In tutta Italia proseguono, da nord a sud, le proteste di ristoratori, commercianti e ambulanti dopo i tafferugli che si sono verificati ieri a Roma davanti al Parlamento.
A Torino, a Santa Rita, gli ambulanti di generi non alimentari protestano dietro lo striscione “Siamo tutti necessari”. A Pistoia invece è stato allestito in piazza Duomo un finto mercato, senza merce esposta. Mentre a Napoli i commercianti sfilano con le croci contro le restrizioni imposte dal governo per limitare i contagi da Coronavirus.
Nei mercati torinesi proteste contro la prolungata chiusura
Tra le manifestazioni organizzate per protestare contro le prolungate chiusure, quella organizzata a Santa Rita ha visto la partecipazione anche di numerosi negozianti, compresi quelli di attività aperte.
“Siamo tutti necessari”, è la scritta che si legge sullo striscione dei manifestanti, una sessantina in tutto. “Vogliamo lavorare”, ripetono. “Non possiamo più aspettare”.
I manifestanti hanno incontrato l’assessore comunale al Commercio, Alberto Sacco. “Ero già qui alle 8 del mattino” ha detto Sacco. “Spero possiate riaprire al più presto possibile. La vostra situazione ci è ben chiara, capisco e spero vivamente che si possa tornare arancione”.
E ancora: “Abbiamo trasmesso tutti i vostri problemi e le vostre richieste al prefetto affinché venga interessato il Governo”.
La manifestazione è proseguita tutta la mattinata con un corteo nelle vie e piazze del quartiere.
Protesta degli ambulanti anche in piazza Duomo a Pistoia
A Pistoia gli ambulanti hanno allestito un finto mercato con i loro furgoni, senza però esporre merce, per manifestare contro la mancata riapertura dei mercati in zona rossa.
“La nostra richiesta è di poter lavorare” ha spiegato Antonio Gualtieri, portavoce degli ambulanti del mercato di Pistoia. Che ha poi continuato: “I ristori non sono sufficienti e a non tutti arrivano, quindi abbiamo assoluto bisogno di lavorare. Noi oltretutto lavoriamo in sicurezza, perché siamo all’aperto, quindi non si capisce perché dobbiamo rimanere chiusi”.
Secondo Gualtieri il problema dei ristori è che: “Chi ha cambiato la società o chi è stato fermo in precedenza per altri motivi, non ha ricevuto niente”.
“Nel 2019 avevo affittato la licenza a mia moglie, nel 2020 me la sono ripresa, quindi ai fini dei ristori sembra che io non abbia avuto redditi nel 2019 e nel 2020 e perciò non ho ottenuto niente”.
Altro fronte di problematicità, quello delle tasse che non sono state congelate. “Io, come molti altri ho pagato 8mila euro di Inps e poi tutte le altre tasse, che purtroppo non sono state sospese” ha detto Gualtieri.
“Soltanto la tassa suolo pubblico qualche comune l’ha sospesa o ha fatto pagare solo uno o due mesi, ma tutto il resto arriva da pagare come prima della pandemia”.
Protesta dei commercianti a Taranto
“Il futuro non (si) chiude”. Così hanno protestato i titolari delle imprese del terziario aderenti a Confcommercio di Taranto, che questa mattina hanno tenuto un sit-in in sulla Rotonda del Lungomare per manifestare contro le chiusure disposte dai decreti governativi per l’emergenza epidemiologica.
I manifestanti hanno testimoniato l’urgenza di consentire la ripartenza delle attività nel rispetto delle regole e dei protocolli di sicurezza e di prevedere indennizzi e sostegni adeguati alle perdite.
Al centro della Rotonda del Lungomare inoltre sono stati posizionate delle buste nere della spazzatura che riportavano la scritta “un sacco di debiti” perché, come spiegato da uno dei commercianti intervenuti, “In questo anno il governo ci ha dato solo tanta immondizia piuttosto che ristori, assistenza e certezza sulle vaccinazioni”.
“Noi continuiamo ad andare avanti con una protesta civile, tutti con la mascherina, rispettando le distanze di sicurezza. C’è una esasperazione dilagante che speriamo non sfoci in manifestazioni ben più dure” ha continuato.
Intanto, per questo pomeriggio è stata annunciata una nuova iniziativa. I commercianti appenderanno in maniera simbolica un gilet giallo davanti ai propri negozi.
A Napoli 15 croci di legno in piazza
A protestare a Napoli sono gli aderenti alla Confesercenti di quindici categorie merceologiche (benzinai, ambulanti, orafi e gioiellieri, tra gli altri) che si sono riuniti in centinaia in piazza del Plebiscito, per chiedere la riapertura immediata dei loro esercizi.
Tra i più arrabbiati gli ambulanti: “Non capiamo la differenza tra chi vende alimenti e chi no. Apriamo tutti da domani, senza distinzioni, non ce la facciamo più” ha detto uno di loro.