Arriva un nuovo studio che mette al centro un farmaco utilizzato per il fegato potrebbe essere utilizzato per fermare il Covid-19. Le novità in merito da una ricerca effettuata a Cambridge.
Dopo due anni e mezzo dall’inizio della pandemia di Covid-19, in tutto il mondo il numero di casi è ancora alto, con più di 500mila nuovi contagiati al giorno.
Nonostante i vaccini abbiano cambiato la percezione e la cura del virus, si cercando ancora terapie alternative per riuscire un giorno a debellarlo del tutto. Una nuova ricerca arriva da Cambridge, dove un gruppo di ricercatori hanno scoperto che un farmaco utilizzato per il fegato potrebbe aiutare.
I ricercatori di tutto il mondo, dopo due anni di pandemia e i casi di Covid-19 che non cessano di palesarsi, continuano a studiare nuove forme di terapie contro il virus.
In questi giorni, infatti, è emerso un nuovo studio fatto a Cambridge da un gruppo di ricercatori, tra cui la dottoranda milanese Teresa Brevini, che ha scoperto un nuovo procedimento che può essere utilizzato.
La ricerca è stata pubblicata il 5 dicembre 2022 sulla rivista scientifica Nature, che mostra come un farmaco utilizzato per alcune patologie al fegato potrebbe chiudere fuori il virus SARS-CoV-2 dalle nostre cellule.
Si tratta di un recettore chiamato ACE2, un farmaco che agisce sulle nostre cellule direttamente: in questo modo, potrebbe proteggere l’organismo dall’accesso del virus.
Secondo quanto riportato dal dott. Fotios Sampaziotis, che ha guidato la ricerca, questo farmaco potrebbe essere un’utile terapia alternativa. È importante, secondo il ricercatore, trovare terapie alternative che escludano il sistema immunitario, soprattutto per i pazienti immunodepressi.
Certo, il vaccino ha fatto tanto ma per questa particolare tipologia di persone, che non possono essere sottoposte al farmaco preventivo, ci vuole un’altra tipologia di approccio che potrebbe essere, appunto, il medicinale per il fegato.
Come si legge nell’articolo di Nature, i ricercatori di Cambridge hanno dimostrato come questo farmaco, chiamato Udca, può essere efficace contro il Covid-19.
Facendo diversi test, in particolare a una coppia di polmoni esposta al virus, hanno appurato come grazie alla somministrazione del medicinale uno di questi non si è infettato.
Il farmaco, secondo le ricerche fatte, è in grado anche di ridurre i recettori Ace2 nell’epitelio nasale di otto persone volontarie, limitando così la diffusione del Covid-19 nell’organismo.
Risultati, questi, che danno una speranza maggiore in questa terapia, che potrebbe essere utile a diverse situazioni cliniche.
Il farmaco, secondo la ricerca, può essere uno strumento valido per proteggere soprattutto le persone che non possono essere sottoposte alla terapia vaccinale.
Al momento, però, essendo questo solo uno studio fatto in laboratorio e non un trial clinico, vanno fatti diversi accertamenti per poter confermare le scoperte fatte dal gruppo di ricercatori.
Sta di fatto che l’Udca non potrà sostituire le terapie già consolidate per la lotta al Covid-19, ma di certo espande la possibilità di trovare terapie alternative soprattutto per soggetti con una particolare storia clinica alle spalle.
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