Il dibattito pubblico sul ddl Cirinnà riempie da mesi le pagine dei media. Il disegno di legge è in discussione dal 2013 ma solo ora sta avendo una visibilità enorme. Merito dell’iter parlamentare: ormai la norma è approdata al Senato e, nonostante i soliti cronici ritardi, si avvia a completare la sua strada, come e quando si vedrà. L’importanza del tema è tale che sembra non si parli d’altro, come se l’opinione pubblica fosse paralizzata. Ora che è sceso in campo anche il governo di Matteo Renzi, è diventato il centro assoluto della battaglia politica. Se è vero (e lo è) che i diritti civili devono avere la priorità su tutto, è anche vero che non sono l’unico argomento della discussione politica.
Il pasticcio intorno al ddl Cirinnà, dopo il no del M5S all’emendamento Marcucci e lo slittamento del voto al Senato, ha rimesso tutto in discussione. Questo perché tutta la politica lo sta usando. Lo sta facendo il PD, dove le tensioni interne non si sono mai placate. Lo sta facendo il NCD, alla ricerca di visibilità, così come Forza Italia, la Lega e partitini della galassia del centrodestra. Lo sta facendo il M5S per tentare lo sgambetto finale all’esecutivo.
Anche la Chiesa, l’eterno terzo incomodo della politica nostrana, è entrata a gamba tesa nel dibattito. L’uscita del cardinale Angelo Bagnasco sulla necessità del voto segreto è stata talmente inopportuna che è dovuto intervenire Papa Francesco, assicurando la non ingerenza.
Tutti a parlare delle unioni civili gay, dunque, addirittura tirando in ballo la questione della maternità surrogata (o utero in affitto). Nel frattempo, la crescita italiana non è sufficiente, le banche nostrane affondano sotto il peso di un’economia che fatica a prendere la rincorsa, la disoccupazione è ancora tutta lì, la corruzione dilaga (anche nelle Regioni “virtuose” come la Lombardia), la criminalità organizzata banchetta e continua a fare affari. Ci siamo dimenticati per esempio dei migranti, come se non continuassero a morire anche nei nostri mari. È da mesi che l’Europa tentenna, tra quote e muri che non risolvono uno dei drammi più grandi del nostro tempo, mentre l’Italia continua a salvare gente in mare. Insomma, i temi dell’agenda politica sono tantissimi, eppure solo uno è al centro.
Cosa ancora più grave, ogni parte politica sta usando i diritti civili delle persone omosessuali per puri fini personali. Come se non si stesse parlando della vita di migliaia di persone, senza diritti da decenni in questo Paese. D’altra parte, le elezioni amministrative si avvicinano e a tutti fa gola l’enorme elettorale cattolico.
Così, nel PD i cattodem si stanno godendo il loro momento di celebrità, riuscendo ad acuire le divisioni interne e costringendo a cercare nuovi alleati al Senato, dove i numeri sono risicati. Renzi ha tentato il bluff, lasciando tutto in mano al Parlamento, per poi entrare come un carro armato proponendo la fiducia e minacciando l’espulsione dal partito per chi non voterà il ddl.
Il NCD è tornato protagonista. Angelino Alfano ha fiutato le difficoltà del democratici e ci si è gettato a pesce. Pur superando di poco la soglia del 4%, il partito del ministro dell’Interno ha 3 ministeri e all’ultimo rimpasto di governo ha fatto il pienone con 8 nomine. Non contento, ha usato il tema delle unioni civili gay per avere visibilità anche a livello mediatico, spostando il dibattito sull’utero in affitto (o maternità surrogata) che con il ddl Cirinnà non ha nulla a che fare. Stessa cosa si può dire di Forza Italia (anche se molti esponenti sono a favore della norma).
Chi ha davvero usato i diritti civili come arma politica è il M5S. Il movimento di Beppe Grillo ha prima dato appoggio assoluto al ddl, chiarendo che lo avrebbero votato così com’era, senza se e senza ma. Poi Grillo ha voluto la libertà di coscienza, facendo infuriare la base e mettendo la pulce nell’orecchio al PD (con cui si era trovato un accordo). Infine, nel primo giorno di votazione al Senato ha detto no al super canguro con un clamoroso dietrofront che la rete non ha perdonato. In rete sono diventati virali i video dei maggiori esponenti grillini che davano la colpa al PD, ma la verità è un’altra. Il M5S ha visto i dem in difficoltà come non mai, senza l’appoggio della stampella del NCD, e ne ha approfittato, per puri calcoli politici.
La Lega ha forse avuto un atteggiamento più coerente. Nonostante le timide aperture ai gay da parte di Matteo Salvini, per il Carroccio la famiglia tradizionale non si tocca e i leghisti hanno messo in campo tutto il loro sapere, a partire da Roberto Calderoli, padre della tecnica degli “emendamenti a pioggia”. Così si è arrivati ad avere 6mila richieste di modifiche con cui andare a trattare con il PD solo per metterlo in difficoltà.
Nel frattempo, le persone omosessuali continuano a essere cittadini di serie B, discriminati per il loro orientamento sessuale contro la stessa Costituzione Italiana, di cui tutti i politici si dichiarano strenui difensori per stracciarla quando fa più comodo.