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Salute

Covid, numeri allarmanti dalla Cina e Italia a rischio: cosa può succedere

La Cina mette a rischio il mondo intero. La gestione del Covid da parte del Paese asiatico fa nuovamente scattare l’allarme, potenzialmente anche in Italia. I numeri fanno paura: le ultime rilevazioni hanno evidenziato un milione di contagi ogni giorno e almeno 5000 morti. Il picco, inoltre, deve ancora arrivare e vedrebbe una situazione drammatica per chi per primo ha provato il Covid nel 2019. Il tutto si deve a una gestione della pandemia fallimentare da parte del governo e a dei vaccini che, a conti fatti, non sono stati molto meno efficaci rispetto a quelli europei. Ma ora le conseguenze potrebbero ripercuotersi su tutto il resto del mondo, anche sul nostro Paese e il mirino è puntato verso i viaggi che potrebbero rappresentare la via di circolazione principale per il virus dalle nostre parti. Ecco la situazione nel dettaglio.

Tampone a chi arriva dalla Cina – Nanopress.it

Il mondo è di nuovo con il fiato sospeso. Sì, perché il contenimento della pandemia in Italia ha dato i suoi frutti, ma lo stesso non si può dire in Cina. Infatti, nel Paese asiatico si registra una situazione allarmante con i dati relativi i contagi e i decessi in impennata, con numeri spaventosi. E con addirittura sei varianti circolanti e che potrebbero ulteriormente dare vita a nuove forme del virus. Il tutto alle porte del Capodanno cinese, che ogni anno unisce milioni di persone, e con la politica di riapertura che potrebbe ulteriormente far circolare il virus. Allo stesso tempo, attenzione a ciò che potrebbe succedere in altre parti del mondo, in Asia ma anche in Europa. I viaggi sono finiti sotto la lente di ingrandimento, per tutelare la popolazione occidentale, ma si è già mosso anche il Giappone per esempio, perché è quella la via tramite cui un nuovo pesante rialzo dei contagi potrebbe colpire il nostro Paese. Vediamo nei dettagli a che punto è la situazione e quali sono i rischi effettivi che potremmo correre nei prossimi mesi.

La pandemia da Covid è esplosa in Cina e in Italia la preoccupazione è in aumento

Il Covid è uno spauracchio che non possiamo ancora considerare un ricordo, anzi. In Italia negli ultimi mesi la situazione sembrava migliorata e anche in maniera piuttosto netta. Anche le ultime ondate pandemiche non avevano dato gli effetti disastrosi che si erano verificati in precedenza e la pressione sul sistema sanitario non è stata minimamente paragonabile rispetto a quanto abbiamo vissuto in passato. Insomma, si è entrati in un’epoca in cui il SARS-COV-2 è sempre più indirizzato verso l’endemia e la prova l’abbiamo avuta anche durante le ultime feste natalizie.

Veduta esterna di Palazzo Chigi durante riunione del Consiglio dei Ministri – Nanopress.it

L’ultimo bollettino settimanale in relazione ai casi nel nostro Paese ha evidenziato una netta decrescita dei casi, che si può attestare addirittura al -21%. Tanto, tantissimo per identificare un trend al ribasso. E poi, soprattutto, a cambiare sono stati man mano gli effetti dei contagi. L’Italia ha lavorato negli anni scorsi affinché la popolazione fosse immunizzata al meglio, dopo le chiusure massive che abbiamo avuto nel primo periodo, quello in cui il Covid ha sorpreso e colto impreparato il mondo intero.

Un ruolo fondamentale l’hanno avuto i vaccini e l’adesione che la stragrande maggioranza della popolazione ha dato. A distanza di tanti mesi, possiamo dirlo: la campagna vaccinale ha funzionato e ci ha permesso di rendere più innocuo un virus che altrimenti avrebbe causato un numero molto più alto di morti. E poi in tanti dal Covid sono stati anche contagiati e l’hanno superato, acquisendo ulteriori anticorpi naturali, un mattone prezioso nella lotta alla pandemia e alla sua circolazione.

Poi sono arrivate le riaperture, che sono state un’indicazione politica, ma arrivata anche su quello che man mano le terapie intensive, i bollettini e la comunità scientifica indicava. E una libertà, quindi, che ci siamo conquistati a forza di piccoli passi, ma corretti. Il valore più prezioso per cui abbiamo dovuto lottare sotto il profilo sanitario e sociale e che probabilmente abbiamo imparato ad apprezzare con ancora più convinzione, quindi anche a proteggerla con tutti i modi e le possibilità che abbiamo a disposizione.

