[didascalia fornitore=”altro”]Cyntoia Brown all’epoca del processo/Youtube[/didascalia]
Condannata all’ergastolo a soli 16 anni per aver ucciso il suo stupratore. La storia di Cyntoia Brown dagli Stati Uniti sta facendo il giro del web: la vicenda della giovane, oggi 29enne, è tornata alla ribalta anche sulla scia del caso Weinstein e le denunce di molestie da parte di molte donne. Tante le star che si sono mobilitate in suo favore per chiedere la revisione del processo, da Kim Kardashian a Rhianna, da LeBron James a Snoop Dogg e Cara Delevingne. Sui social, l’hastag #FreeCyntoiaBrown è diventato virale e una petizione per chiedere la sua liberazione ha già raggiunto le 100mila firme. Il suo caso è diventato l’emblema della violenza sulle donne e del traffico di schiave sessuali che riguarda anche gli Stati Uniti e che rimane un fenomeno mondiale dai numeri preoccupanti. Questa è la storia di Cyntoia Brown.
Star e celebrity americane si sono mobilitate in sua difesa: Kim Kardashian ha scritto di aver chiamato i suoi avvocati per capire come aiutarla. “Il sistema ha fallito. Non si può vedere una ragazza vittima della tratta sessuale finire in carcere a vita per aver avuto il coraggio di reagire”, si legge in un tweet. Come è stato possibile che una ragazza di 16 anni venisse condannata all’ergastolo per aver ucciso il suo stupratore?
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La sua vicenda era già stata raccontata in un docu-film della PBS nel 2011 dal titolo “Me Facing Life: Cyntoia’s Story” (qui trovate tutte le informazioni sul film). All’epoca la storia non aveva fatto breccia a livello nazionale, rimanendo confinata nello stato del Tennessee. La scorsa settimana, la tv locale Fox 17 ha rilanciato il film e la vicenda, innestando una serie di reazioni a catena.
Le star si sono mobilitate, i grandi media nazionali ne hanno parlato e i social hanno fatto propria la battaglia di Cyntoia, chiusa da 13 anni nel carcere di Nashville. A cambiare è stata la società americana in particolare dopo le denunce contro Harvey Weinstein che hanno scoperchiato il vaso di Pandora sulle violenze e le molestie contro le donne.
Nel ricostruire la storia di Cyntoia durante il processo nel 2004, il suo avvocato Charles Bone aveva ricordato che la sua assistita aveva avuto un’infanzia difficile. La madre ha ammesso di aver bevuto mezzo litro di whisky al giorno mentre era incinta e la piccola aveva avuto segni di sindrome alcolica fetale, stato che rallenta lo sviluppo del cervello. Portata via dalla madre, era stata adottata da una famiglia di Clarksville, Tennessee, ma durante la scuola elementare era scappata di casa ed era andata a Nashville.
A 16 anni viveva in un motel con un magnaccia, noto come “Kut Throat” che la violentava e la costringeva a prostituirsi. “Mi spiegava che alcune persone sono nate puttane, e che io ero una di loro, che nessuno mi voleva tranne lui, e che la cosa migliore che potevo fare era imparare a essere una brava prostituta”, disse al processo, secondo quanto ricostruito dall’Associated Press.
Il 6 agosto 2004 la sua vita cambia. Secondo quanto dichiarò all’epoca alla polizia, Johnny Allen, 43 anni, la portò via con il suo furgone a casa sua e la violentò. Nella ricostruzione del processo, a quel punto Allen si chinò sotto il letto: pensando che stesse cercando una pistola, Cyntoia afferrò l’arma che aveva in borsa e sparò, uccidendolo. Prima di fuggire, rubò dei soldi. “Ho dovuto prenderli: non potevo tornare senza avere del denaro”, spiegò in Aula.
Processata da adulta nel 2006, è stata condannata all’ergastolo per omicidio di primo grado e rapina aggravata. Attualmente è detenuta nella Tennessee Prison for Women a Nashville: non avrà diritto alla libertà condizionale fino al compimento dei 67 anni.
Oggi Cyntoia Brown è una detenuta modello. Come ha raccontato il suo avvocato al New York Times, dopo aver conseguito il diploma di maturità, si è iscritta al college dal carcere e spera di laurearsi in arte il prossimo anno. Dal 2015 il rappresentante dello Stato Jeremy Faison, repubblicano, ha preso a cuore il suo caso e sta cercando di trovare una soluzione insieme agli avvocati.
Jeff Burks, procuratore nel caso di Cyntoia Brown e ora assistente procuratore distrettuale a Madison, ha però confermato la linea dell’accusa. “C’è chi vuole farla apparire come una vittima e una celebrità”, ha detto Burks a Fox 17. “Non era vittima del traffico sessuale, né una schiava: tutto questo non è giusto nei confronti della vittima e della sua famiglia”. Oggi è in corso una battaglia legale: i suoi legali stanno cercando di far riaprire il processo, al momento con scarso successo.
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