Poco prima di morire Franca Rame, moglie di Dario Fo, scrisse una lunga lettera d’amore al marito, una lettera commovente nella quale parlava di se’, del loro rapporto e di come stava vivendo quel periodo forzato lontano dai palcoscenici, un allontanamento dovuto alla malattia che l’aveva colpita (e per la quale morì nel maggio del 2013). Vogliamo ricordare insieme a voi alcuni dei passaggi più intensi di questo scritto.
Intitolata ”Lettera d’amore a Dario”, apparse il 30 gennaio 2013 sul Blog personale di Franca Rame, uno spazio online sul sito de Il fatto Quotidiano. La lettera, molto lunga, ripercorre in qualche modo tutta la vita dell’artista, buona parte trascorsa proprio con Dario Fo. I due erano legatissimi, non solo umanamente, ma anche artisticamente.
Quando morì, il 29 maggio 2013, Dario Fo ricordò la moglie definendola ‘la mia dama con l’ermellino‘: “Non se n’è andata. E’ qui. Non posso dire che se n’è andata“. L’attore raccontò di quando Franca lo raggiunse a Stoccolma nel 1997 per il Premio Nobel: “Era arrivata all’ultimo momento perché stava recitando a Genova con Giorgio Albertazzi il mio ultimo lavoro ‘Il diavolo con le zinne’… Per me e per tutti Franca era l’altra metà del premio. Il Nobel lo devo a lei, senza di lei non ci sarei mai arrivato. A Stoccolma mostrai a tutti il ritratto speciale che le avevo fatto qualche settimana prima: l’avevo messo nel book di presentazione come testo del discorso ufficiale. Era Franca ritoccata a pennarello sulla fotocopia della Dama dell’ermellino attribuita a Leonardo. Franca è stata davvero la mia Dama dell’ermellino“.
Franca, dal canto suo, qualche mese prima di morire scrisse al suo amato, o forse a se stessa, una lunga lettera apparsa il 30 gennaio di quell’anno (2013) sul Fatto Quotidiano, dove parlava del suo desiderio di morire, ma dell’incapacità di attuare questa volontà per non causare dolore al suo Dario. A deprimerla tanto era l’impossibilità di tornare a lavorare a teatro, luogo in cui era vissuta per l’intera sua esistenza. “Sono nata in teatro, a 8 giorni ero già in scena…ho sempre recitato. Da 8 giorni a 81 anni“.
(Dario e Franca in uno spettacolo anni ’50)
Nel post ricorda momenti della sua infanzia, le raccomandazioni della mamma, piccoli scorci di vita con il figlio Jacopo e le nipoti, i giochi, una grande festa di compleanno ”Ora siamo nel 2013. Da allora sono passati molti anni. Sono arrivata agli 84 il 18 luglio. Faremo una bella festa tutti insieme”. E racconta: “Una volta, quando eravamo più giovani Dario ed io ci si faceva festa ai compleanni. Festa? Una festicciola…nulla di speciale. La torta, le candeline…dell’anno prima, qualche amica, amici…Ricordo invece un fantastico compleanno, il mio settantesimo a Sala di Cesenatico. Non mi aspettavo nulla di speciale. Invece…
Quella mattina mi svegliai un po’ tardi, Jacopo venne a prendermi in camera dicendomi che Dario aveva bisogno di me… Neanche la mattina del mio compleanno posso restare disoccupata…scendo le scale, esco in veranda, e lì mi trovo una folla con i musicisti che suonavano, clown e maschere e tanta gente, amici venuti da ogni parte, ci saranno state cento persone, tutti a cantare tanti auguri a te… Mi sono messa ad abbracciare tutti uno per uno… Erano veramente tanti, che a un certo punto mi sono dovuta sedere… Anche per l’emozione. Poi siamo andati a mangiare fuori, sul porto canale di Cesenatico, e anche lì c’erano parecchi amici che erano venuti a festeggiarmi. Ogni tanto mi stupisco di quanta gente mi voglia bene. È proprio una grande fortuna…”
(Ultimo saluto a Franca Rame a Milano)
Poi arriva una parte drammatica della missiva, in cui fa capolino “una stella sul letto“, una stella ”a cinque punte, delle brigate rosse!”, alla quale Franca confessa di soffrire moltissimo a stare lontano dalle scene, a non recitare, tanto da meditare l’idea stessa del suicidio: ”Sono tanto triste perché sono disoccupata. Ho perso il mio lavoro” e poi ”Sono felice di aiutare Dario che è il MIO TUTTO, curare i testi, prepararli per la stampa, ma mi manca qualcosa… quel qualcosa che non mi fa amare più la vita. È per questo che voglio morire“. Ma uccidersi non è poi così semplice: ”A parte che mi ferma anche il dolore che darei a Dario a Jacopo alla mia famiglia”, “Penso a Dario la sera sperduto davanti alla tv…che se ne va a letto senza chiudere nè tapparelle, nè porta. Lo sento che si gira e rigira tra le lenzuola pensandomi…preoccupandosi e…quindi sto qui, accanto a lui. Lo amo tantissimo…ma sono proprio triste…infelice“.
“Che tristezza essere disoccupata. Caro Dario – conclude – tutto quanto ho scritto è per dirti che se non torno in teatro muoio di malinconia. Un bacio grande…“. Alla sua morte, Dario Fo salutò la sua Franca con un solo ‘CIAO’ detto guardando il cielo. Ora, con la morte del Premio Nobel, queste due stelle sono tornate insieme, a splendere vicine.
(Dario Fo ai funerali di Franca Rame)
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