Attilio Fontana, alla Stampa, ha dichiarato che sarà lui il candidato del centrodestra per le regionali in Lombardia. Allo stesso tempo, a Repubblica, Carlo Cottarelli ha spiegato che, stando così le cose, e quindi senza un’alleanza tra il suo partito, il Pd, e il terzo polo si ritira dalla corsa. In mezzo, Letizia Moratti, donna di destra ora spostata al centro, e vero pomo della discordia tra Enrico Letta e Carlo Calenda (con Matteo Renzi).
Intanto, nel Lazio, in cui Nicola Zingaretti domani darà le sue dimissioni da governatore, la situazione sembra rovesciata, con una convergenza delle due forze politiche sull’assessore uscente alla Sanità, Alessio Donato. Fuori dai giochi, un po’ per volere suo, un po’ per volere degli altri, il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte. A poche settimane dalle elezioni politiche, la campagna elettorale si posta in regione. E se vincesse ancora il centrodestra?
Regionali Lombardia, Fontana è il candidato ufficioso del centrodestra. Cottarelli così non ci sta
È sempre campagna elettorale, a pochi giorni dalla chiamata alle urne degli italiani, a distanza di mesi, talvolta anche di anni. Perché ogni consultazione diventa un modo per capire da che parte si sta andando, di che legittimazione popolare si gode ancora, e via dicendo. E poco importa che le politiche, in questo caso, abbiano fotografato una situazione piuttosto chiara consegnando il Paese al centrodestra e a Giorgia Meloni soprattutto. Se c’è da scontrarsi, ci si scontra, e senza esclusione di colpi.
Peccato, e davvero peccato, che la battaglia, almeno per quanto riguarda le regionali in Lombardia, che potrebbero essere accorpate a quelle nel Lazio (di cui parleremo dopo), più che una battaglia tra maggioranza e opposizione/i, sono diventate il terreno per una lotta all’interno delle seconde. Anche perché, a dire di Attilio Fontana, governatore uscente, dalla coalizione di Fratelli d’Italia, Lega – di cui lui fa parte -, Forza Italia e Noi Moderati la scelta era già stata fatta, e molto prima che cadesse il governo di Mario Draghi, e Letizia Moratti uscisse da Palazzo Lombardia sbattendo la porta.
“Meloni mi ha detto per la prima volta che sarei stato io il candidato del centrodestra in Lombardia a fine aprile, quando è venuta a Milano per la convention di Fratelli d’Italia, e me lo ha riconfermato più volte al telefono anche recentemente“, ha spiegato il leghista in un’intervista alla Stampa. Non solo, ovvio, perché che non ci fossero chance per la sua ex vice, a Fontana, lo hanno detto anche Matteo Salvini, il segretario federale del suo partito, , Silvio Berlusconi, presidente dei forzisti, e Maurizio Lupi. “Se il mio nome non è ancora stato ufficializzato dalla coalizione è perché si stanno definendo gli ultimi dettagli anche sulle altre Regioni al voto“, ha aggiunto.
Regionali Lazio, l’unico nome in campo è quello di D’Amato
Ci si rivede, non con Cottarelli, nel Lazio, dove la partita tra Pd e Calenda e Renzi potrebbe essere molto più semplice. Finora, l’unico nome venuto a galla da una parte e dalle altre è quello dell’assessore alla Sanità della giunta dimissionaria, Alessio D’Amato. E sì, piace tanto a Letta e alla base del partito, quanto al terzo polo.
Dal MoVimento 5 stelle, non pervenuto anche perché considerato (a ragione) di poco peso nella regione del Nord, più che nomi sono uscite prese di posizione. Ieri vi abbiamo raccontato della conferenza stampa di Giuseppe Conte: tra inceneritori (che comunque interessano il comune di Roma e non la regione Lazio) e impossibilità, per lui, di sedersi a un tavolo con i dirigenti dem, ora, potrebbe essere fatto fuori dai giochi.
Intanto il governatore ed ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha annunciato che domani rassegnerà le sue dimissioni, ma non ha mancato di mandare un messaggio agli ex alleati pentastellati durante la conferenza stampa per annunciare, appunto, che domani sarà l’ultimo giorno come presidente di regione. “Io penso che in questo modo Conte rompe l’alleanza di centrosinistra che governa il Lazio, senza motivo, perché la regione non ha mai autorizzato e mai autorizzerà nessun inceneritore. Lo abbiamo deciso noi da anni e non lo decide certo Giuseppe Conte. Non serve che ce lo ricordi“.
“Credo che per questo atteggiamento politico di Conte ci siano dei riflessi partitici di livello nazionale, che calano sulle nostre teste e che pagheranno i cittadini“, ha detto ancora prima di ribadire che quello che sta succedendo non è bello, “perché nel Lazio siamo tutti uniti e saremo pronti a scrivere un nuovo programma. Il prezzo delle divisioni lo pagano soprattutto i cittadini e i più deboli“. Su questo punto si è soffermato lo stesso D’Amato che ha ricordato “che le ultime elezioni regionali il centrosinistra unito vinse, i Cinque stelle andarono per conto loro come ricorderete bene, quello che conta sono poi i risultati, il rendiconto rispetto ai cittadini, di fare la massima unità possibile“.
Alle parole di Zingaretti su Conte hanno poi risposto anche dal gruppo della Capitale di Azione: “Sulle regionali del Lazio sta succedendo la qualsiasi. Zingaretti prova a ingraziarsi Conte facendo finta che il termovalorizzatore nulla c’entri con la Regione. Gualtieri ieri invece ha ribadito l’importanza del termovalorizzatore per Roma. È un balletto indecoroso che nasconde la pulsione irrefrenabile di Zingaretti di sottomettersi al M5S. Basta. Iniziamo a parlare di come rilanciare una regione impantanata. Zingaretti e Bettini se ne facciano una ragione: i 5S non li vogliono più“, hanno scritto in una nota.
E sì, ne vedremo ancora delle belle, anche perché una data ancora non c’è. Né per il Lazio, né per la Lombardia.