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Durante la sua lunga carriera Dario Fo è stato autore e protagonista di tanti spettacoli teatrali: tra i più famosi, primo su tutti, Mistero Buffo, considerato la sintesi di tutta la sua poetica, nonché caposaldo del teatro italiano moderno. Con quest’opera, portata in scena per la prima volta nel ’69, il grande drammaturgo scomparso è stato consacrato tra gli innovatori più importanti del teatro moderno, per via del linguaggio utilizzato – il grammelot, un dialetto padano in cui mescola trovate linguistiche bizzarre ed originali – e per la trama ispirata alla vita di Gesù e ad episodi storico-religiosi.
Mistero Buffo, dunque, è il capolavoro indiscusso del maestro e ‘giullare moderno’ Dario Fo, autore di famosi spettacoli teatrali sospesi tra commedia, tradizione e satira politica. Quest’ultimo aspetto è quello che forse maggiormente caratterizza la produzione teatrale di Fo che, dopo la ‘giullarata’ di Mistero Buffo, continuò, in molte opere successive, a manifestare le proprie posizioni politiche e legate alla religione, ‘sfruttando’ il teatro come mezzo di satira e di denuncia sociale. I suoi spettacoli, infatti, colpiscono per il modo con cui si beffano delle istituzioni e del mondo politico, con una verve da grande istrione che mescola tradizione popolare e colte citazioni letterarie.
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Non solo Mistero Buffo, anche Morte accidentale di un anarchico, andato in scena nel 1970, segue la scia dell’impegno politico tradotto in rappresentazioni teatrali. Lo spettacolo, tra i più celebri del compianto drammaturgo, è ispirato alla morte ‘accidentale‘ dell’anarchico Giuseppe Pinelli, scomparso in circostanze poco chiare nel ’69 al Commissariato di Polizia di Milano.
Di tutt’altro genere, invece, e di chiara ispirazione popolare, le commedie che hanno segnato la prima fase della produzione artistica di Dario Fo, da Gli arcangeli non giocano a flipper, opera in tre atti del ’59 che, partendo dalle vicende di un gruppo di vitelloni dell’epoca, descrive, al limite del paradosso, la burocrazia italiana, a Settimo: ruba un po’ meno, composta nel ’64 e con protagonista una becchina del cimitero monumentale di Milano.
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Tornando a tempi più recenti, invece, con Marino libero! Marino è innocente! (spettacolo del 1998 il cui testo è stato pubblicato poco dopo da Einaudi) Dario Fo riprende il teatro di denuncia e propone, attraverso una sorta di monologo sotto forma di arringa, una lettura personale del processo ad Adriano Sofri – e ad altri esponenti di Lotta Continua – per l’omicidio del commissario Calabresi.
Al ’91, invece, risale un altro tra gli spettacoli più famosi di Dario Fo: Johan Padan a la descoverta de le Americhe, commedia in cui utilizza il grammelot padano-veneto per raccontare le vicende di un povero bergamasco (Johan Padan) che, per sfuggire all’Inquisizione, si ritrova prima in Spagna e poi nel Nuovo Mondo al seguito di Colombo.
Pur essendo un ateo convinto, Dario Fo non ha mai nascosto la sua passione per tematiche religiose e per figure storiche come Gesù o San Francesco d’Assisi. Proprio al ‘poverello’, infatti, è dedicato Lu santo jullare Francesco, spettacolo teatrale del ’99 che ne ripercorre la vita sia attraverso storie che lo vedono protagonista, sia attraverso lo sguardo di personaggi illustri dell’epoca. Lo spettacolo, che intreccia storia, leggenda e attualità, è stato riportato in scena nel 2014 riscuotendo, come al debutto, grandissimo successo.
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Tra gli spettacoli più famosi (e più belli) di Dario Fo, infine, non possiamo non citare Callas, l’ultima opera scritta con la moglie Franca Rame e diventata libro, Una Callas dimenticata, dopo la morte dell’attrice. Lo spettacolo, annullato in seguito alla scomparsa della Rame, ha poi ripreso vita sia attraverso il libro appena citato che con la messa in scena di uno spettacolo televisivo. Interpretata dallo stesso Fo e da una bravissima Paola Cortellesi, l’opera è un ‘viaggio’ nella vita della tormentata cantante, raccontata spaziando dal tragico alla commedia e con la proiezione di novanta dipinti che il maestro ha realizzato della Callas dopo aver avuto modo di conoscerla in gioventù.