Positivi al Covid in Cina – Nanopress.it

Questo lo sanno bene in Cina, un posto molto lontano da noi e che la pandemia l’ha sentita anche con molta più intensità rispetto a quanto non sia successo per noi occidentali. La politica ovviamente ha inciso, la loro forma di governo, le repressioni massive, l’incuranza della privacy. E ora, ci siamo resi conto, è stato anche un problema di gestione sanitaria in sé e per sé. Sì, perché i vaccini che hanno utilizzato in Cina, Cansino e Sinovac, non hanno funzionato poi così bene e gli errori sono stati tanti, troppi anche per quanto riguarda i tempi e i modi dell’isolamento e delle riaperture.

Non è affatto un segreto e le condanne stanno arrivando da più parti. Ne ha parlato a chiare lettere anche il professore di Igiene all’Università Cattolica Walter Ricciardi, come riporta ‘La Repubblica’: “La strategia contro il Covid della Cina è stata disastrosa, un errore dietro l’altro”. E ora ne stanno pagando le conseguenze tangibili, sanitarie e sociali. Gli ultimi dati riportati dalla BBC, che ha citato le stime della società britannica Airfinity sono a dir poco allarmanti. Si parla, allo stato attuale delle cose, di più di un milione di contagi ogni giorno e di 5000 morti, al minimo.

Dopo settimane in cui il Covid sembrava sempre di più un elefante nella stanza che avevamo imparato a ignorare, la preoccupazione anche in Occidente è tornata a crescere. Nella speranza che anche noi non dovremo vivere una recrudescenza di questo tipo. Con l’auspicio che questa volta riusciremo a proteggerci da ciò che succede dall’altra parte del mondo, dal preservare quella stessa libertà che ci siamo conquistati. Tutto quel rigore, quella repressione (anche violenta) della Cina gli si è ritorto contro e potremmo anche noi pagarne le conseguenze.

In tanti, dopo aver appreso le ultime notizie che arrivano dalla Cina, devono fare i conti con la paura crescente che nuove mutazioni del Covid possano oltrepassare i confini. Che nuove varianti costituiscano una minaccia sempre più concreta per la popolazione italiana e per il nostro sistema sanitario. E l’Oms sta cercando di capire, sempre più interessato, quali potrebbero essere le conseguenze concrete e in tutto il mondo di quello che sta succedendo. Allarmarsi in questo momento non serve più di tanto, né prospettare ad amici e parenti i peggiori auspici per quello che succederà e che potrebbe succedere. Comprendere la situazione attuale, però, è doveroso per capire come contrastarla e regolarsi per il futuro. E la situazione è abbastanza delicata e complessa in Cina, dal punto di vista delle varianti, che poi è anche ciò che più di tutto preoccupa l’Oms in questo momento.

Il fallimento della Cina: le varianti circolanti e cosa non ha funzionato. Cosa rischia davvero l’Italia

Proprio il numero e l’identificazione delle varianti circolanti in Cina, sono stati oggetto di analisi da parte dell’Agenzia ONU per la salute. Da lì è emerso che sono sei in questo momento e sono sono attento monitoraggio. Rappresentano, inoltre, il 72,9% della prevalenza dei contagi, a livello globale. L’Oms ha spiegato: “Hanno sostituito i precedenti lignaggi discendenti di BA.5. Si tratta di Cerberus al 42,5%, poi ancora di Omicron con una o più mutazioni al 13,4%, Centaurus al 9,8% e Gryphon – che ricordiamo essere una variante ricombinante – al 6,1%”. Senza dimenticare BA.4.6 E BA.2.30.2 che sono attualmente all’1% e allo 0,1%.

Senza voler indorare una pillola già amarissima, a distanza di quasi tre anni, la situazione è tornata a essere incontrollata per la Cina e purtroppo il rischio è che un netto rialzo dei contagi potrebbe verificarsi anche in Occidente e in tutto il mondo. Ancora secondo Airfinity, inoltre, le cose potrebbero ulteriormente peggiorare. Le stime dell’attuale ondata di contagi Covid potrebbe avere delle conseguenze storiche e drammatiche per tutta la Cina. Si parla di un numero di morti compreso tra gli 1,3 e i 2,1 milioni, derivati da un numero di infetti devastante, che potrebbe arrivare a viaggiare sui 3,7 milioni di casi al giorno già a metà a gennaio. Questo potrebbe avvenire soprattutto nelle aree più a rischio, soprattutto a Pechino a meridione, precisamente nel Guangdong. Nelle restanti province si potrebbe arrivare a 4,2 milioni di contagi ogni giorno.

