L’entrata dell’euro in Croazia avrebbe già i suoi primi contraccolpi nell’effetto rincari che preoccupa il Paese. Una situazione già vista in Italia, dove mancarono efficaci strumenti per calmierare i prezzi e la corsa ai listini gonfiati si rivelò un’inda di piena capace di mettere in crisi le tasche di milioni di italiani.
L’introduzione dell’euro in Croazia avrebbe già prodotto una prima ondata di rincari tale da indurre il governo a predisporre un intervento mirato ad arginare gli aumenti “ingiustificati” dei prezzi.
Anche la Croazia inizia a toccare con mano un effetto perverso dell’introduzione dell’euro, già sperimentato da milioni di italiani anni fa: l’aumento dei prezzi senza controllo.
Una situazione che il Paese avrebbe registrato amaramente già nella prima settimana di introduzione della moneta unica, accolta con i migliori auspici e al centro di un profondo dibattito interno.
Dal 1° gennaio 2023, 10 anni dopo l’ingresso nell’Unione europera, la Croazia è ufficialmente nell’area dell’euro, ma la valuta rischia di aprire un profondo squarcio tra politica e cittadini.
Si tratta del ventesimo Paese europeo ad aderire alla moneta unica dopo Estonia (2011), Lettonia (2014) e Lituania (2015).
Poche ore fa, per tentare di rimediare all’aumento incontrollato dei prezzi a seguito dell’introduzione dell’euro in Croazia, il premier Andrej Plenkovic avrebbe messo in piedi un gabinetto di crisi.
Il gruppo di esperti, comprendente i ministri competenti, i vertici della dogana e della finanza, sarebbe stato attivato mercoledì 4 gennaio, appena 3 giorni dopo l’entrata ufficiale nella valuta dell’Unione europea.
Stando a quanto riportato nelle ultime ore, il governo croato avrebbe stabilito un “ultimatum” per le aziende che si sarebbero rese protagoniste di una vera e propria ondata di rincari senza giustificazione.
Il termine per riportare i prezzi ai livelli precedenti al 1° gennaio 2023 sarebbe fissato per il prossimo venerdì.
Alcune aziende, avrebbe dichiarato il premier durante una conferenza, avrebbero “usato l’adozione dell’euro come pretesto” per aumentare i prezzi dei prodotti sugli scaffali.
L’analisi condotta dal governo avrebbe permesso di accertare che l’incremento non avrebbe alcun fondamento in termini di costi produttivi e per questo sarebbe del tutto privo di motivazione plausibile.
All’orizzonte, riferisce il sito web euractiv.it, l’ipotesi di sanzioni a carico delle aziende che non risponderanno positivamente al ripristino dei prezzi pre-euro.
I nostri funzionari sono sul campo, abbiamo un arsenale di strumenti e non esiteremo a usarli
Con queste parole, Plenkovic profila lo spettro di pesanti provvedimenti in caso di condotta ingiustificata in materia di prezzi.
A fare da cornice a una situazione che appare incandescente è la protesta dei croati davanti alla pessima sorpresa nei negozi.
Approfittando dell’adozione della moneta unica, infatti, secondo quanto emerso alcune aziende avrebbero agito in modo scorretto arrotondando al rialzo, sconfessando così le rassicurazioni del governo circa un controllo serrato e intransigente che avrebbe impedito, a monte, una simile evoluzione nello scenario interno.
La realtà, come sperimentato dall’Italia anni fa, è che le speculazioni di alcuni rivenditori e fornitori sommate alle carenze nel sistema di monitoraggio sui prezzi al consumatore producono inevitabilmente derive in cui si annidano condotte fuori controllo.
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