Nessuno lo vuole. E ci mancherebbe pure. E’ il cucchiaio di legno, simbolico titolo secondario del rugby che viene attribuito a chi arriva ultimo nel Sei Nazioni. Spesso viene confuso con un altro poco onorevole ‘omaggio’ che viene fatto a chi perde tutte le partite. La tradizione del cucchiaio di legno deriva dall’Università di Cambridge: gli studenti con i voti più bassi della scuola nella prova finale di Matematica (‘Cambridge Mathematical Tripos’, corso più antico dell’ateneo), ma che passavano comunque l’esame, venivano ‘premiati’ dai colleghi con un vero e proprio cucchiaio di legno, in segno di derisione.
Il cucchiaio di legno nel Sei Nazioni – torneo a cui partecipano Italia, Francia, Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda – ha dunque una storia lunga, che affonda le sue radici nella goliardia universitaria. Oggi non viene considerato un segno di derisione, nel rugby, ma semmai uno stimolo a fare meglio l’anno successivo.
Wooden Spoon e Whitewash
‘Wooden Spoon’ è il nome originale, ossia inglese, del cucchiaio di legno. Dicevamo di una tradizione lunga, che accompagna il Sei Nazioni (che non si chiamava così all’inizio) praticamente dall’avvio della sua storia, ovvero dal 1883. Chi arriva ultimo nel mini torneo, se lo porta a casa. Anche se difficilmente lo esporrà nella sala dei trofei. Se invece perdi tutte le partite al Sei Nazioni, allora ti meriti veramente il ‘Whitewash’, letteralmente ‘imbiancata’. Insomma, sei andato in bianco, non hai fatto neanche un punto.
Quindi, riassumendo: chi arriva all’ultimo posto nel Sei Nazioni vince sempre il cucchiaio di legno, ma non necessariamente il Whitewash.
Tutti i cucchiai di legno
L’Italia è entrata a far parte del ‘Sei Nazioni’ recentemente, nel 2000, e grazie a questo motivo finora di cucchiai di legno ne ha conquistati ‘appena’ 11, con i primi tre uno dietro l’altro, dal 2000 al 2002. La nazionale che più ne ha è l’Irlanda, con 36 dal 1883. Al secondo posto c’è la Scozia, con 33, quindi Galles e Inghilterra con 22, infine la Francia con 18. Nessuno è immune, insomma. L’Inghilterra, dal 1987 non è più meritevole del cucchiaio ed è la nazione più brava in questo senso.
Dal 1883 al 1909 e dal 1932 al 1939 il ‘Sei Nazioni’ è stato in realtà un ‘Quattro Nazioni’, con Irlanda, Inghilterra, Galles e Scozia a darsi battaglia. Qui, è sempre l’Irlanda prima per cucchiai di legno (sei), ma a seguire c’è l’Inghilterra 5. Curiosità: nel 1883 fu consegnato ex-aequo a Irlanda e Galles. Prima che arrivasse l’Italia, abbiamo avuto il ‘Cinque Nazioni’ (dal 1910 al 1931 e dal 1947 al 1999), con la Scozia che ne ha avuti 22, più dell’Irlanda (21). Da quando ci siamo lanciati nella contesa, siamo i peggiori, con 11 ‘Wooden Spoon’ contro i quattro della Scozia e quello di Francia e Galles.
Oggi non è più possibile che il cucchiaio di legno vada a due squadre contemporaneamente; in caso di parità all’ultimo posto, si valuta la differenza punti.
Dove si trova oggi il cucchiaio di legno
Leggenda vuole che oggi il cucchiaio di legno sia conservato, come una preziosa reliquia, in un maniero scozzese nelle isole Orkney. Una leggenda? Forse sì visto che, un po’ come Babbo Natale, ogni tanto questo cucchiaio ricompare per ricompensare la squadra che si è fatta precedere da tutte le altre.
Restando in tema di leggende e miti, raccontano che fino al 1904 l’utensile esistesse veramente. William Bolton, velocissimo tre quarti ala inglese, lo introdusse nel mondo del rugby per ‘gratificare’ i nemici irlandesi, che venivano puntualmente sconfitti. Bolton aveva comprato l’utensile durante un viaggio in Svizzera, nei Grigioni. Somigliava a quelli che i contadini elvetici utilizzavano per girare il caglio, da cui poi ricavare il formaggio. Dal 1904, però, si persero le tracce di questo simbolo.
Altre leggende o storie
A Cambridge, dunque, gli studenti meno bravi ricevevano il cucchiaio di legno in una vera e propria cerimonia formale, che le autorità universitarie tolleravano. Era lungo anche un metro e mezzo di lunghezza, spesso decorato. Prima di venire esportato nel rugby, si racconta che toccò un altro sport, il canottaggio. Le sfide tra gli equipaggi delle università britanniche erano talmente avvincenti che, sul traguardo, non si poteva non prendere in giro l’ultimo. Come? Con questo oggetto.
Lo spot di Castrogiovanni
Gli italiani sono bravi a ironizzare su loro stessi e sulle loro mancanze. Così, qualche anno fa, per pubblicizzare l’imminente inizio del ‘Sei Nazioni’, Martin Castrogiovanni compariva in uno spot vestito da cuoco e con la maglia della Nazionale italiana di rugby. Con lui c’erano altri compagni di squadra. La pubblicità terminava con l’azzurro che spezzava letteralmente il poco lusinghiero utensile.
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