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Dario Fo, il Nobel lascia il suo archivio all’Accademia di Svezia: a deciderlo direttamente il poliedrico artista, che lo ha annunciato in un’intervista pubblicata sul quotidiano Dagens Nyheter, una sorta di Corriere della Sera svedese per tiratura e prestigio. Dello straordinario patrimonio culturale dello scrittore/attore, insomma, all’Italia non rimarrà niente, a meno di ripensamenti dell’ultimo minuto: ma pare che la scelta di Fo sia dettata da un progetto irrealizzabile nel Belpaese e come un modo per ringraziare l’Accademia che quasi vent’anni fa lo ha premiato con il massimo riconoscimento.
L’archivio di Dario Fo – quantificato dal giornale in 30 armadi pieni di lavori, con recensioni, lettere di lodi, critiche e minacce – è sterminato, per l’Italia sarebbe un bene prezioso, ma lo scrittore (non è chiaro se consapevole delle lungaggini italiane o semplicemente come beau geste nei confronti della Svezia) ha già deciso cosa farne: lo donerà tutto all’Accademia che si occupa di assegnare i Nobel.
Immagini, filmati, video, costumi, scenografie, maschere e tanto altro: il premio Nobel Dario Fo donerà questo immenso patrimonio all’Accademia di Svezia, con il sogno che questa realizzi una sorta di Disneyland a lui dedicata, in un vecchio fienile di 400 metri quadrati da adibire ad una sorta di Teatro Dario Fo, con scenografie, bozzetti, schizzi, disegni e dipinti, oltre alle carte personali, raccolte meticolosamente dalla moglie Franca Rame prima della sua morte nel 2013.
La decisione (e il conseguente sogno) è stata annunciata dallo stesso Fo al quotidiano svedese Dagens Nyheter, ed in Italia è stata ripresa da il Giornale dopo la segnalazione del giornalista Angelo Tajani, che ricorda come la Svezia ami il premio Nobel italiano e non da oggi, visto che sin dagli anni ’50 una sessantina di lavori del commediografo italiano sono stati tradotti e rappresentati nei principali teatri di Svezia. Anche se questo, come conclude maliziosamente il Giornale che ricorda anche una critica intervista del cantante nei confronti dell’Italia, non impedì, nel 1997 ai media locali, di stupirsi per l’assegnazione del celebre premio ad ‘un drammaturgo controverso e giullare’.