Due ragazzi sono stati arrestati a Napoli nell’ambito delle inchieste per atti di bullismo. I giovani hanno un’età fra i 15 e i 18 anni.
Due di loro erano già stati coinvolti in precedenza per il suicidio di un ragazzino di 13 anni, per questo motivo già ci sono indagini in corso sulla loro posizione.
Hanno fra i 15 e i 18 anni i ragazzi arrestati nelle scorse ore a Napoli per aver bullizzato un 14enne. I 5 individui dovranno rispondere delle accuse di atti persecutori e anche rapina, fra l’altro due di loro non sono volti noti alle forze dell’ordine poiché risultano già indagati per il suicidio di un minorenne.
La vittima di questa ennesima storia di bullismo è un ragazzo di Gragnano, un quartiere in provincia della città partenopea che negli ultimi 3 anni ha subito diversi atti di bullismo di fronte ai quali ha anche manifestato la volontà di uccidersi.
I fatti risalgono a settembre scorso e il maggiorenne del gruppo di arrestati aveva meno di 18 anni all’epoca. Finalmente ora sono stati incastrati e sottoposti a fermo dai Carabinieri di Castellammare di Stabia, fra l’altro il suicidio dell’altro ragazzino era avvenuto proprio nella stessa Gragnano.
Un modus operandi ben collaudato che porta le vittime a sentirsi oppresse e molto sole. Purtroppo, come ben sappiamo, i caratteri più fragili non riescono a sopportare le continue vessazioni e umiliazioni da parte del branco, così cedono e compiono l’insano gesto, che continuiamo a chiamare suicidio ma è proprio così? Possiamo considerarlo un omicidio psicologico?
I ragazzi della vicenda di oggi verranno posti in una comunità, poiché i gravi indizi a loro carico confermano gli atti persecutori ricevuti dal 14enne nel corso degli ultimi 3 anni.
Le vessazioni sfociavano anche in violente aggressioni fisiche, come l’ultima avvenuta nel settembre scorso che ha provocato alla giovane vittima lesioni che sono guarite dopo 10 giorni.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il ragazzo è stato costretto a cambiare scuola nell’anno scolastico in corso e in quello precedente, quindi durante la terza media, aveva manifestato intenti suicidi.
Inoltre, fin dalle elementari subiva atti di bullismo da parte di un altro ragazzo che non è fra quelli coinvolti e non può essere perseguitato perché all’epoca era più piccolo di 14 anni e quindi non imputabile.
Abbiamo parlato di modus operandi, in effetti in ogni episodio di bullismo possiamo notare dei denominatori comuni, come la formazione di un gruppo di ragazzi. Il bullo non agisce mai da solo ma sempre in branco, prendendo di mira una persona debole o che comunque viene considerata inferiore per tante ragioni, come colore della pelle, difetti fisici, aspetto o altro.
Difficile capire cosa scatta nella mente dei persecutori, quel che è certo è che il fenomeno è diventato particolarmente grave, basti pensare che secondo l’Istat, in Italia si tolgono la vita per questo motivo circa 4000 giovani ogni anno.
L’insieme di diversi fattori come lo scarso benessere psicologico, il malessere creato da una situazione disagiante e non ultimo, la pandemia che ha alimentato il cyberbullismo, ha portato le richieste di aiuta ad aumentare ma sono ancora molti quelli che restano in silenzio.
L’incidenza di suicidio è particolarmente elevata fra i giovani e giovanissimi ma ci sono alcuni segnali importanti da non sottovalutare. Si dovrebbe ad esempio fare attenzione se il soggetto cambia spesso di umore, parla in modo strano con frasi preoccupanti, si applica o meno nella scuola e nelle attività sportive e anche se assume alcol.
Se si ha il minimo sospetto che qualcosa non vada, è importante dialogare con la presunta vittima di bullismo, prestando ascolto e consigliando senza dare giudizi. Può essere efficace nei casi più gravi l’aiuto di uno psicologo: anche solo il fatto di essere compresa e ascoltata dà molto sollievo alla persona.
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