Incendiate cinque auto a Roma, con il logo della Tim. Nelle vicinanze, erano presenti delle scritte che recitavano “No 41 bis”.
Sono state incendiate cinque auto con il logo della Tim nel piazzale della sede di Telecom, ubicata a Roma, in via Val di Lanzo. Le fiamme hanno danneggiato altre due macchine che erano nelle vicinanze e distrutto, in totale, tre vetture. Il rogo ha avuto luogo poco distante da alcune scritte che recitavano “No 41 Bis“. Avviate le indagini per individuare i responsabili degli atti. Aperto, al momento, un fascicolo contro ignoti per gli atti commessi.
A Roma sono state alle fiamme cinque auto con logo Tim, all’interno del piazzale della sede di Telecom che si trova in via Val di Lanzo. Il rogo delle vetture è stato appiccato nelle vicinanze di alcune mura, dove erano presenti delle scritte nelle quali si esprimeva dissenso al regime di carcere duro.
“No 41 bis“: questa la frase che si legge e che, in pochi secondi, ci ricollega al caso Cospito, l’anarchico per il quale, nelle ultime ore, è stato predisposto il trasferimento al carcere di Opera a Milano, per volere dei medici dell’ASL di Sassari. L’uomo, come noto, è in carcere sottoposto, per l’appunto, al 41 bis.
In totale, sono andate distrutte tre auto e danneggiate altre due vetture, con due molotov che sono state lanciate contro le due auto della polizia locale di Milano.
Sull’accaduto, stanno indagano il pool antiterrorismo e la Digos per capire se tale episodio può essere collegato agli anarchici, anche se, al momento, non sono state registrate rivendicazioni.
A carico di ignoti, dunque, è stato aperto un fascicolo per incendio e danneggiamento. In zona, inoltre, sono stati ritrovati altri ordigni.
Per quanto riguarda gli attentati incendiari, che si sono svolti a Milano, è stato aperto un fascicolo per incendio e danneggiamento. In definitiva, non sono state trovate le medesime scritte sui muri del posto e non sono state individuate, al momento, connessioni con le agitazioni della compagine anarchica che si stanno svolgendo negli ultimi giorni.
È stata aperta una ulteriore inchiesta a Milano per gli insulti e le urla riservati ai magistrati, lavorando sempre sulla pista anarchica. A questi sono stati riservate frasi come “siete degli assassini“, “fascisti”, “avete le mani sporche di sangue” e, ancora, “vergognativi“.
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