È in discesa l’indice di trasmissibilità del Coronavirus nel nostro Paese. Anche questa settimana, i contagi sono in calo e, di conseguenza, cala e si stabilizza anche l’RT.
Giù anche l’asticella di incidenza dei casi ogni 100mila abitanti, stando a quanto definiscono i dati dell’Istituto Superiore di Sanità. Ma c’è un dato che, però, continua a crescere.
Covid: in calo il numero dei casi
Nel pieno della stagione invernale, ci saremmo aspettati nuovamente un balzo in avanti dei contagi Covid, aiutato anche in parte dall’influenza stagionale. Ed invece non è così: la situazione sembra diversa da quella che si pensava.
Stando agli ultimi dati settimanali diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo compreso fra il 30 novembre ed il 13 dicembre, l’indice Rt di trasmissibilità Covid è in discesa e si attesta intorno allo 0.91, a differenza dei precedenti periodi dove, invece era vicino alla soglia dell’1 (0.98).
Nel periodo compreso fra il 16 dicembre ed il 22 dicembre 2022 è in calo, anche l’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti: sono 233 i casi, rispetto ai 296 del periodo a cavallo fra la fine di novembre e l’inizio del mese di dicembre.
C’è, però, un dato che fa pensare ed è quello relativo alla sotto variante BQ.1, conosciuta da tutti con il più comune nome di “variante Cerberus”. Questa, insieme a tutte le altre sue derivate, sono quelle che stanno facendo aumentare, rispetto al mese di novembre, dal 30% al 64% dei casi attestati di Covid. Sempre in questa settimana (quella fra il 16 ed il 22 dicembre), in Italia si sono registrati circa 137.600 casi di contagio, ma in calo rispetto a quelli della settimana scorsa.
Una discesa pari al 21.2% rispetto alla settimana di inizio dicembre. Ancora però, alto, il numero dei decessi: in soli 7 giorni sono stati 798, l’11% in più rispetto alla settimana precedente.
Variante Cerberus: cosa preoccupa?
Come dicevamo, però, a preoccupare è il dato relativo alla variante Cerberus. Al momento, sono 10 le regioni dove l’occupazione dei posti letto in area medica non critica, risulta essere al di sopra del 15%. Dove la situazione preoccupa di più è l’Umbria, dove il 39% dei posti letto è occupato.
A questa fanno seguito la Liguria, con il 28% di posti letto occupati. Seguono, a ruota, e con valori poco meno distanti dalle prime due regioni, la Valle d’Asta (che si attesta anche lei intorno al 28%), il Friuli Venezia Giulia (con il 20%), le Marche (con il 19%), la Calabria (con il 17%), l’Emilia Romagna (con il 18%), il Veneto (con il 15%), l’Abruzzo (con il 16%) e la Sicilia (con il 15%).
Una situazione che è pienamente sotto controllo per il nostro Paese, anche nel pieno di quella che, come dicevamo, è anche l’incidenza dell’influenza stagionale. A differenza di altri paesi nel mondo, come ad esempio la Cina dove i casi stanno aumentando a dismisura e dove sia gli ospedali che gli obitori sono sotto stress.
Casi in calo nel nostro Paese, con la sola soglia di allerta per i posti di occupazione in area medica non critica al di sopra, solo in alcune regioni.