Truffe alimentari, sofisticazioni, falso bio, spazzatura spacciata per prodotto DOP e infiltrazioni mafiose a tutti i livelli della filiera. Il cibo è un business, la salute dei consumatori un dettaglio. E’ agghiacciante scoprire come e quanto il cibo, fattore fondamentale per la vita celebrato a ragione da Expo 2015, non venga risparmiato dall’ingordigia dei disonesti.
Simona Buscaglia e Fabrizio Capecelatro vi propongono a tal proposito una piccola indagine per mettere in evidenza l’entità del fenomeno.
LEGGI – Intervista a Stefano Vaccari dell’ICQRF
LEGGI – Intervista a Gian Carlo Caselli, presidente dell’Osservatorio agromafie
LEGGI – Intervista a Valentina Fiore di Libera Terra
Sono diversi i casi in cui il cibo può essere un raggiro, una truffa, un attentato alla salute. Il problema tocca da vicino ognuno di noi. Immaginiamo la giornata tipo di una mamma italiana: sveglia alle 7:30, turno per il bagno con marito e figli e poi la colazione: in tavola ci sono latte, caffè, cereali, fette biscottate e marmellata. Il latte italiano è sicuro, grazie ai controlli costanti a cui viene sottoposto. Ma nel 2008 sono finiti in ospedale 13mila bambini cinesi a causa del latte adulterato con melanina. Che succederebbe se la maglia dei controlli si allargasse e imprenditori senza scrupoli riuscissero a barattare un facile guadagno con la salute pubblica?
Andiamo avanti: la nostra mamma prepara il pranzo ai bambini. Panini con frittata, una mela e un succo di frutta. Questa volta la signora ha preso un abbaglio: credeva di comprare pane di Altamura e invece, imbrogliata dal negoziante, ha preso un comune pane di semola. Nulla di grave per la salute dei suoi bimbi, ma ha pagato di più un prodotto che costava meno. Con le uova invece è stata ancora meno fortunata: la confezione le indicava come prodotto “bio” da allevamento a terra, invece provengono da galline allevate in batteria e bombardate da ormoni e antibiotici.
Continuiamo: a pranzo la signora va nel ristorante davanti al suo ufficio e prende un’insalata di polpo (che invece contiene moscardini). La sua collega ordina un carpaccio di tonno rosso, ben più costoso del più umile tonno pinna gialla che le viene effettivamente servito.
Arriviamo all’ora della cena: la famiglia si riunisce davanti alla TV. La signora è un’ottima cuoca, ma l’olio con cui ha fritto le cotolette le è stato spacciato per prodotto italiano, invece è stato tagliato con olio importato illecitamente da un altro paese che si affaccia sul Mediterraneo.
Le frodi alimentari
Per vederci chiaro Simona Buscaglia, giornalista specializzata in tematiche ecologiche, ha spulciato l’ultimo rapporto diffuso dall’ICQRF (Ispettorato Centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari) e ne ha intervistato il presidente Stefano Vaccari.
I numeri sono impressionanti: 36.000 ispezioni, 10.000 verifiche di laboratorio, oltre 26.000 operatori e 54.500 prodotti controllati.
E i reati? 359 quelli accertati, più di 4mila contestazioni amministrative e quasi 600 sequestri. Il tutto per un ammontare di oltre 40 milioni di euro.
Uno dei settori maggiormente presi di mira è quello vitivinicolo, dove le irregolarità toccano il 20%.
Vaccari rassicura: “Il sistema di controllo italiano è uno dei più completi d’Europa”, ma gli speculatori sono sempre in agguato. L’attività dell’ICQRF avviene in tandem con quella della Guardia di Finanza, così ai controlli agroalimentari si sommano quelli economici. Il tutto per tenere lontano dalle nostre tavole prodotti adulterati, cibi di scarsa qualità spacciati per prodotti tipici e per cercare di arginare i danni alla nostra economia di cui l’agroalimentare di qualità è il fiore all’occhiello.
LEGGI – Stefano Vaccari sulle frodi alimentari [INTERVISTA]
La mafia nel piatto
Mafia. Solo la parola dà i brividi. Di cosa si parla quando si pronuncia la parola “agromafie”? Quali sono gli interessi dei mafiosi nel comparto agricolo? Fabrizio Capecelatro ha incontrato qualcuno che la mafia l’ha guardata negli occhi, l’ex magistrato Gian Carlo Caselli, oggi Presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla Criminalità nell’Agricoltura e sul Sistema Agroalimentare. Caselli ha spiegato in dettagli quali siano le tecniche fraudolente messe in atto dai mafiosi, quanto sia pervicace la loro penetrazione nel tessuto produttivo e come le truffe nel settore siano un danno per la salute umana, per la salubrità dell’ambiente e per l’economia in generale.
LEGGI – Gian Carlo Caselli: “Perché l’agroalimentare attira le mafie” [INTERVISTA]
Liberare la terra dai mafiosi
L’unico modo di colpire efficacemente la mafia è ferirla economicamente, aggredendone i patrimoni. Anche quelli immobili come terreni e casolari agricoli. Si tratta anche di una rivalsa dal grande valore simbolico: i mafiosi basano da sempre il proprio prestigio sul controllo del territorio. Sottrargli la terra, “la roba”, è un affronto e una riaffermazione di autorità da parte dello Stato.
Fabrizio Capecelatro ha intervistato Valentina Fiore, amministratore delegato del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, una realtà nata nel 2001 che oggi racchiude le 10 cooperative che gestiscono i terreni agricoli confiscati ai mafiosi di 4 regioni difficili: Puglia, Calabria, Sicilia e Campania.
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