Dare il cellulare ai bambini è come dare un grammo di cocaina. L’avvertimento arriva dagli esperti inglesi, in particolare da Mandy Saligari, direttrice della Harley Street Clinic di Londra, specializzata tra le altre cose nella riabilitazione da situazioni di dipendenza. L’allarme, riportato dall’Independent, è stato lanciato durante un convegno con educatori e mondo della scuola a Londra: secondo l’esperta il tempo speso a messaggiarsi con gli amici su Snapchat o Instagramm è pericoloso e darebbe assuefazione al pari di droghe e alcol, tanto da dover essere trattato come gli abusi di droga e alcol. “Quando date ai vostri figli il tablet o uno smartphone è come se gli stesse dando una bottiglia di vino o un grammo di cocaina“, ha spiegato la dottoressa.
Secondo Saligari, i meccanismi e gli impulsi cerebrali che regolano la dipendenza da cellulari e tablet sono gli stessi che entrano in gioco con l’alcol e le droghe.
La dottoressa ha spiegato di avere pazienti di 13 anni ricoverati in clinica per la dipendenza da tecnologia e che un terzo di ragazzi britannici di età compresa tra i 12 e i 15 anni ammettono di non avere un rapporto equilibrato con l’uso di smartphone e tablet.
“Quando le persone pensano al problema della dipendenza, tendono a fissarsi sulla sostanza da cui si è dipendenti, ma è il modello di comportamento la cosa che più conta e questo si può manifestare in diversi modi“, ha aggiunto Saligari, portando come esempio le nuove dipendenze dell’era dei social, a partire dal sexting.
In particolare è proprio la preoccupazione sul numero crescente di giovani coinvolti in episodi di sexting o che accedono a contenuti pornografici tramite i loro dispotivi ad aver fatto scattare l’allarme. Solo nella sua clinica, ha aggiunto Salgari, due terzi dei pazienti ricoverati per il trattamento di una dipendenza hanno tra il 16 e i 20 anni, in quello che ha definito “un aumento drammatico“, ma che molti sono anche più piccoli.
Secondo una recente indagine riportata dall’Independent ed effettuata tra oltre 1.500 insegnati, circa due terzi ha dichiarato di essere a conoscenza di alunni che condividono materiale a sfondo sessuale: cosa ancora più grave, uno su sei sarebbe in età da scuola primaria. Sempre secondo il tabloid, oltre 2.000 bambini sono stati segnalati alla polizia per crimini legati a immagini pornografiche negli ultimi tre anni.
“Molti dei miei pazienti sono ragazze di 13 e 14 anni che sono state coinvolte nel sexting e che anzi lo descrivono come una cosa normale“, ha specificato la dottoressa. In base alla sua esperienza, molte ragazze credono che sia normale inviare una propria foto nuda a qualcuno e che diventi sbagliato solo quando lo scopre un genitore o un adulto.
La soluzione passa, secondo la dottoressa, dall’autostima che deve essere alimentata nei più giovani, ma anche dall’uso di regole rigide per la creazione di momenti e luoghi off limits alla tecnologia, come per esempio la scuola, o la suddivisione del tempo libero in diverse attività che non comportino l’uso di smartphone o altro.
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