Un primo bilancio riguardo gli effetti del lockdown primaverile sul mondo del lavoro arriva dal report di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, che rileva l’incidenza maggiore della crisi causata da Covid-19 sulle donne lavoratrici.
Rispetto al secondo trimestre del 2019, quest’anno sono 470 mila le donne occupate in meno. Il calo nella forza lavoro femminile è stata, secondo i dati parziali elaborati finora, del 4,7%.
Per fare un paragone, i posti di lavoro andati in fumo sono stati 841 mila, quindi più della metà di questi a carico della componente femminile: il 55,9% erano lavoratrici donne.
I segmenti più colpiti sono stati quelli con minori garanzie ovviamente, quindi la componente di lavoro a termine (dove inoltre erano inserite il 14,4% delle donne, contro il 12,2% degli uomini,) perde 327 mila lavoratrici subendo un calo del 22,7%, e quella delle autonome, con un decremento del 5,1%.
Il bilancio è fortemente negativo, ma è ancora provvisorio: il blocco dei licenziamenti deciso dal Governo del nuovo Dpcm e le decisioni che saranno prese nei prossimi giorni avranno certamente conseguenze sull’occupazione a tempo indeterminato, incidendo sui dati odierni.
Il saldo negativo è stato fortemente influenzato dalla forte presenza di lavoratrici donne nei settori più interessati dalla crisi causata dal Coronavirus.
L’industria infatti, dove la componente impiegatizia maschile è maggioritaria, ha subito perdite meno ingenti a confronto. Il settore dei servizi invece, tradizionalmente settore d’interesse femminile, hanno pagato il conto più salato: il sistema ricettivo e ristorativo, dove le donne rappresentano il 50,6% dell’occupazione, e dei servizi di assistenza domestica, dove il lavoro femminile arriva all’88,1%, sono tra i più pesantemente colpiti a seguito dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni. Questi due settori soli hanno determinato il 44,2% delle perdite complessive dei posti di lavoro, e ben il 51% con riferimento a quelli femminili.
Nonostante il blocco delle attività abbia gravato su tutta la forza lavoro, indipendentemente dal sesso, le donne si sono trovate ad affrontare le maggiori difficoltà anche a causa della chiusura delle scuole.
Lo spostamento verso l’inattività si registra infatti specialmente nelle fasce giovanili, dove la quota di donne sulle quali grava la cura dei figli è più elevata. Il tasso di attività è passato infatti dal 62,1 al 54,8 tra le 25-29enni, dal 68,8 al 61,6 tra le 30-34enni e dal 71 al 66,8 tra le 35-39enni.
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