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Non tutti amavano Dario Fo. L’artista e Premio Nobel, morto il 13 ottobre all’età di 90 anni, ha ricevuto diverse critiche sia dal punto di vista politico che artistico. Del resto non poteva essere altrimenti per un personaggio che, oltre che per le opere teatrali e letterarie, si è distinto per un costante impegno sociale e politico. Basti pensare all’ultima battaglia per il NO al Referendum Costituzionale e all’abbraccio con il Movimento 5 Stelle.
Partiamo dal presente. Tra i messaggi di cordoglio arrivati dopo la scomparsa spiccano quelli di Renato Brunetta e Matteo Salvini.
Al capogruppo di Forza Italia alla Camera Fo non è mai piaciuto e non ha problemi ad ammetterlo: “Quando muore una persona, ovviamente, cordoglio. Però, nessuna ipocrisia. Dario Fo non mi era mai piaciuto, l’ho considerato sempre un uomo violentemente di parte, un uomo che violentemente ha diviso il Paese. Nessuna ipocrisia, io non sono un ipocrita. Nei miei confronti si è espresso in maniera razzista, facendo riferimento alla mia altezza, per esempio. E questo lo dico con grande amarezza e con grande dolore. Penso che un premio Nobel, un grande uomo come viene descritto non doveva far polemiche con avversari politici usando questi strumenti o questi schemi mentali. Io dico pace all’anima sua, onore a Dario Fo che è morto, perché sono diverso da lui e sono diverso dalla sua cultura”.
Breve messaggio su Facebook da parte del segretario della Lega Nord, con un pizzico di risentimento: “È morto Dario Fo, bravo artista, una preghiera. Per lui io e i leghisti eravamo razzisti, egoisti, ignoranti? Vabbe’, acqua passata, non porto rancore, doppia preghiera”. Una volta Salvini, rispondendo all’attore che lo aveva definito “ignorante”, lo aveva chiamato “poveretto”.
Oriana Fallaci: “Fascista rosso”
Sua acerrima nemica fu Oriana Fallaci. La giornalista fu definita “terrorista” da lui e dalla moglie Franca Rame dopo aver messo in guardia i fiorentini dall’arrivo dei No Global in piazza. La risposta al “fascista rosso” arrivò dalle pagine del libro La forza della ragione e da alcune interviste: “Fui esposta al pubblico oltraggio. Istigato, questo, da un vecchio giullare della repubblica di Salò. Cioè da un fascista rosso che prima d’essere fascista rosso era stato fascista nero quindi alleato dei nazisti che nel 1934, a Berlino, bruciavano libri degli avversari“. E ancora: “Come essere umano non mi ha mai interessato. Come giullare, non m’è mai piaciuto. Come autore l’ho sempre bocciato, e la sua biografia non mi ha mai incuriosito. Così sono rimasta sorpresa, io che parlo sempre di fascisti rossi e di fascisti neri. Io che non mi sorprendo mai di nulla e non batto ciglio se vengo a sapere che prima d’essere un fascista rosso uno è stato un fascista nero, prima d’essere un fascista nero uno è stato un fascista rosso. E mentre lo fissavo sorpresa ho rivisto mio padre che nel 1944 venne torturato proprio da quelli della Repubblica di Salò. M’è calata una nebbia sugli occhi e mi sono chiesta come avrebbe reagito mio padre a vedere sua figlia oltraggiata e calunniata in pubblico da uno che era appartenuto alla Repubblica di Salò”.
“Fo razzista antropologico”, “Fo spregevole”
Dario Fo, per la vicinanza alle lotte della sinistra comunista prima e dei 5 Stelle dopo, si è attirato le antipatie di politici e media dell’area di destra. Tanto che Il Giornale, che una volta lo aveva definito “ciarlatano”, ha titolato la home page del sito così: “È morto il giullare Dario Fo”.
Il quale subì una marea di critiche dopo aver deriso Brunetta per la statura: “Brunetta che giura da ministro? La prima cosa che faccio è cercare un seggiolino per poterlo mettere a livello, all’altezza della situazione. Oppure meglio una scaletta, così se la regola da sé”. “Sono dichiarazioni dal contenuto spregevole”, protestò Angelino Alfano; “se penso che c’era chi lo voleva presidente della Repubblica mi vengono i brividi”, rincarò Maurizio Lupi; “malgrado faccia finta di parlare sul serio è inevitabile che una risata seppellirà Dario Fo e anche il suo razzismo antropologico”, aggiunse Fabrizio Cicchitto.
Le critiche per il Premio Nobel a Dario Fo
Non a tutti andò giù la vittoria del Premio Nobel per la letteratura nel 1997, “perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati”. Il Nobel provocò scalpore e polemiche in Italia e nel mondo, sia per il fatto che Fo era un attore (e l’Italia offriva tantissimi scrittori di alto livello) sia per ragioni ideologiche. Accolse la notizia “con grande amarezza” il poeta Mario Luzi, candidato ufficiale dell’Italia, che parlò di “schiaffo alla cultura italiana”: “Che fosse un grande teatrante, lo sapevo. Che fosse anche uno scrittore, vengo a saperlo ora”. Meno teneri furono Rita Levi Montalcini (“Chi è costui? Non lo conosco”) e Gianfranco Fini (“è una vergogna, ma cosa ha dato mai Dario Fo alla letteratura italiana o mondiale?”). Aspre critiche anche dalla Chiesa (da sempre nel mirino dell’ateo e laico artista). Così l’Osservatore Romano: “Il premio a un attore che è anche autore dei suoi discussi testi (a prescindere da ogni considerazione morale) ha superato ogni immaginazione”.