[didascalia fornitore=”Ansa”]Ansa – Cristiana Capotondi alla 74esima edizione del Venezia Film Festival[/didascalia]
L’attrice Cristiana Capotondi torna a parlare di abusi nel mondo del cinema e del lavoro in genere, ribadendo il suo concetto sulle denunce rivolte da alcune attrici nei confronti del regista Fausto Brizzi. Prossimamente protagonista di una nuova pellicola cinematografica, Nome di Donna, di Marco Tullio Giordana, l’artista romana è stata anche una delle principali sostenitrici del movimento Dissenso Comune.
‘Se una persona ha subito degli abusi, deve dirlo, anche all’interno del suo ambiente professionale’: è questa l’esortazione di Cristiana Capotondi rivolta a tutte le donne che, più o meno famose, hanno subito abusi e violenze sul posto di lavoro. L’attrice, che sostiene fermamente tutte coloro che hanno detto no e si sono ribellate agli atteggiamenti illeciti di alcuni uomini, ha lanciato un appello attraverso le pagine del settimanale F: condividere con le altre ciò che è successo ed evitare le battaglie di genere.
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Nonostante le innumerevoli denunce di abusi e molestie nel mondo del cinema nate dal caso Weinstein in America, Cristiana Capotondi è anche consapevole di come, in alcuni casi, possano essere proprio le donne ad accettare le avances per un tornaconto personale.
In merito, l’attrice si è espressa con estrema diplomazia: ‘Non giudico moralmente chi, per scelta personale, decide di utilizzare il corpo per ottenere facilitazioni professionali’ – ha chiarito, denunciando però l’esistenza di ‘una sorta di concorrenza sleale’.
‘Faccio l’attrice, ma chi è medico, chi entra in sala operatoria? Io vorrei che una donna arrivasse lì perché è brava a sistemarti la mano, perché è la migliore scelta, non la più carina’ – ha dichiarato.
Infine, la Capotondi ha avuto modo di chiarire la sua posizione riguardo alle denunce di alcune colleghe contro il regista Fausto Brizzi.
Tra le prime attrici ad essere intervenuta sul caso prendendo le parti di quest’ultimo, ha spiegato: ‘Io non ho difeso Brizzi, ho solo parlato della mia personale esperienza con lui’.
‘Non posso sapere cosa sia capitato a quelle ragazze che hanno parlato in tv, ma so per certo che bisogna stare attenti ai processi mediatici’ – ha ammonito la Capotondi, convinta che determinate situazioni vadano risolte nelle sedi opportune perché, ad oggi, ‘l’opinione pubblica ha un peso pazzesco in queste vicende e se si cede a certe dinamiche si rischia di perdere di vista il processo culturale che va innescato’.
Il modo migliore per superare queste dinamiche che si instaurano tra uomini e donne sul posto di lavoro (e non solo), dunque, potrebbe essere solo uno: ‘[…] È un percorso che dobbiamo compiere insieme agli uomini perché ci sono tanti di loro che rispettano le donne e non si sentono rappresentati dal mostro molestatore’.
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