Secondo gli esperti la crisi di mezza età esiste veramente e merita attenzione. A scatenarla non sarebbero i soldi o la vecchiaia, ma soprattutto il crollo delle aspettative e l’eventuale perdita del lavoro. E’ questo ciò che emerge da una ricerca condotta dall’Università di Melbourne, in collaborazione con la London School of Economics, l’Università di Walwick e l’Istituto per lo studio del lavoro di Bonn. Lo studio compiuto può essere considerato la prima dimostrazione dell’esistenza di ragioni scientifiche legate alla crisi a cui sarebbero soggetti molti individui, arrivando intorno ai 42 anni.
I ricercatori si sono basati sull’analisi di decine di migliaia di questionari sul benessere e hanno confermato ciò che viene detto da molti anni. La nostra felicità ha un andamento particolare, perché si può essere molto felici nell’infanzia e nella vecchiaia e quasi contenti nella prima età adulta. Negli anni “di mezzo” si sarebbe destinati ad una certa sofferenza.
Sulla questione influiscono diversi fattori, come la salute dei genitori, il rapporto con i figli, la stabilità, le relazioni di coppia. Ci sono anche degli altri elementi che rendono complessa l’analisi, come la salute e il reddito. Ma l’invecchiamento in sé non può essere considerato una ragione di tristezza.
Gli esperti suggeriscono che a 30 anni si può essere convinti di poter fare cose grandiose, ma verso i 40 ci si rende conto che ormai questi progetti non andranno più in porto. Le aspettative crollano e anche la felicità. Soltanto in una fase successiva subentra la rassegnazione, che coinciderebbe con il principio di realtà, con la vita adulta, quella vera.
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