Alla seduta plenaria del Parlamento europeo è intervenuta la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ribadendo la necessità di creare un tetto comune al prezzo del gas e di ristrutturare gli accordi sul mercato dell’energia vigenti nell’Unione.
Dopo la scelta della Germania di attuare un piano da 200 miliardi in favore della sola economia tedesca e le proteste per inflazione e caro-bollette che monta in vari stati comunitari, la presidente della Commissione UE richiama all’unità e alla condivisione degli sforzi necessari ad uscire dalla crisi.
Ursula von der Leyen torna a parlare di tetto al prezzo del gas, provvedimento da lungo tempo discusso e invocato da 15 Paesi UE, tra cui l’Italia, per frenare la corsa al rialzo dei prezzi energetici.
La Commissione europea, a detta della sua presidente, sarebbe pronta a discutere un price cap sul gas utilizzato per produrre energia elettrica. Questa sarebbe una misura tampone in vista di una ristrutturazione complessiva del mercato europeo dell’energia.
Il metodo finora invalso per stabilire i prezzi energetici si è basato sul costo marginale stabilito nelle contrattazioni sui future al TTF, la borsa di Amsterdam. Quest’ultima per la Commissione non sarebbe più rappresentativa del reale mercato dell’energia del continente, sia per l’aumento considerevole delle importazioni di GNL (Gas Naturale Liquefatto) il cui prezzo non è stabilito in Olanda, sia per l’uso da parte di Putin delle speculazioni sugli idrocarburi quale arma economica contro la UE.
Il meccanismo sostitutivo a cui stanno lavorando Commissione e Consiglio potrebbe avvalersi del piano portato avanti dal ministro italiano all’energia Roberto Cingolani. L’idea è di stabilire un valore minimo e uno massimo entro cui far oscillare il prezzo del gas.
L’andamento del costo all’interno di questa forchetta risulterebbe dalla media ponderata degli indici delle principali borse energetiche mondiali, come quella dell’estremo Oriente, quella USA e quella britannica.
Altro aspetto fondamentale, oltre al nuovo meccanismo formale, sarà, continua Von Der Leyen, la collaborazione proficua e sostanziale tra i vari Paesi UE. Se le manovre di differenziazione dei fornitori e di riempimento degli stoccaggi dovrebbe garantire alle economie europee di oltrepassare l’inverno senza eccessivi problemi di riserve, l’occhio della Commissione guarda già al prossimo anno e alle strategie da definire fin da ora per non incorrere nei medesimi problemi di oggi.
Ergo è quanto mai opportuno, ribadisce la presidente UE, rafforzare acquisti congiunti di gas al fine di evitare che gli stati vadano in ordine sparso, facendosi concorrenza tra loro. L’Europa avrebbe già dimostrato la sua capacità di unirsi contro dittatori e minacce: non è il tempo di ridurre o vacillare su questo sforzo perché dall’altra parte c’è un presidente, quello russo Vladimir Putin, che non ha scrupoli nell’usare energia e proteste sociali per minare le fondamenta democratiche dell’unione di Bruxelles.
La difesa dalla Russia significa anche la proposta UE di un programma in cinque punti volto alla protezione delle infrastrutture energetiche europee. Il primo provvedimento riguarderebbe la definizione di una legislazione tesa a rafforzare le strutture più critiche dell’Unione e fondamentali per il comparto energetico.
La seconda indicazione prevede lo svolgimento di alcuni test lungo le infrastrutture deputate al trasporto energetico per individuare eventuali falle o debolezze nei sistemi di protezioni di queste vitali installazioni. In terzo luogo si vorrebbe potenziare il servizio di protezione civile comunitario aumentandone rapidità ed efficacia di intervento.
Altro aspetto è il miglioramento della sorveglianza satellitare UE attraverso la quale prevenire eventuali attacchi o sabotaggi agli impianti energetici; infine la Commissione auspica un aumento di collaborazione con NATO e Stati Uniti sui punti appena illustrati.
Intanto l’Unione Europea approva un nuovo pacchetto di sanzioni verso la Russia, al cui interno è contenuto anche il tetto al prezzo del petrolio russo, misura meno divisiva tra i 27 stati UE e quindi approvata con minor tentennamenti o ritrattazioni.
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