Per festeggiare i 71 anni di David Lynch, ripercorriamo i migliori film della sua carriera, assicurandoci di non aver perso neanche uno dei suoi magnetici lavori. I film di Lynch hanno la capacità di entrare sottopelle ai propri spettatori, infrangendo la barriera che li separa dalla trama, scavalcando la linea di confine che li distingue dai personaggi sullo schermo. È il grande dono creativo di David Lynch, che riversa in ogni prodotto il suo subconscio, il nostro, l’essenza stessa della mente umana e i suoi più reconditi anfratti. Che si serva di storie ispirate alla vita reale o che attinga a piene mani dalla propria fantasia, Lynch ci regala sempre il brivido di guardare dentro noi stessi, con la meraviglia destabilizzante dell’opera d’arte totale.
David Lynch, prima di realizzare i suoi migliori film come regista di culto, nasce il 20 gennaio 1946 nel Montana, Stati Uniti. Abituato a spostarsi di continuo per il lavoro del padre, si interessa fin da adolescente alle arti visive e intraprende anche un viaggio in Europa per studiare l’arte espressionista di Oskar Kokoschka. La pittura sembra però andare subito stretta all’estro creativo di Lynch, che inizia a sperimentare con la pellicola alla fine degli anni ’60. I primi cortometraggi del regista sono ibridi tra film e installazioni artistiche, ma contengono già alcune delle costanti che ritroveremo nei suoi più famosi lavori: ambientazioni oscure, proiezioni dall’inconscio, accenni di esoterismo.
La gestazione di Eraserhead è lunga e travagliata. Iniziato nel 1971, quando David Lynch si trasferisce a Los Angeles, il film rimane più volte a corto di fondi, costringendo il regista a scegliere tra la sua realizzazione e un minimo di stabilità economica. Lynch sceglie l’arte sopra tutto il resto, perde la casa e finisce il film con Jack Nance nel 1977. La sinossi essenziale, così come è essenziale la trama della pellicola, si basa sulla routine allucinante del protagonista, intrappolato esternamente da un soffocante ambiente industriale e mentalmente dalla gravidanza della fidanzata, che mette al mondo un mostro deforme. Scuro, ansiogeno e disturbante, Eraserhead è il perfetto viaggio in una mente instabile, costante narrativa e artistica che accompagnerà Lynch nella maggior parte dei suoi lavori, cinematografici e non.
Non tutti i migliori film di David Lynch sono parti visionari della sua mente, come dimostrano i titoli narrativamente più lineari della sua carriera. Tra questi rientra The Elephant Man, ispirato alla vita di Joseph Merrick, vissuto in era vittoriana e affetto da vistose deformità fisiche. Il film fu candidato a 8 Premi Oscar e permise a Hollywood di accorgersi del notevole ed evidente talento del giovane regista.
Velluto Blu è forse il titolo più affascinante e sensuale della filmografia di David Lynch. L’atmosfera da boudoir, la magnifica Isabella Rossellini insieme a Kyle MacLachlan e Dennis Hopper, le allucinazioni lucide dei protagonisti e la perfetta sinergia con le musiche di Angelo Badalamenti lo proiettano in cima alla lista dei migliori film del regista, che si guadagnò nel 1986 la sua seconda nomination all’Oscar per la Miglior Regia.
Reduce dall’enorme successo di Twin Peaks e dal suo abbandono dopo il pilot della seconda stagione, David Lynch decide di mettere in un film gli ultimi sette giorni di vita di Laura Palmer. Nonostante l’accoglienza gelida del tempo, Fuoco cammina con me è imprescindibile per tutti gli amanti della serie, da rivedere magari come allenamento per l’uscita della terza stagione di Twin Peaks, firmata da Lynch e Mark Frost 25 anni dopo la fine dello show.
TWIN PEAKS TORNA IN TV CON LA REGIA DI DAVID LYNCH
David Lynch scrive Strade perdute insieme all’autore Barry Gifford, coinvolgendo Bill Pullman e Patricia Arquette in uno dei film letteralmente più scuri della carriera del regista. Il tono del noir viene modernizzato dall’articolata struttura narrativa della pellicola, che ancora una volta segue le acrobazie mentali dei suoi personaggi più delle loro effettive azioni.
Mulholland Drive è forse quello che, tra i migliori film di David Lynch, più si merita l’immenso successo che ha riscosso. Contiene al suo interno tutti gli spunti tematici e stilistici tipici del regista, ma va oltre, adottando nei confronti dell’ambientazione hollywoodiana una sorta di camaleontismo sorprendente. Il labirinto mentale della protagonista, interpretata da Naomi Watts, si dipana nel brillante sole della California e nelle scintillanti notti dei party tra celebrità, mettendo un attimo da parte la naturale cupezza delle ambientazioni lynchiane a favore di un più immersivo, quanto falso, senso di appartenenza. Il film venne, peraltro, proposto alla ABC come serie tv, ma, dopo che il network ebbe fatto marcia indietro, Lynch lo trasformò in lungometraggio grazie al sostegno economico del francese Canal Plus.
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