Il premier giapponese ha reso noto che il prossimo giovedì inizierà lo sversamento delle acque provenienti dalla centrale nucleare di Fukushima all’interno dell’Oceano Pacifico. Le acque sono state trattate e rese sicure sia per l’ambiente che per l’essere umano.
Lo sversamento è necessario visto che la centrale nucleare di Fukushima è in fase di smantellamento a causa dei danni riportati durante lo tsunami avvenuto nel 2011 che provocò la morte di oltre 20mila cittadini.
Fumio Kishida, primo ministro del Giappone, ha reso noto che il prossimo giovedì, 24 agosto 2023, avrà inizio lo scarico all’interno dell’Oceano Pacifico delle acque che sono state trattate e che provengono dalla centrale nucleare presente a Fukushima Daiichi.
La centrale nucleare si trova a nord-est del Paese e questo scarico avrà inizio solo se le condizioni meteo lo permetteranno. La notizia è arrivata in seguito ad un’ispezione da parte del premier nella centrale che in fase di smantellamento.
Kishida oltre a visitare la centrale ha anche incontrato le associazioni locali dei pescatori. L’autorizzazione a questo scarico era stata già data nell’aprile del 2021 quando alla guida del Paese c’era Yoshihide Suga.
Il progetto però è stato convalidato solo a luglio 2023 da parte dell’Agenzia per l’energia atomica conosciuta anche con l’acronimo AIEA, approvazione avuta in seguito alla garanzia che questo sversamento di acque nell’Oceano Pacifico sarà sicuro sia per l’ambiente che per l’essere umano.
L’AIEA ha reso noto che continuerà a mantenere la sua presenza nella centrale e si occuperà di pubblicare i dati relativi che verranno condivisi a livello mondiale, ciò comprenderà anche i dati che riguardano il monitoraggio in tempo reale.
Anche Fumio Kishida ha dichiarato che la nazione continuerà a tenere aggiornati non solo i suoi cittadini sul piano ma anche la comunità internazionale perché intende seguire una linea di totale trasparenza, ciò permetterà di ridurre eventuali danni alla reputazione dell’aerea.
Secondo quanto previsto dal piano elaborato dal Giappone saranno sversate nell’Oceano Pacifico circa 1,3 milioni di tonnellate di acqua che provengono dall’impianto.
Lo scarico avverrà gradualmente e questa acqua proviene sia da acqua piovana raccolta che da acque sotterranee che dalle iniezioni che erano necessarie per raffreddare i noccioli dei reattori che sono andati in fusione in seguito allo tsunami nel marzo 2011.
Lo tsunami devastò tutta la costa nord-orientale della nazione e provocò la morte di più di 20mila persone, quest’incidente portò ad eventi drammatici che ancora sono in corso nonostante siano passati più di dieci anni.
Questo perché all’interno dei reattori rimane comunque il materiale fissile disciolto che è ad altissima concentrazione di radioattività, ciò li rende inavvicinabili per l’uomo e per una gran parte dei robot.
Ciò comporta che i reattori debbano essere comunque raffreddati e per farlo è necessario utilizzare grandi quantità di acqua che inevitabilmente entrano in contatto con materiale radioattivo e perciò si contaminano.
A queste grandi quantità di acqua si aggiunge poi l’acqua piovana che viene raccolta e che arriva alla centrale. Inoltre si aggiunge l’acqua che naturalmente passa sotto la centrale che è anch’essa da sottoporre al trattamento.
Queste tre tipologie di acque sono state trattate preventivamente per essere liberate dalle sostanze radioattive ad eccezione del trizio che non c’è modo di rimuoverlo con le tecnologie attualmente esistenti.
Per gli esperti il trizio risulta dannoso solo per l’essere umano solo ad alte concentrazioni. Secondo quanto stimato già il mese scorso i mille serbatoi presenti nella centrale nucleare erano colmi al 98%.
Secondo quanto previsto da Tepco, il gestore della centrale nucleare di Fukushima, lo scarico sarà prolungato fino all’inizio del 2050 con una portata massima di 500mila litri al giorno e una diluzione tale da poter ridurre il livello di radioattività dell’acqua al di sotto degli standard nazionali.
L’industria della pesca del Giappone nonostante le garanzie ottenute teme delle conseguenze sull’immagine dei suoi prodotti.
A criticare maggiormente la nazione giapponese è la Cina che solo il mese scorso ha vietato l’importazione di molti prodotti alimentari che provengono da dipartimenti giapponesi, tra cui anche quelli che arrivano dai dipartimenti di Fukushima.
Sempre la Cina ha eseguito un test sulle radiazioni presenti sugli alimenti che provengono dal Giappone e ciò ha reso molto difficili i rapporti tra le due nazioni.
Il premier Kishida nella sua dichiarazione ha reso noto che il Giappone esigerà la fine delle restrizioni commerciali e ha promesso che ci saranno diverse misure a sostegno dell’industria della pesca.
Ha poi voluto incoraggiare la produzioni e il consumo di prodotti ittici interni e ha invitato i settori interessati ad aprire nuovi mercati per l’esportazione dei loro prodotti.
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