I deputati Patriarca e Calderone hanno proposto di introdurre una pena più grave per impedire la pubblicazione di atti di indagine.
In particolare, nella proposta si legge come venga chiesto, oltre alla sanzione, un periodo di reclusione da 2 a 5 anni per impedire la pubblicazione di materiale sensibile prima dell’udienza preliminare.
Ipotesi pena carceraria per i giornalisti
Una nuova proposta di Forza Italia chiede di introdurre una pena per i giornalisti che pubblicano con leggerezza atti di indagine fino all’udienza preliminare, chi lo farà infatti rischia una pena che va dai 2 anni ai 5 anni, se ciò verrà legalizzato.
La Cedu ha dichiarato illegittima questa ipotesi, anche perché la pena supererebbe addirittura quella per truffa, per corruzione, per favoreggiamento o malversazione di fondi pubblici, considerate decisamente più gravi.
I giornalisti che pubblicano atti di indagine, anche se questi non sono più coperti da segreto, verranno puniti severamente nonostante i pareri discordanti. Questa l’arma contro la diffusione sulla stampa dei contenuti di intercettazioni prevista nel disegno di legge depositata il 22 dicembre.
Al momento la pubblicazione di atti non segreti è ancora concessa ma chi li pubblica prima dell’udienza preliminare, anche sono in modo parziale, verrà punito dall’articolo 684 del codice penale con l’arresto di massimo un mese o una multa che può arrivare fino a 258 euro.
L’intervento di Forza Italia
Secondo i deputati di Forza Italia, Annarita Patriarca e Tommaso Antonio Calderone, entrambi membri della Commissione Giustizia, queste pene sono troppo lievi.
La norma in vigore oggi potrebbe essere perciò sostituita con una nuova che introduce in poche parole, un nuovo reato.
Nella fattispecie, come abbiamo precisato prima, i giornalisti che pubblicano con leggerezza atti di indagine affronteranno, qualora venga approvato il nuovo articolo 379-ter, un periodo in carcere fino a 5 anni a seconda della gravità del reato.
Questa pena è superiore a quelle previste per reati di gran lunga più gravi ma ai deputati non importa, anche se eguaglia i 5 anni dell’associazione a delinquere. Anzi, così hanno commentato:
“il nostro sistema penale vieta la pubblicazione di atti di indagine. da anni vengono sbattuti mostri in prima pagina con intercettazioni e dichiarazioni prima che ci sia il vero verdetto. questo scempio deve cessare, se verrà confermata questa legge ci sarà una svolta significativa”.
Forza Italia spera nell’approvazione della maggioranza e soprattutto di Carlo Nordio, perché più volte da quando è in carica come ministro della Giustizia, si è scagliato contro la pubblicazione delle conversazioni intercettate, definita strumento micidiale di delegittimazione.