Musk, l’uomo secondo le stime più ricco del mondo, è stato accusato dall’investitore Keith Johnson di aver manipolato a proprio lucro il mercato delle criptovalute.
Il querelante fa riferimento agli annunci sui social media del miliardario riguardanti la criptovaluta Dogecoin, che a causa degli stessi ha subito forti oscillazioni.
Non manca certo il coraggio a Keith Johnson per decidere di porsi alla testa di un’azione legale a difesa dei, a suo dire, truffati dagli altalenanti annunci di Elon Musk sul Dogecoin.
Audacia dovuta al fatto che colui contro cui si sta avviando un costoso processo è l’uomo più ricco del mondo e si sa, spesso la giustizia premia chi è più bravo a difendersi (o può permettersi avvocati più “convincenti”).
Nonostante ciò, il paladino degli investitori in criptovalute non indietreggia e chiede al proprietario di Tesla e SpaceX (le stesse società di Musk sarebbero state chiamate in giudizio) un risarcimento pari a 258 miliardi di dollari.
Tale somma sarebbe così ripartita: 86 miliardi a compensazione delle perdite accumulate da chi nel Dogecoin aveva investito con reali prospettive di guadagno (non nel solco di una manovra speculativa, come viene imputato a Musk) e 172 miliardi quale rimborso danni.
Ora a pronunciarsi sull’accaduto sarà il Tribunale di New York.
Per avere un quadro più chiaro di ciò che sta accadendo è opportuno effettuare una breve cronistoria del “rapporto” tra il miliardario sudafricano e la criptovaluta nata nel 2013.
A partire dal 2019 Musk, mediante il suo profilo ufficiale su Twitter, cominciò a postare frasi di elogio ed interessamento verso la criptovaluta, giungendo pesino a prospettare futuri pagamenti dei suoi prodotti Tesla proprio attraverso la criptovaluta qui in oggetto.
Inevitabilmente l’uomo con a disposizione il capitale più alto del mondo, nonché dotato anche di un folto seguito di interessati osservatori (tanto estimatori quanto detrattori), ha provocato la schizzata in alto della quotazione della moneta digitale.
Fino a qui normale dinamica di mercato: un bene si apprezza all’aumento della domanda. Se non fosse che l’inventore di PayPal ha poi altrettanto repentinamente rimangiato gli annunci fatti nel febbraio 2021, andando anzi (sempre tramite post su Twitter) a denigrare la criptomoneta. Naturalmente nella ultra-rapidità delle valutazioni finanziarie, il titolo del Dogecoin si è eroso come sabbia al vento.
Non pochi hanno visto in questa dinamica un tentativo del miliardario di manipolazione del mercato sfruttando proprio la sua fama pubblica ed il conseguente movimento di opinione che un suo semplice tweet può generare.
Oggi Keith Johnson si fa paladino di quanto di criminoso (a suo dire) è avvenuto confidando che in questo caso la dea Giustizia sia bendata non sugli occhi bensì sul naso, così da non essere attratta dal profumo dei soldi.
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