Sono passati 3 anni dal “paziente 1 Covid” in Italia. Era il 18 febbraio quando Mattia Maestri si presentò all’ospedale di Codogno con i sintomi. Fu ricoverato e, esattamente 3 giorni dopo, arrivò il risultato della sua positività al virus.
Era la notte fra il 21 e il 22 febbraio del 2020. Da allora sono cambiate tante cose, anche se il Covid, ancora oggi, circola ma in maniera molto meno virulenta.
Da quel giorno, l’Italia se l’è vista brutta, in tutti i sensi, anche se, stando alle cronache, ha retto molto meglio di altri Paesi la pandemia. Certo, anche noi abbiamo avuto morti e interi paesi isolati a causa dell’epidemia ma, allo stesso tempo, siamo stati anche coloro che hanno risposto meglio al vaccino, recandoci ai centri preposti e facendo le dosi consigliate.
Ma la battaglia non è ancora finita. Nel senso che il virus circola ancora, infetta sì, ma in maniera molto meno virulenta rispetto a come succedeva 3 anni fa, quando non lo si conosceva nemmeno, e non sapeva nemmeno a cosa stava andando incontro il paziente 1, Mattia Maestri.
Era il 18 febbraio del 2020 quando, non sentendosi bene, si recava all’ospedale di Codogno per chiedere di esser curato. Il ricovero, le analisi per capire cosa avesse. Due giorni dopo era risultato positivo al virus della Sars – Cov2. Per questo, nella notte fra il 21 ed il 22 febbraio, venne ricoverato all’ospedale “San Matteo” di Pavia. Fu l’inizio dell’avvento della pandemia anche nel nostro paese.
Mattia ha lottato con tutte le sue forze contro la malattia e, alla fine, è guarito. Ma, da quel giorno, l’Italia dovette iniziare a fare i conti con il virus e con i contagi che aumentavano di giorno in giorno.
Ad oggi, dopo 3 anni, l’avvento di vaccini e tantissime le persone che si sono fidate della scienza e del vaccino stesso, anche se il virus continua ad essere ancora in circolazione, i casi sono notevolmente scesi. Stando al report settimanale, i contagi Covid sono in calo dell’8%, così come anche i ricoveri in ospedale. Quelli ordinari sono a -7.5%, mentre quelle nelle terapie intensive a -5.5%.
L’unica cosa che, purtroppo, è in aumento questa settimana è il numero di decessi, salito di 7.2 punti percentuali. Sono, questi, i dati del monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, per la settimana che va dal 10 al 16 febbraio.
A chi si chiede se la pandemia è finita o meno, risponde il dottor Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità in un’intervista al quotidiano “Il Sole 24Ore”: “Siamo in una fase in cui possiamo serenamente convivere con il virus. La pandemia è finita? Non possiamo dirlo noi con i dati a livello italiano, visto che si tratta di una sfida sanitaria globale” – spiega.
Di certo, la dichiarazione della fine della pandemia potrà darla, spiega Brusaferro, solo l’Organizzazione Mondiale mettendo a confronto i dati provenienti da tutto il mondo.
Una data, quella del 22 febbraio, che di sicuro entrerà negli annali della storia del nostro paese, perché segna l’inizio di una battaglia che, si spera, vinceremo quanto prima.
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