I dati dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Nazionali (Agenas) del 6 gennaio sono preoccupanti: dopo i progressi fatti nelle settimane precedenti alle festività natalizie, tornano ad aumentare i contagi e con loro anche i ricoveri. La settimana scorsa, infatti, i reparti di terapia intensiva che avevano superato la soglia d’allerta erano 6, ma oggi salgono a 9.
A queste inoltre anche aggiunte le Regioni dove l’allerta è scattata per i reparti ordinari: anche in questo caso sono 9.
La media nazionale si attesta intorno al 30% di occupanti contagiati da Covid-19, che corrisponde anche alla soglia di allerta di posti in terapia intensiva secondo il decreto emanato il 30 aprile 2020 dal Ministero della Salute.
Le 9 Regioni che superano la soglia di allerta per Covid
Emilia Romagna (31%), Friuli Venezia Giulia (35%), Lazio (32%), Lombardia (38%), Piemonte (31%), Provincia autonoma di Bolzano (35%), Provincia autonoma di Trento (50%), Puglia (33%) e Veneto (37%) sono le zone d’Italia dove gli occupanti dei reparti di terapia intensiva hanno sforato la soglia.
Per quanto riguarda i posti occupati nei reparti ordinari di medicina, pneumatologie e malattie infettive, quelli identificati in area ‘non critica’, anche qui 9 Regioni (in aumento di una unità rispetto all’inizio del 2021), hanno superato la soglia limite individuata al 40% dal Ministero: Emilia Romagna (44%), Friuli Venezia Giulia (51%), Lazio (44%), Liguria (41%), Marche (44%), Piemonte (48%), Provincia autonoma di Bolzano (44%), Provincia autonoma di Trento (59%) e Veneto (44%).
Fondazione Gimbe: verso la terza ondata
Anche dalla Fondazione Gimbe arriva l’allarme, e il presidente Nino Cartabellotta ha infatti dichiarato che di questo passo “Si intravede l’inizio della terza ondata con numeri troppo elevati per riprendere il tracciamento”.
“A cavallo del nuovo anno i dati documentano l’inversione della curva dei nuovi casi, in calo da 6 settimane consecutive, e l’incremento percentuale dei casi totali”, ha spiegato Cartabellotta: “Numeri sottostimati dalla decisiva frenata dell’attività di testing nelle ultime due settimane accompagnata dal netto aumento del rapporto positivi/casi testati che schizza al 30,4%”.