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Che Dario Fo non stimasse più Roberto Benigni era noto da tempo. Il Premio Nobel non ha mai perdonato all’attore fiorentino il fatto di essersi ammorbidito nella critica politica e sociale, e soprattutto la posizione a favore del SÌ al Referendum Costituzionale. Il primo attacco frontale era arrivato a febbraio in un’intervista concessa ad Andrea Scanzi nel corso della trasmissione televisiva Reputescion su La3. Fo aveva accusato il comico toscano di aver abbandonato negli ultimi anni il ruolo di personaggio dissacrante e fortemente critico nei confronti della classe politica italiana, per lasciar spazio a un atteggiamento eccessivamente conciliante, molto probabilmente per ragioni di opportunità. Un affondo bello e buono con cui forse Dario Fo intendeva pungere l’orgoglio di Benigni.
‘Per Roberto Benigni ho avuto sempre un grosso affetto e stima‘, aveva spiegato a Scanzi, ‘Ma ultimamente si è messo in una condizione di non poterlo più seguire. Lui dice e stradice concetti che poi brucia, contamina, ti mette in imbarazzo. Conoscendolo dall’origine è molto cambiato, annulla tutto quello che ha fatto per anni. Si adatta al meglio da ciò che può ricavare da un atteggiamento o una definizione politica o sociale’.
Alla base della dura presa posizione di Dario Fo si intrecciavano ovviamente simpatie e antipatie politiche che negli ultimi anni hanno tracciato un profondo solco tra i due ‘giganti’ della cultura e dello spettacolo italiano: mentre l’autore di Mistero Buffo, dopo una lunga militanza a sinistra, aveva da tempo sposato la proposta politica del Movimento 5 Stelle, Benigni, a sua volta vecchio simpatizzante del PCI e derivati, si era apertamente schierato a favore delle discusse riforme costituzionali volute da Matteo Renzi, lasciando presagire il voto favorevole al cruciale referendum del 4 dicembre.
Fo: “Benigni ha tradito se stesso”
L’ultimo affondo di Dario Fo è arrivato proprio pochi giorni prima della morte all’età di 90 anni. Il 4 ottobre Benigni, in un’intervista a “Le iene”, ha ribadito pubblicamente il suo SÌ al referendum: ‘Se vince il NO sarà peggio della Brexit. È indispensabile che vinca il SÌ. Bisogna pensare al bene degli italiani’.
Immediato il commento al vetriolo del Premio Nobel, che si è detto ‘sconvolto’: ‘È qualcosa che riguarda il dare e avere. Non c’è dubbio che questa posizione favorisce il governo e il potere. Sarà ripagato. Però mi stupisce terribilmente. Io penso stia tradendo se stesso. Non voglio nemmeno arrivare a immaginare perché lo abbia fatto’.