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Dario Fo censurato, da Canzonissima alla ‘disputa di Assisi’

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Artista poliedrico e fuori dal coro, durante la sua lunga carriera Dario Fo fu più volte censurato: la sua arte, il suo modo di approcciare al teatro, la satira delle dinamiche sociali e le accuse contro il sistema politico vigente, lo hanno portato più volte a scontrarsi con divieti e denunce. La censura lo ‘prese di mira’ fin dagli esordi e non solo per quanto riguarda la sua carriera artistica (risale al settembre 2016 il divieto, emesso dal governo turco, di portare in scena opere di autori occidentali, tra i quali, oltre a Shakespeare e a Bertolt Brecht, anche lo stesso Dario Fo), ma anche nella vita privata, visto che gli fu impedito per anni di recarsi negli Stati Uniti accusato di sospetto comunismo.

Una carriera lunga più di sessant’anni, quella di Dario Fo, scomparso il 13 ottobre 2016 a Milano, dopo l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Un percorso artistico intrecciato ad un impegno sociale e civile altrettanto longevo, condiviso con la moglie Franca Rame e più volte segnato dall’intervento della censura.

Dario Fo censurato: dalla radio a Canzonissima

Nel ’52 Dario Fo si fece conoscere al grande pubblico con la trasmissione radiofonica Poer nano, una serie di monologhi paradossali ‘dove la chiave comica consisteva, spiegò molti anni dopo, nel ribaltamento di situazioni consolidate come ad esempio la retorica con cui scuola e chiesa ti conculcavano comodi stereotipi fasulli’. La trasmissione, per il fare scanzonato con cui affrontava certe tematiche – troppo delicate per quell’epoca – venne interrotta dopo sole 18 puntate.

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Stessa cosa in televisione quando nel ’62, insieme alla moglie Franca Rame, Dario Fo fu chiamato a condurre la celeberrima Canzonissima: la coppia presentava ufficialmente la trasmissione, curandone i testi e gli sketch di cui erano protagonisti. Uno di questi, una scenetta incentrata su un costruttore edile poco attento alle norme di sicurezza, causò l’allontanamento dei due, motivato da ‘divergenze artistiche’ dovute ai tagli che dovevano continuamente apportare ai dialoghi. Come raccontò Dario Fo tempo dopo, era un periodo di forte tensione sociale, dovuta agli scioperi e alle proteste per le morti bianche: il timore dell’allora direttore generale Ettore Bernabei ‘era che il nostro sketch potesse in qualche modo andare a sostegno delle proteste, creare disordine‘ e questo non poteva succedere, ‘creare disordine, spiegò l’attore, proprio no. Fu così che dissi a Franca: dobbiamo andarcene.Lei fu perfettamente d’accordo con me, e sbattemmo la porta’.

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Con la televisione di Stato (da cui Dario Fo rimase lontano per molti anni), per nulla disposta, all’epoca, a dar voce a chi parlava in modo irriverente di temi sociali, politici e religiosi, il ‘giullare’ ebbe sempre un rapporto controverso: censurato con Canzonissima nel ’62, fu ‘riabilitato’ nel ’77 con la messa in onda de Il teatro di Dario Fo, fino alla storica lite con Piero Chiambretti del ’96 in occasione del programma Il laureato.

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Dario Fo e la ‘disputa di Assisi’

Dario Fo è stato censurato anche quando, nel 2009, si apprestava a portare in scena ad Assisi Giotto o non Giotto, un’opera che prova a svelare un enigma che da secoli appassiona i critici d’arte: è stato Giotto ad affrescare la Basilica Superiore di Assisi? Fu il vescovo di allora a dire no alla messa in scena dell’opera, una sorta di ‘lezione-show‘ che rilegge, con l’ironia tipica di Fo, la storia del pittore medievale allontanandosi dalla critica ufficiale e ponendo l’accento sulle influenze che i Vangeli apocrifi ebbero su di lui. Pare che il divieto, motivato ufficialmente col fatto che di fronte alla Basilica era impossibile tenere degli spettacoli, fosse dovuto al monologo in cui si parla dell’estraneità di Giotto riguardo agli affreschi sulla storie di San Francesco, personaggio da sempre ammirato da Dario Fo al quale dedicò una delle sue opere più belle, Lu Santo jullare Francesco.

Dalla censura in radio allo ‘scandalo Canzonissima’, i divieti che subì Dario Fo segnarono anche la sua carriera teatrale tanto che, fin dagli anni Sessanta, molti palcoscenici milanesi impedirono la messa in scena delle sue opere. Per questo il ‘giullare’ preferì spostarsi verso le periferie, abbandonando le luci dei teatri più illustri, per rivolgersi ad un pubblico meno borghese e più in linea con le sue posizioni. Non solo. Dario Fo fu censurato anche nella vita privata, a causa delle simpatie per il comunismo che gli costarono, negli anni Ottanta, la diffidenza da parte degli Usa. ‘Eravamo sotto accusa da parte della cultura dominante’, raccontò a proposito di quando, nel 1980, gli fu negato il visto per andare in America, ma ebbe, per fortuna, il sostegno dei grandi intellettuali statunitensi.

Caterina Padula

Giornalista pubblicista, appassionata di scrittura, mi occupo da anni di approfondimenti culturali e di informazione online. Da sempre lettrice accanita e curiosa, amo la musica, l'arte e tutto ciò che è natura.

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