La crisi del Governo Renzi, culminata nelle dimissioni dopo la sconfitta del referendum del 4 dicembre, apre a diversi scenari. Sia in politica interna che estera, l’Italia rischia di fare un salto nel buio. Tanti gli scenari disastrosi preannunciati in caso di vittoria del No. Difficile stabilire se le paure siano reali o immotivate. Gli eventi possono mutare da un giorno all’altro, anche in considerazione della scelta che farà il capo dello Stato: elezioni anticipate o governo del presidente? E come reagiranno i mercati? La vera incognita è rappresentata proprio dalla finanza e da Bruxelles. Proviamo ad analizzare le conseguenze più rischiose, partendo dalla politica interna.
Sergio Mattarella ha in mano la patata bollente: deve scegliere se indire elezioni anticipate o optare per un governo tecnico o di scopo. Lo scioglimento delle Camere immediato è rischioso per due motivi. Il primo è sempre il solito: la crisi economica in cui l’Italia rischia di sprofondare di nuovo (non che ne fosse uscita) nel caso in cui Palazzo Chigi restasse disabitato a lungo. Lasciare il Paese senza una guida per tanti mesi potrebbe essere deleterio per i conti italiani e per i mercati. Tra l’altro c’è una legge di Bilancio da approvare.
Altro motivo per cui lo scioglimento delle Camere immediato sarebbe deleterio è che si andrebbe a votare con due leggi elettorali contemporaneamente: alla Camera con l’Italicum, al Senato con il Consultellum, ossia il vecchio Porcellum rivisitato dalla Corte Costituzionale. Insomma, si rischierebbe un nuovo caos con un governo forte alla Camera ma instabile al Senato. Storia già vista recentemente con Bersani.
Per questo motivo è indispensabile che i partiti trovino l’accordo per approvare una nuova legge elettorale. E per questo sarebbe auspicabile almeno un governo di scopo. L’altra ipotesi, il governo tecnico in stile Monti, probabilmente farebbe più contenta l’Europa che troverebbe un interlocutore che non potrebbe opporsi più di tanto alla volontà di Bruxelles. Quello che ha cercato di fare Renzi, mettendo dei paletti all’austerity. “È l’uomo che in Europa ha aperto qualche crepa importante in una logica di rigore inossidabile e che ha ripetutamente dato spallate al fronte dell’austerity, allentando le maglie di una politica economica asfissiante”, ha scritto Elisabetta Marinelli in un editoriale su Rainews.
L’Italia rischia di contagiare l’Europa?
Gli scenari più rischiosi riguardano il futuro dell’Italia in Europa. L’Eurogruppo ha già avvertito che “servono misure correttive alla manovra”. “Vista la situazione è impossibile chiederle adesso”, ha aggiunto però Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell’organo che riunisce i ministri dell’Economia dei Paesi con l’euro. Il quale invita a non fare psicodrammi: “La crisi italiana non sarà l’inizio di una nuova crisi dell’eurozona”.
Per quanto riguarda la borsa al momento nessuno scenario apocalittico. Niente corsa alle vendite, nessun crollo dopo il referendum, niente panico. Stessa reazione alla vittoria di Donald Trump negli States e alla Brexit: le borse hanno retto.
Eppure la stampa internazionale, che ha dedicato ampio spazio alla crisi italiana, teme una ricaduta su tutta l’Europa. Drastico il Financial Times, che teme complicazioni per il salvataggio di otto banche e che la crisi italiana possa contagiare l’Eurozona. Il giornale rievoca lo spettro di una forte instabilità finanziaria e di uno spread di nuovo impazzito, come nel 2013, e di un’Italia che potrebbe trascinare l’Europa nel precipizio.
Anche a causa della deriva populista che potrebbe emergere dalle nuove elezioni, con l’ascesa del Movimento 5 Stelle (più che della Lega Nord di Salvini). Queste le parole, a proposito, di Gideon Rachman sul Financial Times: “La Brexit e le dimissioni di Matteo Renzi fanno parte della stessa storia. Il progetto europeo è sotto una pressione senza precedenti. La decisione britannica di lasciare la Ue è la prova più evidente, ma nella lunga distanza la crisi in corso in Italia potrebbe costituire una minaccia ancora più grave alla sopravvivenza della Ue. È possibile che Renzi sia uno degli ultimi primi ministri italiani a rappresentare la sua tradizionale posizione pro europea”.
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