[didascalia fornitore=”ansa”]Flash mob dei ragazzi delle scuole piemontesi in piazza San Carlo per dire ”no” al bullismo in occasione della prima giornata nazionale contro questo fenomeno, Torino, 7 febbraio 2017[/didascalia]
Il cyberbullismo può uccidere anche a dieci anni. Una ragazzina si è infatti impiccata a casa dopo che un video su di lei era stato diffuso su un social dai compagni di classe. È successo negli Stati Uniti ma può succedere ovunque.
Ashawnty Davis aveva dieci anni e viveva in Colorado. Tutto sarebbe scaturito da una lite avvenuta in un parco, sfociata in una rissa con una coetanea. Rissa in cui, probabilmente, avrebbe avuto lei la peggio.
Qualche ragazzino non si è limitato a restare a guardare: ha preso in mano lo smartphone, ha registrato la rissa e ha postato il video sulla app Musical.ly. Da lì il cyberbullismo: prese in giro e insulti ad Ashawnty. Quindi il senso di umiliazione, l’impotenza, la voglia di farla finita. Anche a dieci anni.
La ragazzina è stata trovata impiccata in un armadio di casa ed è morta dopo due settimane in ospedale. Per i genitori la colpa è della scuola, non in grado di gestire una situazione del genere e a prevenire bullismo e cyberbullismo. Ma anche di una cultura, quella dominata dai social, dove l’immagine diventa un’ossessione già a dieci anni e rischia di andare in frantumi per un video postato in rete.
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