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Covid, archiviata l’inchiesta su Conte e Speranza per mancata zona rossa

Il tribunale dei ministri di Brescia ha deciso di archiviare le posizioni di Giuseppe Conte e di Roberto Speranza nell’ambito dell’inchiesta sul Covid.

Giuseppe Conte – Nanopress.it

La Procura di Bergamo aveva aperto l’inchiesta per valutare l’operato dell’ex premier e dell’ex ministro della Salute durante la prima fase della pandemia, in particolare sembra che si siano state delle negligenze nell’istituzione della zona rossa nella Val Seriana fra febbraio e marzo del 2020, parliamo quindi proprio dell’inizio dell’emergenza sanitaria.

Archiviata l’inchiesta sul Covid per Conte e Speranza

Giuseppe Conte e Roberto Speranza, rispettivamente presidente del Consiglio e ministro della Salute in piena emergenza Covid, sono i principali indagati per la gestione della fase iniziale della pandemia nelle zone più colpite, in particolare l’area della Val Seriana in Lombardia.

Questa è stata proprio la regione più colpita dal Covid e tanto si è detto sull’operato delle forze politiche che in quel periodo amministravano il Paese. Si parla di dati omessi, di mancata attuazione di un piano pandemico che rispecchiasse la gravità della situazione, di rifiuti d’atti d’ufficio e addirittura di omicidio ed epidemia colposi.

Ipotesi di reato molto gravi che riguardano in particolare i comuni di Nembro e Alzano Lombardo. Le decisioni dei due sono sotto indagine e lo scorso 10 maggio Conte e Speranza sono stati sottoposti al primo interrogatorio in presenza dei loro avvocati. La Procura, a fine maggio, ha richiesto l’archiviazione proprio in seguito a quella prima sessione di domande e oggi quella domanda è stata accolta.

Roberto Speranza – Nanopress.it

Sembra quindi che i due politici non abbiano responsabilità sulla gestione della pandemia. La decisione è stata il risultato di una camera di consiglio che la Procura di Bergamo ha discusso oggi.

I giudici del Tribunale dei Ministri, tutti civilisti e fra cui anche la presidente della sezione Lavoro, Maria Rosa Pipponzi, hanno deciso che il fatto non sussiste. In particolare è stato evidenziato che i decessi nella prima fase pandemica a Nembro e Alzano Lombardo, non possono essere addebitati a un ritardo nella zona rossa, insomma non ci sono prove a supporto.

Piuttosto i ritardi riguardano attività amministrative di altro tipo e non risulta che l’operato degli indagati abbia compromesso la sanità pubblica né negato le risorse necessarie per contrastare la diffusione del virus. Conte e Speranza non sono responsabili di ciò che venivano accusati, come la mancata fornitura di cure, l’insufficiente formazione del personale sanitario e la mancata verifica delle dotazioni dei dispositivi medici nelle strutture sanitarie lombarde.

Chi è coinvolto

A 3 anni dall’inizio dell’emergenza sanitaria oggi abbiamo un graduale ritorno alla normalità. Però sono stati anni molto difficili in cui siamo stati tempestati di raccomandazioni su come comportarci per limitare i contagi e proteggerci al meglio.

Tribunale – Nanopress.it

Ora si guarda al passato per capire se ci siano state delle falle e delle male gestioni da parte delle autorità politiche. Ci sono però oltre a Conte e Speranza, diverse altre persone che sono coinvolte fra coloro che erano a capo del nostro Paese e in particolare della regione Lombardia, la prima in cui si sono verificato focolai.

Fra gli attori di questa vicenda abbiamo Attilio Fontana, sul quale ancora si sta indagando, così come sul suo ex assessore Giulio Gallera, sul presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli, sul presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro e su Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico che ha gestito la prima fase della pandemia. Ci sono poi altri nomi.

Gli inquirenti stanno collaborando con diversi esperti per fare luce sulle diverse decisioni prese in quel periodo, ad esempio con il microbiologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti, che ora ricopre il ruolo di senatore per il Partito Democratico.

Secondo quanto emerso, se la zona rossa nelle zone lombarde della Val Seriana fosse stata istituita prima, i morti sarebbero stati almeno 4.000 in meno. Sono numeri importanti che non possono essere tralasciati. Nonostante l’archiviazione per Conte e Speranza, l’inchiesta va avanti.

Claudia Marcotulli

Diplomata in grafica pubblicitaria, amo l'arte, la natura, gli animali, la grafica, la fotografia e la scrittura.

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