Dallo spreco al riuso: con Futur-e di Enel l’economia lineare cede il passo allo sviluppo circolare

A volte economia ed ecologia non solo fanno rima, ma vanno anche a braccetto. Da secoli i sistemi economici si basano sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse, sulla produzione e sul consumo: è la cosiddetta economia lineare. Negli ultimi tempi però qualcosa sta cambiando, lentamente ma in modo crescente. Il risultato è un nuovo modo di fare business, di concepire e utilizzare i prodotti e i servizi prediligendo la trasformazione, il riuso, il riciclo, la riparazione, in altre parole il recupero di ogni risorsa disponibile: questa nuova tendenza, smart e più sostenibile, è l’economia circolare.

Capofila di questa innovazione in Italia è Enel che con il progetto Futur-e mira allo sviluppo e alla riconversione dei suoi impianti in un’ottica di sostenibilità, riciclo e riuso dei siti non più produttivi.

Ma facciamo un passo indietro: il nuovo traguardo per il rilancio di un’economia sana è quello di cambiare il sistema di produzione, di innovare in maniera sostenibile abbandonando il ciclo lineare sinonimo di spreco e sfruttamento selvaggio, appunto, per tornare a un’economia circolare e più sostenibile. Ma qual è la differenza tra economia lineare ed economia circolare?
In sostanza l’economia lineare, il modello ancora imperante che contraddistingue la nostra società, si basa su uno sfruttamento immediato dei beni, il cui ciclo di vita viene ridotto diventando ‘lineare’ appunto: compro un prodotto, uso il prodotto, getto il prodotto che diventa un rifiuto, ovvero un problema da risolvere. Questo è lo schema. L’economia circolare, invece, si basa su un concetto molto più attuale e necessario: uso, condivido, ri-uso, riciclo, recupero, converto. In altre parole tutte le attività produttive che seguono un modello di sviluppo circolare sono organizzate in modo tale che i rifiuti diventino risorse.

Per capire meglio l’economia circolare nella pratica, facciamo un ulteriore piccolo passo indietro. Prima dell’avvento delle industrie e del parossismo consumistico a cui siamo abituati, dove si comprano, si sfruttano e si gettano ritmicamente anche beni ancora utilizzabili, eravamo in grado di riciclare con più naturalezza e facilità. Le cosiddette economie agricole riutilizzavano o riciclavano tutto ciò che poteva essere recuperato, con un enorme vantaggio per la società a livello economico ed ambientale (se prendiamo ad esempio la ridotta quantità di rifiuti generata).

Il modello di business basato sull’economia circolare rappresenta dunque il futuro: ogni prodotto arrivato alla ‘fine’ in realtà ha davanti a sé un nuovo inizio. I rifiuti stessi sono concepiti come risorse, possono essere recuperati, riciclati, trasformati e riusati. L’attenzione è posta anche ad evitare sprechi, prevedendo un minor consumo di beni preziosi e limitati come l’acqua e l’energia richiesti nelle fasi della produzione.

Il meccanismo chiave dell’economia circolare è proprio il ri-uso intelligente delle risorse, la condivisione delle stesse per abbattere i costi (mobilità sostenibile e sharing economy) e il corretto riciclo dei rifiuti. Per rilanciare l’economia e anticipare il futuro c’è sì bisogno di innovazione, ma il progresso di una società deve andare di pari passo con una migliorata qualità della vita, con l’inclusione, con un diffuso benessere equo e sostenibile per tutti. La crisi si combatte anche così.

L’ha capito Enel che con il progetto Futur-e ha già avviato una serie di trasformazioni dei suoi impianti, sia attraverso la riconversione di alcune delle sue centrali non più attive, ma anche tramite la vendita dei siti in dismissione. Sono infatti 23 le centrali interessate da questo nuovo ciclo ispirato all’economia circolare sostenuto da Enel. Tra queste, la centrale di Assemini in Sardegna e Porto Marghera in Veneto, che sono state già state riqualificate.

Per selezionare proposte di riqualificazione delle sue centrali termoelettriche, Futur-e di Enel ha aperto dei bandi che riguardano il sito di Bastardo-Gualdo Cattaneo (Perugia) e Trino (Vercelli), mentre per il sito di Livorno, l’ex Centrale elettrica “Marzocco” di 130.000 mq, si attende un acquirente. In vendita sono anche gli impianti di Carpi (Emilia Romagna) e Camerata Picena in provincia di Ancona: due siti che rinnovati e restituiti alla comunità rappresentano un’ottima occasione di sviluppo per queste zone. Appare chiaro che il progetto energetico di Enel per l’Italia si inserisce proprio in un’ottica di investimento nel cambiamento orientato a un’economia circolare più sostenibile, efficiente e innovativa.

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