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Cronaca

Davide Macciocco e l’ultimo viaggio in Svizzera per il suicidio assistito: “Dopo 20 anni, non ce la faccio più”

Ha scelto di porre fine alla sua vita il 40enne di Termoli, Davide Macciocco, che oggi riceverà la somministrazione di farmaci letali in Svizzera.

Davide Maciocco – Nanopress.it

La decisione è maturata dopo 20 anni di sofferenze. A spiegarlo è lui stesso in un lungo post su Facebook, in cui ha raccontato l’incidente che lo ha reso tetraplegico, l’amore per Marianna, per i suoi genitori e la scelta di poter decidere quando e come morire.

L’ultimo saluto di Davide Macciocco prima di ricorrere al suicidio assistito

Un lungo post su facebook, per raccontare la sua vita e la scelta di porre fine a un’esistenza che lo ha messo a dura prova. Mentre scriviamo, Davide Macciocco – 40enne di Termoli – è in Svizzera, per ricorrere al suicidio assistito.

A 20 anni è rimasto vittima di un terribile incidente in mare. Si è tuffato, dopo una serata con alcuni amici, in un punto in cui il livello dell’acqua era poco più di un metro. L’impatto con la sabbia gli ha rotto la quarta e la quinta vertebra della colonna cervicale. Da allora è iniziata l’odissea di Davide, tra ospedali e riabilitazione, e quella diagnosi che fa paura solo a pronunciarla: lesione midollare C4-C5.

Davide resta inchiodato su una sedia a rotelle. All’inizio si dispera, maledicendo la sua cattiva sorte, poi – quando viene ricoverato all’ospedale di Montecatone – capisce che il suo destino è lo stesso di tanti altri giovani come lui. Davide continua a vivere, come meglio può, ma quella paralisi dal collo in giù lo rende totalmente dipendente dagli altri. Coltiva l’amore per Marianna, per i suoi genitori e i due fratelli. Vive, pur consapevole che nulla potrà cambiare quel maledetto giorno (16 luglio 1983).

“La vita è un diritto, non un obbligo. Ciò che conta è vivere con dignità, con decoro e senza paura. Il mio futuro so per certo che non sarebbe vita, ma sopravvivenza fatta anche di solitudine e di dolori fisicamente intollerabili. I farmaci ovviamente ti aiutano ma con il passare degli anni i dolori comunque sono sempre più resistenti alla terapia.”

Dopo 20 anni di sofferenze, Davide ha deciso di ricorrere al suicidio assistito. Ha salutato parenti e amici, si è detto grato per tutte le persone a cui ha voluto bene e che hanno ricambiato il suo affetto. Se n’è andato via scegliendo quando e come morire, ma ha dovuto farlo in Svizzera, dove il suicidio assistito – ossia la somministrazione di medicina letale – è un diritto già garantito.

 

Filomena Indaco

Classe 1983, divoratrice di libri e di parole, giornalista pubblicista. Sono la Direttrice Responsabile di NanoPress.it

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