Ricciardi ha illustrato ulteriormente dove siano stati i problemi e, dunque, anche le colpe della Cina: “Oltre alla sottovalutazione delle nuovi varianti, ha dato priorità alla vaccinazione dei giovani in età di lavoro e non delle fasce più vulnerabili. Non sapremo i numeri delle vittime, ma sono probabilmente terribili“. Il tema dei vaccini poi è per forza di cose alla gogna. Cansino e Sinovac non hanno retto Omicron e le sue sottovarianti e non si trattava neanche di vaccini a Rna. Ricciardi a tal proposito evidenzia: “È quello che sarebbe successo anche da noi se non avessimo avuto vaccini efficaci”.

La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che la Cina ha allentato le restrizioni nell’ultimo periodo e l’8 gennaio entrerà in vigore anche lo stop alla quarantena, per cui la situazione potrebbe anche peggiorare e alle porte del Capodanno cinese, un evento che ogni anno raccoglie un numero enorme di persone. Le varianti circolanti, inoltre, potrebbero evolversi in una variante più patogenica o a ulteriori varianti che potrebbero essere sempre più difficili da bloccare e potrebbero superare i confini con più facilità. La lunga distanza che ci separa dalla Cina, quindi, potrebbe non essere sufficiente a proteggerci da nuove ondate di contagi.

Area per i tamponi antigenici per chi arriva dalla Cina – Nanopress.it

Anzi, l’attenzione è massima per quanto riguarda i viaggi e gli aerei che stanno arrivando dalla Cina, che potrebbero portare in dote un numero di positivi decisamente elevato. Le regioni si sono mosse per prime per limitare questo possibile rischio: prima la Lombardia, che ha deciso di obbligare il tampone a chi arriva dalla Cina e sbarca a Malpensa. La stessa decisione poi è stata presa anche dal Lazio, e in particolare all’aeroporto di Fiumicino. Poi è arrivata l’ordinanza del ministro Schillaci: “Ho disposto, con ordinanza, tamponi antigenici Covid-19 obbligatori, e relativo sequenziamento del virus, per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina e in transito in Italia”. Poi si sono mosse anche Giappone e India che hanno già deciso di attivare le prime misure di protezione. Le misure preventive più importanti le ha prese proprio il Giappone che dal 30 dicembre obbliga chi deve viaggiare a partire dalla Cina a effettuare il tampone. Poi dovrà anche rispettare una quarantena di sette giorni.

Questa è una strada, ma potrebbe non essere sufficiente per contenere la situazione. Si pensi che quindici minuti dopo l’annuncio della ripresa dei viaggi da parte della National Health Commissione, sono aumentate di sette volte le ricerche relative i voli internazionali, a partire da Thailandia, Giappone e Corea del Sud, in cima alla lista delle mete preferite. E non può essere casuale. L’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, annunciando i controlli a Fiumicino ha anche detto: “Non dobbiamo abbassare la guardia. Le ultime notizie sul Covid ci spingono a tenere alta l’attenzione”. Chi risulterà positivo al Covid tra le persone in arrivo dalla Cina, e non presenta sintomi o ne presenta pochi, sarà tenuto a isolarsi per sette giorni, cinque dopo la conversione del decreto rave. I casi più gravi invece saranno trasferiti in ospedale.

I controlli comunque hanno mostrato quanto sia allarmante la situazione. Su un aereo il 38% dei pazienti è risultato positivo, su un secondo aereo addirittura il 52%. Questo fa capire cosa vorrebbe dire non prendere misure preventive verso la Cina in questo momento e deve essere per forza cosa la direzione, in questa fase, per evitare che il virus torni a circolare in maniera allarmante.

Allora, cosa rischia davvero l’Italia? Il nostro Paese deve continuare ad affidarsi alle misure che ci hanno accompagnato negli ultimi anni di lotta alla pandemia. Sicuramente l’utilizzo delle dosi vaccinali e continuare a battere su questo tasto è una via obbligatoria. E poi se le varianti dovessero arrivare nel nostro Paese e circolando in maniera aggressiva, verrà monitorata la pressione sul sistema sanitario e le misure da parte del governo verranno prese di conseguenza. Non è dissimile pensare che i controlli verranno aumentati e che potrebbero tornare i dispositivi di protezione che ora abbiamo un po’ abbandonato. Gli scenari più allarmanti, però, per il momento sono scongiurati, ma ora tocca proteggerci e isolare i positivi in arrivo. Altrimenti, potremmo pagare anche noi un prezzo decisamente alto in termini di vite e sanità.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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