L’Ue chiede trasparenza alla Cina, l’Oms ritiene sottostimati contagi e vittime. Tamponi negativi prima della partenza per altri cinque Paesi.
La Cina parla di situazione sotto controllo, mentre altri cinque Paesi europei pretenderanno i test negativi al Covid prima della partenza effettuati entro due giorni. Dopo le raccomandazioni della giornata di ieri da parte dell’Unione Europea cresce l’apprensione per la crescita di casi nella repubblica cinese. Pechino risponde: “sempre contribuito alla condivisione di dati rilevanti”.
Era stata l’Italia a fare da apripista, proprio come nel 2020. L’Unione Europea dopo i sollecitamente arrivati dal nostro Paese sembra essersi decisa, finalmente, a intraprendere una linea più severa per i viaggiatori in arrivo dalla Cina. Lo scopo, dei tracciamenti di tutti coloro i quali arriveranno in Europa dal paese orientale, è quello di individuare in tempo positivi e nuove varianti, in modo da non risultare sprovveduti qualora la situazione dovesse sfuggire di mano.
Proprio come accaduto durante la prima ondata però, dalla Cina arrivano solamente smentite e anche qualche attacco. Nella giornata di ieri infatti i vertici di Pechino avevano parlato di strumentalizzazione da parte dell’Occidente, che avrebbe mirato con questa nuova ondata di “allarmismo” a indebolire la nazione cinese.
Anche la Germania dunque, dopo che nella giornata di ieri l’Ue aveva invitato a monitorare e all’inserimento di un protocollo come scritto su Twitter dalla commissaria Kyriakides, ha deciso di attuare tali restrizioni. La commissaria nella giornata di oggi ha invitato nuovamente Pechino a condividere i dati sulla reale situazione, aggiungendo che solo in cooperazione il mondo e l’Ue possono affrontare la pandemia in maniera adeguata.
Insieme alla Germania anche il Belgio, l’Austria, la Svezia e la Grecia hanno adottato nuove misure. Per entrare in questi paesi sarà necessario un test negativo effettuato entro 48 ore dalla partenza.
In queste ore il ministro della Sanità tedesco ha espresso preoccupazione sulla variante Covid. Karl Lauterbach ha inoltre parlato di una diffusione importante della mutazione di Omicron anche gli Stati Uniti.
La nuova sottovariante dal nome XBB.1.5 si starebbe diffondendo nel nord est degli Usa, con una crescita anche delle ospedalizzazioni in quella zona. Lo ha affermato ancora Lauterbach su Twitter, dicendosi speranzoso di poter superare l’inverno senza che la variante possa “diffondersi a noi”.
Da subito l’Italia, quando nelle ultime settimane del 2022 le notizie dalla Cina parlavano di casi in aumento e possibili nuove varianti, era corsa ai ripari. Anche Spagna, Inghilterra, Portogallo e Francia avevano nei giorni scorsi fatto pressione sulla Commissione europea e imposto test all’arrivo nei propri aeroporti per i viaggiatori in arrivo dalla Cina.
L’Ue dunque accogliendo anche l’appello del nostro Paese ha intensificato gli sforzi sul fronte aumento dei casi Covid in Cina, chiedendo una maggiore trasparenza.
La Commissione europea parla di “mancanza di dati affidabili sulla situazione in evoluzione del Covid-19 in Cina”, e anche l’Oms ritiene infatti che la situazione di contagi e vittime sia stata sottostimata dal governo cinese. I tecnici del comitato Ue hanno riportato che i numeri condiviso dal sito web China Cdc il 3 gennaio – 5.258 decessi correlati a Covid-19 – potrebbero non riflettere la realtà. Mentre l’Organizzazione mondiale della sanità lancia un appello,
Pechino ovviamente ha risposto a tono, ancora una volta. Una situazione sotto controllo, secondo il portavoce del ministro degli Esteri. “Pechino ha sempre contribuito alla condivisione di dati rilevanti sull’epidemia”.
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