo per cui è stato richiesto nuovamente l’esame del documento. “Vergogna” e “Buffoni” sono stati i cori urlati da un gruppo di persone che si era dato appuntamento per manifestare in piazza Montecitorio in concomitanza alla votazione sul testo della proposta di legge per la riduzione degli stipendi dei parlamentari.
GRILLO CONTRO IL PD
Beppe Grillo ironizzava già lunedì in un tweet che rimandava a un post sul suo blog firmato dal M5S scrivendo una battuta: “Lunedì si vota la nostra proposta sul taglio agli stipendi di tutti i parlamentari. Sono sicurissimo che il Pd voterà a favore! Voi che dite?”.
”Considerato come il Pd pone in maniera del tutto centrale il tema del taglio ai costi della politica, tanto da farne punto prioritario della loro propaganda referendaria, siamo sicuri, per un minimo di logica, ma proprio poca poca logica, che il Pd voterà a favore di questo provvedimento”, conclude Beppe Grillo nel suo ragionamento di presentazione della proposta.
Dopo la mossa della maggioranza invece, Grillo, che era presente in aula, è diventato più velenoso: “Il Pd ha votato per affossare la nostra proposta di dimezzamento degli stipendi dei parlamentari!”, ha infatti scritto su twitter il leader del M5S.
DI BATTISTA ARRINGA LA FOLLA
“Qualunque porcata renziana viene approvata” mentre la proposta del Movimento 5 Stelle per ridurre lo stipendio dei parlamentari “é stata rinviata con un escamotage tipico della partitocrazia”. Lo ha detto Alessandro Di Battista del Movimento 5 Stelle in piazza Montecitorio, poco prima di intervenire davanti ai supporter grillini arrivati davanti alla Camera. E Alessandro Di Battista ha trovato il tempo di arringare i manifestanti in piazza Montecitorio dopo che la Camera ha deciso per il rinvio della votazione sulla proposta di legge M5S sul taglio degli stipendi: “Mobilitazioni da qui al 4 dicembre. Non hanno voluto votare una proposta di legge voluta dalla maggior parte dei cittadini. Cosa c’è di democratico in un palazzo che non è neppure capace di votare? Vergogna! Sono senza dignità, gentaglia!”.
PER LOMBARDI E’ INACCETTABILE
E’ “inaccettabile” rinviare in commissione la proposta pentastellata per dimezzare gli stipendi dei parlamentari, evitando la discussione di questo pomeriggio nell’Aula della Camera, ha detto intervenendo in Aula, la deputata Roberta Lombardi del M5S dopo che il suo collega di Democrazia Solidale Lorenzo Dellai aveva richiesto di non affrontare in Aula il provvedimento sostenuto con forza da Beppe Grillo, che è rimasto seduto in silenzio in loggione alla Camera. Lombardi invece chiosa fuori da Montecitorio: “Quella di Renzi è stata una proposta da salotto tv. Non c’era alcuna intenzione di prendere in considerazione la nostra proposta di taglio degli stipendi: a ieri non è arrivato nessun emendamento dal Pd. La proposta del Pd sul taglio dei costi della politica esiste solo nel ‘favoloso mondo di Renzì'”, ironizzando sul titolo del film ‘Il favoloso mondo di Amelie’.
Il MESSAGGIO DI PRESENTAZIONE DELLA PRIMA FIRMATARIA
La portata economica di tale provvedimento, fanno sapere i pentastellati, è stimata in un taglio netto di 61 milioni di euro all’anno di stipendi e 26 milioni di euro di spese telefoniche e di viaggio. Quindi un risparmio molto più alto di quello presunto derivante dalla riforma (58 milioni), e il tutto senza stravolgere l’asse costituzionale dello Stato.
”E’ arrivata in commissione Affari Costituzionali alla Camera la proposta di legge del Movimento 5 Stelle a mia prima firma, che tratta il taglio delle indennità dei parlamentari. Chiediamo che venga applicato a tutti i parlamentari lo stesso trattamento che il Movimento 5 Stelle applica ai suoi deputati e senatori, quindi un taglio delle indennità dei parlamentari che passa da 10.435 euro lordi mensili a 5000 lordi mensili, e andare a rendicontare al centesimo in trasparenza tutti quelli che sono gli utilizzi che vengono fatti delle risorse pubbliche destinate alle attività di mandato, quindi le diarie e le spese per i collaboratori”.
“Ora – si legge ancora sul blog di Grillo un messaggio della stessa Lombardi – siamo arrivati nella “discussione cuore” in commissione e la maggioranza, il Pd, sta facendo melina come spesso capita, e si sta attaccando ai cavilli e alle virgole della legge per andare a evitare di prendere una posizione politica su questo tema. A questo punto noi che cosa vogliamo fare? Abbiamo presentato un emendamento che riscrive tutta la legge e lasciamo solo due temi, due temi che sono cari al Movimento 5 Stelle: il taglio delle indennità e la completa trasparenza e rendicontazione dell’utilizzo delle risorse pubbliche che i cittadini ci affidano come loro parlamentari per la nostra attività parlamentare. Vediamo a questo punto se su questi due temi, ovvero il taglio delle indennità e la trasparenza, finalmente il Pd avrà la volontà di fare la scelta giusta”.
Come detto, nella giornata di lunedì alla Camera si è svolta la discussione generale mentre martedì il testo del provvedimento voluto dal Movimento 5 Stelle con cui si taglieranno sul serio i costi della politica dimezzando gli stipendi dei parlamentari è stato affossato e rinviato in Commissione. ”L’esempio dato dai nostri portavoce in questi anni ora diventerà legge grazie ai milioni di italiani che ci hanno sostenuto e che continuano a farlo”, conclude il M5S, forse un po’ troppo ottimista.
COSA DICE IL PARTITO DEMOCRATICO?“Il Pd non è contrario, è favorevole a ridurre gli stipendi, il problema è come”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi parlando a ‘In mezz’ora’ della proposta del M5S sull’argomento. “Luigi Di Maio – ha aggiunto – ha il 37% delle presenze in aula. Oggi Di Maio e Di Battista, come quelli del Pd, prendono il doppio di quello che prendo io come Presidente del Consiglio. Allora perché non diamo a Di Maio il 37% dello stipendio? Loro giocano a fare i più puri degli altri, invece sono non dico peggio ma come gli altri”.
Legge #M5S è chiara: metà indennità e rimborsi ridotti. #Renzi a #inmezzora ha (NON)risposto con una supercazzola. #DimezzateviLoStipendio
— Michele Dell'Orco (@dellorco85) 23 ottobre 2016
COSA DICE IL CENTRODESTRA?
“Noi abbiamo fatto una proposta: aboliamo gli stipendi dei parlamentari e adeguiamo, come fanno in America, il livello economico dei parlamentari a quello che avevano prima di entrare in Parlamento”. Lo ha detto Paolo Romani, a margine di ‘Le ragioni del no’, convegno del centrodestra a Roma. “Io sono favorevole – ha aggiunto – a delle indennità parlamentari che siano in linea con la sensibilità del Paese. Se oggi sono ritenute eccessive, e può darsi che lo siano, è giusto fare una battaglia di questo tipo”.