La nostra economia dà segnali di indebolimento, portando così la crescita ad essere più fragile. Ad affermarlo è l’analisi mensile del centro studi di Confindustria. Cerchiamo di capire meglio nel dettaglio.
A perdere maggiormente terreno è il settore dell’industria dove i consumi risultano esser calati. Di conseguenza, la crescita diventa fragile.
Arriva puntuale, l’analisi mensile del centro studi di Confindustria sull’andamento della nostra economia nazionale e i risultati non sono incoraggianti. “Sono in aumento i segnali di indebolimento dell’economia italiana, soprattutto nell’industria” – scrive lo studio e, di conseguenza, anche la crescita risulta essere più fragile dei periodi precedenti.
Confindustria spiega che i segnali di indebolimento si accumulano di periodo in periodo, in particolare nel settore dell’industria e delle costruzioni. Anche se il nostro Pil ha registrato un +0,6% nel primo trimestre, “frutti una crescita già acquisita di +0,9% nel 2023” – spiegano.
A pesare maggiormente su questa situazione che è stata rilevata è il calo dell’inflazione e il credito che diventa sempre più caro: “Nei consumi delle famiglie ci sono meno beni, in particolare alimentari, e più servizi” – prosegue lo studio. Gli economisti spiegano e approfondiscono che “con un tasso pagato per i prestiti dalle imprese italiane che è salito ancora in aprile, i servizi meno dinamici e la fiducia delle imprese del settore in calo”, la situazione si presenta, ora, in questa maniera.
Il settore delle costruzioni regge anche se, ad aprile, ha subito una forte flessione, pari al -3.8%. a preoccupare è, soprattutto, il settore industriale che sembra perdere più terreno di tutti: “In aprile si è accentuato il calo della produzione, pari al -1,9%”. Ad accusare il colpo è maggiormente il settore della manifattura, con un -2,1%.
Anche gli investimenti sono deboli, come analizza Confindustria: “Nello scenario globale, segnali di rallentamento nell’Eurozona, negli Stati Uniti con un brusco stop per l’industria, ed una fiducia dei consumatori americani risalita dopo la correzione al ribasso di maggio” – spiegano.
Dall’altro lato, a tirare di più sono le nuove economie dei paesi che stanno crescendo: “Bene la manifattura indiana, trainata dalla domanda domestica e internazionale, e anche quella russa, che segna il record da fine 2000 per la crescita dell’occupazione. L’industria brasiliana, invece, resta in calo, seppur in lieve miglioramento a maggio”.
Per le famiglie italiane, invece, calano i consumi di beni alimentari, mentre aumentano i pasti fuori casa o il ricorso alla consegna dei cibi a domicilio. Secondo le analisi di Confindustria, i consumi delle famiglie italiane sono cresciuti del 4.6%: “In calo a fine anno (-1,7%), hanno ricominciato a espandersi nel primo trimestre 2023 (+0,5%), sebbene siano ancora sotto il livello pre-Covid (-1,2%). Questo dato aggregato positivo, però, nasconde una forte eterogeneità di traiettorie” – spiegano nell’analisi.
“[…] La spesa delle famiglie italiane per gli alimentari è in forte riduzione, con un -3,7% nel 2022, un -8,7% nel quarto trimestre 2022 dal primo 2021, in controtendenza rispetto a molte altre voci di spesa. Ciò ha fatto da zavorra alla risalita dei consumi totali, visto anche il peso della spesa alimentare pari al 14%” – conclude Confindustria.
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