La pandemia di Covid-19 e l’emergenza ambientale in corso sono tra loro strettamente connesse: è questa l’opinione che si fa sempre più strada tra scienziati ed esperti. Non solo, l’impatto dell’azione umana sull’ecosistema rientrerebbe tra i fattori scatenanti della maggior parte delle recenti epidemie. In particolare, la costante pressione esercitata dall’uomo sull’ambiente e la conseguente erosione dell’habitat naturale di numerose specie, spesso messo a dura prova dai cambiamenti climatici in corso, sarebbero causa di contatti sempre maggiori tra persone ed animali selvatici portatori di virus. La penetrazione sempre maggiore dell’uomo in ecosistemi intatti ed indisturbati, intensificando le occasioni di contatto tra gli esseri umani e la fauna selvatica, esporrebbe dunque l’uomo ad una serie di patogeni ancora sconosciuti.
La pericolosità e la dannosità di tali azioni umane sarebbero testimoniate proprio dall’origine animale della maggior parte delle recenti malattie infettive – Ebola, influenza aviaria, Mers e Sars, per fare alcuni esempi. Il salto dell’agente patogeno dagli animali all’uomo, il discusso contagio uomo a uomo, in seguito all’azione di disturbo di un ecosistema vergine è stato confermato da diversi studiosi e scienziati. È quanto affermato ad esempio dalla virologa Ilaria Capua, direttrice dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida: “Tre coronavirus in meno di vent’anni rappresentano un forte campanello di allarme. Sono fenomeni legati anche a cambiamenti dell’ecosistema: se l’ambiente viene stravolto, il virus si trova di fronte a ospiti nuovi. Se intervieni su un ecosistema e, nel caso, lo danneggi, questo troverà un nuovo equilibrio. Che spesso può avere conseguenze patologiche sugli esseri umani”.
Da quanto appena descritto, dunque, si intuisce come le due emergenze, da una parte quella legata alla pandemia di Covid-19 e, più in generale, alla sempre maggiore possibilità nel futuro di andare incontro a nuovi fenomeni epidemici, e dall’altra quella ambientale, siano strettamente collegate e, in particolare, abbiano entrambe le proprie radici nell’attuale modello economico-produttivo mondiale, caratterizzato dal consumo frenetico e dalla produzione spasmodica di beni, alla continua ricerca di una crescita all’infinito a danno dell’ambiente che ci ospita. Una ragione in più insomma, se mai ce ne fosse stato bisogno, per intervenire sul nostro modello di sviluppo, ripensandolo nel rispetto dell’ambiente in cui viviamo e da cui dipende la nostra sopravvivenza.
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