Due notizie hanno riempito le pagine dei giornali in questi giorni di vacanza. O meglio una notizia, drammatica, e una polemica…inutile! Da un lato le quasi 300 vittime del terremoto che ha scosso e distrutto il centro Italia; dall’altro il burkini che ha scosso niente di più che gli animi di chi non aveva null’altro a che pensare. In entrambe le “notizie” ha avuto un ruolo, seppur marginale, Napoli, benché (è bene ricordarlo!) nessuno dei due avvenimenti riguardasse direttamente quella città. Molto diverso è, però, stato il trattamento riservato dagli altri media nel raccontare il ruolo che il capoluogo campano ha avuto in queste due vicende.
Più del fatto che fra gli edifici che hanno riportato maggiori danni in seguito al sisma ci sia proprio una scuola pubblica recentemente ristrutturata, ha infatti indignato giornalisti e lettori la (presunta) notizia che un signore napoletano sia partito dai Camaldoli alla volta di Amatrice per trafugare qualche prezioso dalle case abbandonate e che addirittura avesse annunciato la sua “impresa” su Facebook.
Dopo aver dovuto digerire la notizia di qualche anno fa (e che per questo molti italiani avranno già dimenticato) che imprenditori e dirigenti della Protezione Civile ridevano e festeggiavano al telefono dopo il terremoto dell’Aquila, pensando a quegli appalti per la ricostruzione che oggi Bruno Vespa – dopo aver fatto all’epoca la diretta di Porta a porta per la consegna delle prime case ricostruite personalmente da Berlusconi – definisce quasi un volano per l’economia, l’annuncio che qualcuno potesse cercare di trarre un profitto anche da una situazione così drammatica non mi ha – ahimè – sconvolto più di tanto. Il che, ovviamente, non vuol dire giustificare l’operato di quell’individuo.
Poi però ho visto che la notizia è montata (così come si dice in gergo giornalistico) fino a divenire quasi più importante delle vittime del sisma. Monta talmente tanto che la Questura di Rieti è costretta a intervenire: «Con riferimento alle notizie apparse sugli organi di stampa in merito a presunti episodi di sciacallaggio, che sarebbero avvenuti presso i centri interessati dall’evento sismico, la Questura di Rieti precisa che quanto in essi segnalato è privo di ogni fondamento».
Insomma nessuno sciacallo, neanche dei soliti napoletani, sembra esserci stato, secondo la Polizia di Stato competente in quei luogo. Ma forse il comunicato è stato diramato prima dell’arresto, dicono alcuni. E allora perché cita «notizie apparse sugli organi di stampa in merito a presunti episodi di sciacallaggio», visto che non ci sono altre notizie simili? Forse, rispondo altri, perché l’arresto è stato compiuto dai Carabinieri! E allora perché il comunicato, ripreso dall’AGI, continua dicendo: «sentite anche le altre forze di polizia, non risulta alcun episodio di illegittima introduzione di persone nelle abitazioni evacuate, tantomeno di furti perpetrati».
Intanto, però, nel dubbio che la notizia sia vera o falsa per i giornali è valsa la pena darla in pasto a quelli che Enrico Mentana ha recentemente definito “webeti” e che ovviamente non hanno perso l’occasione per commentare che i napoletani non si smentiscono mai, neanche davanti a una tragedia.
Ci sono stati, secondo quando spiegato dalla Questura di Chieti, delle persone fermate per presunto sciacallaggio ancora da verificare: «Tra gli episodi segnalati c’era quello di un uomo identificato ad Amatrice perché sorpreso con un trolley e sospettato di aver sottratto oggetti da alcune abitazioni. L’uomo ha rischiato il linciaggio da parte della folla, ma l’arrivo dei poliziotti ha evitato l’aggressione. Sempre ad Amatrice tre persone sono state fermate perché sorprese a rovistare nelle case abbandonate. Segnalazioni sono arrivate anche nell’ascolano nel comune di Arquata, in particolare nella frazione di Pescara del Tronto spazzata via dal terremoto. Secondo i soccorritori, si sono verificati casi già nel corso della prima notte del sisma».
Di questi altri presunti sciacalli, però, non si conosce né nome né provenienza. Quello napoletano, invece, è già stato condannato, benché l’uomo fermato quale presunto sciacallo sostenga di trovarsi lì per altri motivi, ben più nobili. Motivi riconducibili al concetto di solidarietà. Quella solidarietà che i napoletani hanno dimostrato con l’altro argomento dell’estate, ma di cui nessuno parla benché ci siano foto e testimoni.
Mentre mezza Europa si indignava perché alcune donne di fede islamica osavano presentarsi in spiaggia senza bikini, sostenendo che in una specie di muta da sub fosse più facile nascondere dell’esplosivo piuttosto che in un camion che doveva transitare fra la folla durante una festa di paese, una scrittrice ha deciso di analizzare le reazioni dei napoletani di fronte a una donna in burkini.
Raffaella R. Ferré ne ha ordinato uno su internet, lo ha indossato e così si è presentata in diverse spiagge napoletane. E poi ha raccontato la sua esperienza sulle pagine de Il Mattino. Se sta bene a lei sta bene anche a noi, sembrano dire le donne napoletane dimostrando di avere un elevato e avanzato senso di integrazione.
Sostenere che le donne con il burkini, così come le pallavoliste che hanno gareggiato alle Olimpiadi di Rio con il velo e il pantaloncino lungo, vadano accettate e rispettate se sono loro a volerlo (e non gli è imposto) è infatti la migliore forma di integrazione e solidarietà con un’altra cultura, visto che – come hanno detto a Raffaella R. Ferré – «ha diritto pure lei di stare sulle spiaggia». E non solo sulla spiaggia del suo paese, ma su tutte le spiagge del mondo!
«E devo dire – conclude la Ferrè – che sì, vi ho detto una bugia, cari napoletani. Ma voi mi avete risposto con la verità, la più bella e confortante possibile: mi avete detto che ero a casa qualsiasi fosse il mio credo, qualunque cosa avessi addosso».
Peccato, però, che nessuno abbia poi provato a scipparle la borsetta! Forse, in quel caso, questa storia avrebbe infatti trovato un po’ di quello spazio sui giornali che invece non ha trovato, forse sarebbe stata letta e condivisa da chi invece era troppo impegnato a indignarsi per la notizia – non confermata – dello sciacallo napoletano.