La chiusura dei reparti a causa di Covid-19 potrebbe causare un aumento della mortalità tra i pazienti cardiologici già dal mese prossimo. L’allarme è arrivato dalla Società italiana di cardiologia (Sic). A causa della sospensione degli ambulatori cardiologici, dei reparti e delle unità di terapia intensiva coronarica (Utic) si rischia di non riuscire più a gestire le emergenze e i pazienti affetti da diverse patologie.
“In alcune regioni, soprattutto al Sud, gli ambulatori cardiologici sono stati chiusi e i reparti di cardiologia svuotati perché è in aumento il numero del personale sanitario contagiato o perché molti reparti cardiologici sono stati convertiti in reparti Covid-19” ha detto Ciro Indolfi, presidente della Sic.
Secondo i dati riportati dalla Sic, la pandemia da Coronavirus, durante la prima ondata, ha provocato la riduzione di oltre il 50% dei ricoveri cardiologici. Inoltre, l’aumento della mortalità ospedaliera si è triplicato.
“In questo scenario se i numeri dei contagiati aumenteranno ulteriormente, è prevedibile un impatto della pandemia sulle malattie cardiovascolari ancora maggior rispetto allo scorso marzo. Infatti, il rinvio di visite, controlli e ricoveri per interventi di angioplastica coronarica e di altre procedure elettive, sommandosi ad arretrati difficili da smaltire, rischia già dal prossimo mese di portare ad un aumento della mortalità e della disabilità superiore a quello della prima ondata, a cui si aggiunge un rischio due volte maggiore di non sopravvivere al virus per chi soffre di malattie cardiovascolari” ha spiegato Indolfi.
Giuseppe Tarantini, presidente della Gise, la Società Italiana di Cardiologia Interventistica, ha esposto, durante il 41° congresso nazionale Gise, quattro proposte concrete volte a garantire “un adeguato e tempestivo accesso alle cure per le persone cardiopatiche in era Covid-19 e per ridurne i tempi di ospedalizzazione”.
Tra di esse, c’è quella di utilizzare un modello organizzativo organico in grado di affrontare la situazione conseguente all’emergenza, investendo “per riportare alla normalità i tempi delle liste d’attesa, potenziando la struttura dei reparti e rivedendo le modalità di accesso alle strutture sanitarie, con percorsi dedicati ai pazienti cardiopatici”.
Inoltre, è stato proposto un Fondo per l’Innovazione tecnologica che sostenga l’adozione nella pratica clinica di tecnologie e terapie più avanzate per tutti e che “riduca le disomogeneità di accesso esistenti”.
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